Afghanistan e NATO. Quel che Vannacci non può dirvi


Due anni fa partecipai da remoto a una riunione congiunta delle Commissioni Affari Esteri e Difesa, convocata d’urgenza dopo la fine traumatica dell’intervento NATO in Afghanistan. Mi stupiva l’assoluta mancanza di analisi autocritica da parte del governo, un’assoluta e clamorosa sottovalutazione del disastro. Erano state buttate nel nulla risorse enormi e questi fischiettavano come un passante che si trovava lì per caso. Io pronunciai praticamente una requisitoria su quei criminali silenzi (che oggi ci portano ad altre inutili guerre ancora, pagate a carissimo prezzo).
Nella lettura critica del pamphlettino del generale Vannacci, uno che in quel disastro era dentro fino al collo, ho contato 10 volte la parola Afghanistan, sempre legata ad aneddoti spiccioli, mai a una visione d’insieme del problema. Da ufficiale in carica non può farlo, è vero, ma finché non dice una parola chiara sui disastri bellici, sulle vere cause e su chi ne trae profitto, quel libro può avere solo l’utilità di pareggiare un tavolo con una gamba sminchiata e scarciofata.
Questi miei quattro minuti non vi riequilibrano un tavolo, ma un pezzo di verità sì. Buona visione!

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