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Vi anticipo perรฒ giร qualcosa. Considerate quanto sia attuale quel che dicevamo allora:
ยซA glorificare lโescalation vediamo i sonnambuli che vorrebbero trascinarci nel precipizio. Come fermarli? Il punto di partenza รจ il cessate il fuoco e lo stop alla fornitura dโarmi, ma โ sebbene possa sembrare controintuitivo e troppo prematuro – bisogna giร immaginare lโapprodo di un nuovo equilibrio.
Quanta distruzione ci vuole ancora per capire che la soluzione alla portata cโรจ giร , sempre quella? Cioรจ unโUcraina neutrale che non entri nella NATO e che su questo trovi un accordo vincolante e non solo verbale.
Quanto spago si vuole dare ancora ai Dottor Stranamore e non giungere subito a un โfacileโ accordo sullo status di fatto della Crimea?
Quanta carne da cannone bruciare ancora, senza capire che va definito uno status amministrativo dei territori contesi che gestisca in forme nuove il complicato melting pot russo-ucraino, che non puรฒ essere tagliato con la logica ottocentesca dello Stato-nazione?
Quanto impoverimento e deindustrializzazione far dilagare ancora, prima di disarmare simmetricamente sanzioni e rampe di lancio missilistiche?
Pensandoci, รจ giร un programma per un vasto e trasversale partito della Pace.ยป
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Per bocca dei suoi organi piรน importanti, lโUnione Europea non perde mai occasione di dimostrarsi il piรน zelante doppione della NATO, sempre piรน soggetto a una catena di comando che sta fuori dalle sue istituzioni: a Washington, a Londra e in poche remote cupole finanziarie. Questo avviene mentre una congerie di strumenti istituzionali di ispirazione militare di nuovo conio si รจ via via sovrapposta nel corso degli anni alla giร intricata superfetazione di compiti assorbiti dallโinsaziabile costrutto eurocratico. Il Parlamento Europeo รจ da molti anni una delle istituzioni piรน coinvolte nella trasformazione bellicista: non certo la piรน potente sul piano giuridico, nรฉ la piรน propulsiva. Ma comunque una delle piรน importanti per dare una patina di legittimazione che sottintenda il vecchio suffragio universale: il soft power occidentale usa come unโarma i concetti sempre piรน svuotati di democrazia e diritti, li carica di ideologie che espellono qualsiasi visione del mondo non allineata e infine li integra in un complesso militare-mediatico pervasivo. In questo contesto la cassa di risonanza dellโEuroparlamento รจ uno strumento niente affatto trascurabile, il luogo del vernissage che presenta e ratifica ogni nuova tappa di un novello senso comune istituzionale dove la democrazia รจ un simulacro, un rito esausto.
Ho pensato questo e altro, il 20 marzo 2023, mentre varcavo nuovamente la soglia del grande palazzo di Bruxelles, per partecipare come uno dei relatori della conferenza intitolata โMisure di costruzione-rafforzamento della fiducia di fronte alla forte polarizzazione in Europaโ, organizzata dallโeurodeputata lettone Tatjana ลฝdanoka, una caparbia personalitร che non si arrende al clima di guerra, assieme a un folto gruppo di conferenzieri di tutto il continente.
In occasione di una precedente conferenza organizzata dalla ลฝdanoka, nel 2016, toccai con mano quanto questa polarizzazione straripasse proprio in quel palazzo. Girai in lungo e in largo lโedificio Spinelli e lโedificio Spaak, e in tutti i corridoi ricorreva un cartello propagandistico, molto particolare, prodotto da Chatham House, il pensatoio geopolitico patrocinato dalla monarchia britannica. Ho conservato una foto che ritrae Giulietto Chiesa, Roberto Quaglia e me, in posa ironica davanti a uno dei poster che recita ยซAgenti del Mondo Russo: gruppi che agiscono per procura nel vicinato contesoยป, illustrato da tante matrioske una dentro lโaltra. Ovunque nel palazzo tutti quelli che non si assoggettavano alla visuale osservabile dal mirino di Victoria Nuland o di qualche testa calda del Foreign Office erano dipinti proprio cosรฌ. Colossale proiezione freudiana: agiscono per procura sulla politica europea e dipingono il dissenso come un agire per procura.
