Altro che Datagate: è il potere dei Big Data

Una verticalizzazione del comando sull’economia e sulle decisioni
politiche, tecnologiche e commerciali in poche mani. Il 2013 produce il
90% dei dati della Storia.

di Nique La Police.

Tempi duri per l’ideologia Emergency, quel corpo di suggestioni e
convinzioni che considera come invariabilmente positivi, degni di un
incondizionato medium fiducia, gli elementi di pensiero e pratiche
progressiste sparsi a giro per il pianeta. In pochi giorni due duri
colpi, per chi li vuol vedere, a questo genere di ideologia arrivano da
due paesi, gli USA e il Brasile, che nella prima e nella seconda metà
della scorsa decade avevano nutrito la punta di diamante di
quell’immaginario e di quel corpo di convinzioni.
Il primo viene da
Obama, il Nobel per la pace più bombardiere della storia, che è partito
dall’alleanza con il social network alle elezioni per arrivare a spiarli
come pratica prevalente e intensiva.

Il secondo viene dal Partito dei
lavoratori (sic) al potere in Brasile, dove il governo – che si voleva
entro un processo di mediazione tra movimenti, bilancio partecipato,
grande business industriale e delle infrastrutture e crescita della
borsa di Rio – si è trovato di fronte a manifestazioni imponenti composte
da praticamente ogni strato della società brasiliana escluso quello dei
ricchissimi. E’ finita, per adesso, con la polizia a
tentare di reprimere i manifestanti in un centinaio di città indossando,
solita ironia della storia e potenza rappresentativa di youtube, anche
un bel casco bianco con stampati sopra i colori dell’arcobaleno.
Ma mentre la questione brasiliana ha una
propria evidenza e fornisce immediatamente chiavi di lettura, la
portata storica del Datagate che ha coinvolto l’amministrazione Obama è
molto più profonda di quanto possa immaginare l’ideologia italiana. Per
entrare nella portata, e nella pericolosità, dello scandalo Obama
bisogna quindi mettere insieme alcuni elementi.
Di sicuro poi la vicenda Snowden è molto
più seria di quella Assange, facendo sembrare quest’ultimo come un
personaggio che appartiene ad un’epoca della rete, quella della
rivelazione di documenti riservati delle cancellerie, più dotata di un
sapore romantico che di un effettivo potere dell’informazione liberata.
Vediamo allora questi elementi.
ALCUNI FATTI ESSENZIALI: LO SCANDALO OBAMA DAL PARADIGMA ECHELON A QUELLO DEI BIG DATA
Al giorno d’oggi non c’è bisogno di
citare una mole corposa di testi per capirsi su un fatto ormai
autoevidente: il ritardo culturale con il quale i media italiani
costruiscono le notizie è frutto di due fattori. 
Il primo è legato al
potere di disinformazione presente nel ritardo culturale. Notizie
vecchie quindi imprecise, costruite con categorie approssimative,
favoriscono oggettivamente chi ha necessità di disinformare. E il
primato dell’informazione professionale, di nicchia, discrezionale verso
quella pubblica e generale. 
Il secondo è invece legato allo schema
antropologico
con il quale i media italiani costuiscono la notizia.
Schema che si basa sempre su richiami rigidi al passato, secondo il
retaggio ciceroniano dell’historia magistra vitae e quello di uno
sclerotico storicismo su cui ancora oggi si innestano, assieme al più
cortigiano gossip, alcuni schemi cognitivi fondamentali del mainstream
mediale italiano. 
Per cui la vicenda Snowden, e le sue rivelazioni prima
sulla raccolta dati in patria effettuata dalla NSA sulla popolazione e
poi su una simile raccolta effettuata in Europa è stata rispettivamente
classificata, dai media italiani, come vicenda da guerra fredda interna
(una sorta di maccartismo digitale) poi come riedizione della guerra
fredda esterna (in versione spionaggio, via “cimici”, degli alleati ma
anche di nuove frizioni con Mosca sulla sorte di Snowden) e infine
secondo il modello Echelon (il grande impianto di spionaggio, emerso tra
gli anni novanta e il decennio scorso, a paradigma di raccolta dati
prevalentemente securitario-industriale).
Non che in questi schemi non ci sia un
granello di verità ma insistere a rappresentare le notizie con forme
cognitive di ritardo non permette di cogliere l’evoluzione
