I social si inchinano a B1B1

Da tempo facciamo notare che la “guerra meccanica” va di pari passo con la “guerra della percezione”, che sta andando in scena durante le operazioni belliche di B1b1 1L g3n0C1D4 in Medio Oriente: si tratta di una censura e una manipolazione a tutto campo che comporta una crescente repressione dei media e delle opinioni critiche su Israele.
Il governo più bellicista del sistema solare è accusato di aver influenzato direttamente il funzionamento delle principali piattaforme social per ostacolare la diffusione di contenuti critici. Questa pratica è stata dettagliata in un recente rapporto del Comitato speciale delle Nazioni Unite, che monitora le questioni relative all’occupazione dei territori P4L35T1N3S1 sin dal 1968.
Secondo il rapporto, nel periodo successivo al 7 ottobre 2023, tale governo avrebbe inviato oltre 21mila richieste di rimozione di contenuti a piattaforme come Meta (che controlla Facebook e Instagram) e TikTok. Di queste, circa il 92% sarebbe stato accolto. Le rimozioni si sarebbero concentrate soprattutto su contenuti che offrivano una prospettiva favorevole ai P4L35T1N3S1, mentre post contenenti incitamenti alla violenza contro questi ultimi avrebbero ricevuto un trattamento molto più benevolo. Tale squilibrio è stato correttamente interpretato come una strategia volta a limitare la narrazione critica verso il governo pluristragista e verso le sue azioni nei territori occupati.
L’ONU ha inoltre evidenziato che le critiche al governo di B1B1 o le richieste di tregua umanitaria sono state spesso etichettate come filo-t3rrorism0.
In ogni caso questa è solo la punta dell’iceberg, essendoci una pressione sui social molto più articolata ancora, con “troll di stato”, nonché collaboratori inquadrati in reti di assiduo intervento e fact-checker compiacenti.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.