“Adotta una crisi dimenticata”. La critica di Medici Senza Frontiere alle notizie introvabili

di Pino Cabras – da «Megachip»

Quanti morti deve contare un’alluvione in Bangladesh per guadagnarsi un trafiletto a pagina 17, schiacciato però dai resoconti di un reality? Vecchia questione, che le redazioni risolvono aderendo a un presunto gusto medio, quello che ai diecimila asiatici morti poveri preferisce il gossip.

Solo che ultimamente si esagera, soprattutto in Italia, dove la tv schiaccia tutta l’informazione e la politica.

Lo ricorda Medici senza frontiere (Msf), la grande organizzazione medico-umanitaria internazionale che interviene nelle zone critiche del pianeta, flagellate da guerre e malattie. Da noi poco o nulla si è detto delle catastrofi somale e birmane, e ben poco anche sulle guerre civili nella Repubblica Democratica del Congo, giusto per stare all’anno scorso.

Il consuntivo presentato a Roma l’11 marzo 2009 da Msf su come il 2008 sia stato raccontato dalla tv italiana mostra uno dei lati più preoccupanti dell’emergenza informativa: il crescente provincialismo e il debordare del gossip o delle cronache sul maltempo. Le nostre banali influenze invernali divengono “notizie” che surclassano le epidemie che falciano l’esistenza di chi si ammala dalla parte sbagliata del globo. I conti li ha fatti l’Osservatorio di Pavia. Il sontuoso sposalizio di Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci ha avuto l’onore di 33 tg nazionali, spesso con forti richiami nella titolazione, gli stessi tg che concedevano solo 12 deboli richiami alla grave epidemia di colera in Zimbabwe.

«È nostro dovere raccontare ciò che vediamo sul territorio, e per il quinto anno di fila presentiamo il nostro rapporto», ha ricordato il direttore generale di Msf Italia Kostas Moschochoritis.

Mirella Marchese, dell’Osservatorio di Pavia ha elencato la ‘top ten’ dei silenzi e delle sottovalutazioni, dieci vicende che coinvolgono l’esistenza di milioni e milioni di persone.

Silenzio sulle fughe di massa per i raid statunitensi in Pakistan nord-occidentale; silenzio sulla grave situazione sanitaria in Myanmar; oblio sul colera nello Zimbabwe; ignoranza pressoché totale sulla guerra civile congolese; oscuramento su fame e profughi in Somalia. E poi, chi sa qualcosa di preciso sulla denutrizione dei bimbi di Haiti, Bangladesh e Costa d’Avorio? Chi ha sentito qualcosa del collasso sanitario in Etiopia?; Al di là della parola Darfur, cosa sappiamo del Sudan dalle nostre tv? E del baratro epidemiologico aperto dall’invasione dell’Iraq?

I dati dell’Osservatorio di Pavia sulle notizie internazionali dei tg italiani mostrano impietosamente una tendenza. Se nel 2006 i tg avevano appena il 10% di notizie attente a questi temi, nel 2008 sono precipitati al 6%. Mediaset ha guidato la corsa della distrazione. Studio Aperto dedica ad esempio appena il 2,9% delle notizie. Il padrone, che vuole tv rassicuranti, ne sarà rassicurato.

Su altre crisi c’è stata più attenzione, è vero. Il Medio Oriente, ad esempio, ha coperto il 19% delle notizie. Tuttavia, anche quelle vicende vengono filtrate con la chiave ‘domestica’ del dibattito politico in Italia o con la cronaca delle violenze senza spiegazione del contesto.

Capita lo stesso per i luoghi più sfigati. Ci vuole il rapimento di qualche italiano o il volto familiare di George Clooney per smuovere qualche frazione del palinsesto in direzione dell’Africa, prima di dimenticare di nuovo tutto.

Di qui la campagna di Msf, patrocinata dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), “Adotta una crisi dimenticata”.

A quotidiani, periodici, programmi radiotelevisivi e organi online è chiesto l’impegno di riferire di una o più crisi dimenticate nel corso dei prossimi 12 mesi, fino al prossimo rapporto. Molte testate importanti hanno aderito. Tra esse ritroviamo anche i maggiori quotidiani, che però si tengono ben strette, anzi sempre più larghe, le colonne del gossip nelle loro edizioni online, sempre più rutilanti e invadenti, a signoreggiare il rumore di fondo del blob pubblicitario.

Roberto Natale, presidente Fnsi contesta l’idea del gusto medio del pubblico televisivo come naturalmente disinteressato a questi argomenti. In capo ai direttori individua una grande responsabilità educativa.

Il collasso della raccolta pubblicitaria e la crisi galoppante dei vecchi modelli di business informativo – ora che infuriano i segni della depressione economica – potrebbe essere un’occasione per un ritorno alla realtà.

Le crisi dimenticate offrirebbero molti spunti per capire anche la Grande Crisi in corso.
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Leggi il rapporto sulle Crisi dimenticate e le modalità per aderire alla campagna “Adotta una Crisi Dimenticata”.

Scarica il Rapporto in formato pdf: [QUI] .
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