Nello scatto noi sorridevamo, ma sapevamo che cโera poco da ridere, perchรฉ quella bolla di propaganda aveva ormai inglobato gli spazi di pubblica discussione. Sapevamo che le guerre limitate giร in corso allora, cosรฌ come la guerra piรน grande allโorizzonte, che poi รจ arrivata, sarebbero state sempre piรน accompagnate dalla militarizzazione delle coscienze. Pochissimi in quelle stanze si ribellavano a questa ondata crescente di russofobia, quasi nessuno si accorgeva che armare quel genere di propaganda portava dritti allโabisso della guerra totale: la follia che possiede lโanima e la mente di tanti dirigenti che credono solo in vittorie e sconfitte assolute, compromessi irrealizzabili, riarmo infinito, dialoghi impossibili, nemici cui offrire lโunica via della soggiogazione e della debellatio. Polarizzazione, appunto. Un azzardo in cui lโImpero dominato dallโAnglosfera, disposto a combattere fino allโultimo ucraino e fino allโultimo taiwanese, gioca crudelmente con il destino di miliardi di persone, incurante della reazione a catena che ricollega tutti i punti caldi del pianeta, certo da Kiev a Taiwan, ma poi fino a sfondi incontrollabili, lungo la scala sconvolgente della Mezzanotte nucleare.
Tra i discorsi proferiti nella conferenza di Bruxelles mi ha colpito quello pronunciato quasi alla fine da un giornalista lettone, Vladimirs Lindermans, il quale ha ricordato una veritร che i media nostrani ignorano totalmente: ยซdue terzi di voi, per le cose che qui avete detto liberamente, nel mio paese sarebbero immediatamente perseguiti legalmente e arrestatiยป. Un pezzo di Est Europa della UE รจ infatti avvolto da una spinta russofoba che si fa legge, reprime visioni diverse ed egemonizza la nuova identitร europoide, che viene capovolta: la fine della Seconda guerra mondiale e il dopoguerra furono segnati da una diffusa costruzione di un senso comune fondato sulla sconfitta del nazifascismo e grato al ruolo dellโArmata Rossa (anche presso componenti liberali lontanissime dal campo socialista e comunista), mentre oggi il โvento balticoโ ribalta i valori, combinandosi con il gelido vento che soffia su Kiev e da Kiev. Lโintero Occidente รจ preda di una deplorevole sottovalutazione del problema. Laddove fonda la guerra sullโassunto ideologico di voler europeizzare lโUcraina, viene invece ucrainizzata lโEuropa.
Lโaltro discorso che mi ha colpito รจ stato quello di Gilbert Doctorow, un analista statunitense che vive in Belgio, uno dei piรน citati dal libro piรน venduto in Europa e ormai fra i best seller in Italia, ossia il saggio di Benjamin Abelow, โCome lโOccidente ha provocato la guerra in Ucrainaโ (Fazi editore). Doctorow ha parlato proprio del libro di Abelow: ยซDโaccordo, in Germania e altrove รจ il piรน venduto, spiega le cause della guerra e anche i concetti che lรฌ ho potuto divulgare arrivano alle persone piรน avvertite. Ma quali risultati ha prodotto la loro lettura sui fatti di guerra? Nessuno. Nullaยป. Perchรฉ accade? Perchรฉ mai unโopinione pubblica in maggioranza contraria alla guerra – nonostante i media abbiano giร indossato lโelmetto, ovunque in Europa – non riesce comunque a trovare un appiglio solido per piegare i decisori? Loro, i decisori, pur essendo minoranza, trascinano in ogni caso i governi al riarmo e allโattrito bellico. Una corsa verso la sciagura, oggi economica, domani militare. Doctorow, come tanti analisti dai quali raccoglie notizie di prima mano, teme in particolare quei mentecatti che stanno riempendo di missili lโUcraina con lโidea di farle riconquistare la Crimea, il sancta sanctorum della presenza russa nei mari caldi. ยซSe la Nuland in estate ottiene di attaccare Sebastopoli, in autunno saremo giร tutti mortiยป, dice in un soffio piรน tardi Doctorow, quando spegniamo fra i brividi le luci della sala.
Cosa puรฒ mai incidere sui fatti, se nemmeno la conoscenza basta, e neppure i best seller, e neanche il buon senso che ancora prevale nelle masse europee preoccupate dai loro governanti in perenne posa di guerra?
Lโunica cosa รจ agire, mobilitare, trasformare la consapevolezza in atti popolari. Magari partendo da un documento come quello che abbiamo stilato. Nella discussione abbiamo messo da parte obiettivi piรน vasti ma meno attuabili nellโimmediato. Il documento finale – intitolato โStop The War!โ porta le decine di firme dei relatori intorno a una grande preoccupazione: ยซil prolungarsi del conflitto ucraino sta facendo aumentare il rischio di un disastro globale nucleare, ecologico, e socio-economico, e potenzialmente fa rischiare lโannientamento dellโumanitร ยป. Firmiamo una proposta di assoluta urgenza: un appello ยซa un immediato cessate il fuoco e allโavvio di un negoziato accompagnato dalla revoca delle sanzioni e dallo stop al riarmo dellโUcraina. Negoziare non significa capitolare. Negoziare significa scendere a compromessi. Con lโobiettivo di prevenire centinaia di migliaia di morti in piรน, o peggio. Chiediamo a tutti i governi di fermare lโescalation delle forniture dโarmi.ยป
Ci sono recenti esempi di lotte di popolo che hanno cercato e trovato la forza per fermare certe decisioni dei governi in materia di economia o giustizia. Puรฒ accadere lo stesso sulla guerra? Magari sรฌ, se si creano i riferimenti per una soluzione politica che interrompa la corsa al riarmo e ricostruisca la sicurezza comune.
Il crinale apocalittico รจ a un passo. Cโรจ ormai il rischio concreto di una nuova guerra mondiale la cui maggiore distruttivitร non puรฒ che essere proporzionale allโattuale stato delle tecnologie.
Il suicidio economico dellโeconomia europea, nel colossale processo di disaccoppiamento dalle economie eurasiatiche sotto un rinnovato e piรน intransigente dominio anglosassone, porta alla demolizione delle classi medie, delle infrastrutture del Welfare e dell’istruzione, nonchรฉ di tutto lโintreccio dei diritti costituzionali, incluse le libertร e i diritti sociali.
Il mondo dopo la soglia di Hiroshima non puรฒ illudersi. Lo spazio dellโuomo, da quel giorno, รจ quello della pura contingenza, circoscritta per intero dal potere delle scelte umane.
A glorificare lโescalation vediamo i sonnambuli che vorrebbero trascinarci nel precipizio. Come fermarli? Il punto di partenza รจ il cessate il fuoco e lo stop alla fornitura dโarmi, ma โ sebbene possa sembrare controintuitivo e troppo prematuro – bisogna giร immaginare lโapprodo di un nuovo equilibrio.
Quanta distruzione ci vuole ancora per capire che la soluzione alla portata cโรจ giร , sempre quella? Cioรจ unโUcraina neutrale che non entri nella NATO e che su questo trovi un accordo vincolante e non solo verbale.
Quanto spago si vuole dare ancora ai Dottor Stranamore e non giungere subito a un โfacileโ accordo sullo status di fatto della Crimea?
Quanta carne da cannone bruciare ancora, senza capire che va definito uno status amministrativo dei territori contesi che gestisca in forme nuove il complicato melting pot russo-ucraino, che non puรฒ essere tagliato con la logica ottocentesca dello Stato-nazione?
Quanto impoverimento e deindustrializzazione far dilagare ancora, prima di disarmare simmetricamente sanzioni e rampe di lancio missilistiche?
Pensandoci, รจ giร un programma per un vasto e trasversale partito della Pace.