paradigmatica
, del controllo e dell’estrazione dati, che è intrecciata
alla vicenda Obama-Datagate. Ma dove si coglie la novità, il salto
paradigmatico in questa vicenda?
Sicuramente non nello spionaggio della
propria popolazione, sempre praticato secondo le evoluzioni tecnologie e
dei dispositivi giuridici, nè quello degli alleati che è sempre servito
a ribadire la superiorità tecnologica americana e le gerarchie di
potere all’interno delle alleanze. 
La vera novità, la rottura
paradigmatica con gli schemi di controllo del passato la si comincia a
cogliere quando si analizzano notizie come questa.
Dallo Spiegel in lingua inglese emerge
la dimensione delle rivelazioni di Snowden riguardo all’estrazione di
dati dalla Germania verso gli Usa. Dimensione che non riguarda tanto
dati provenienti da “cimici” di nuova generazione, comunque limitate a
uffici o a diplomatici e top manager, ma proprio l’estrazione di big
data provenienti da ampie e significative porzioni di popolazione. 
Lo
Spiegel
parla infatti apertamente di mezzo miliardo di connessioni
comunicative
(telefonate, email, sms, chat, dati skype etc.) spiate in
Germania ogni mese
Non si tratta quindi di una questione da barbe finte
di una volta, di spiare solo diplomatici, membri di governo top manager
e militari. Per quanto producano dati corposi la necessità di aspirare
informazioni da queste categorie non spiega il carotaggio di una così
immensa parte di dati rappresentativa non di una élite ma di una
popolazione. 
Qualche altro dato? La NSA americana, che ha così
riadattato le basi in Germania provenienti dalla guerra  fredda, secondo
la fonte Spiegel ha aspirato, negli ultimi mesi,  dati da 20 milioni di
telefonate tedesche e dieci milioni di scambi via Internet tedesca al
giorno
A Natale 2012  la NSA americana ha collezionato dati su circa 13
milioni di telefonate tedesche e circa 6-7 milioni di scambi via
Internet . In un giorno ad alto traffico lavorativo come il 7 gennaio
2013
, la NSA ha messo sotto sorveglianza 60 milioni di connessioni
comunicative
. La zona più analizzata della Germania è stata Francoforte,
maggiore snodo internet del paese e punto di incrocio, sul piano
strategico, tra finanza, politica e tecnologia. 
La Germania risulta
sorvegliata quanto l’Iraq e la Cina
, che ha protestato in modo vibrante
(quanto rimosso in occidente) e dieci volte più della Francia. 
Siamo di
fronte quindi ad un’estrazione dati che va ben oltre la necessità di
sorvegliare qualche migliaio di persone strategiche in un paese. 
O
comunque, anche se la logica fosse quella della pesca a strascico
(pescare molto per prendere i pesci giusti) siamo di fronte ad un
processo di generazione di dati che va ben oltre la sola dimensione
della sorveglianza delle élite. Perché quindi spiare la Germania, anche
il giorno di Natale, e la sua popolazione come se fosse una potenza
nemica da invadere?
La risposta è molto semplice e spiega
anche come l’estrazione di dati, da parte della NSA, sulla popolazione
americana non abbia fini esclusivamente militari e di controllo. Si
annida in una parola semplice, quanto di grande uso nel marketing
attuale: economia dei Big Data
Vediamo di cosa si tratta non prima di
rilevare come il genere di carotaggio, al quale è stata sottoposta la
popolazione tedesca, è avvenuto anche in Italia nell’ordine di
quattro-cinque milioni di connessioni comunicative analizzate al giorno
(fonte il Giornale, forse imbeccato dai servizi). 
Ma siamo nel paese in
cui fa più scandalo Fiorito che MPS, l’uso smodato di porchetta
piuttosto che di derivati finanziari, e quindi silenzio e disattenzione
sono sovrani. 
Infatti nel mainstream nazionale questa reale dimensione
del comportamento americano è stata di gran lunga offuscata
. Compreso il
fatto che gli stessi Usa non hanno negato le accuse e hanno promesso,
in futuro, di condividere i dati prodotti. Ma queste sono parole alle
quali possono giusto far finta di credere casi umano-politici come
Epifani, Renzi e Napolitano. Sempre se non sono troppo indaffarati a
riparare le falle nel sistema politico, ancora causate dal pacchetto di
parlamentari detenuti dal gruppo Mediaset (espressione di un media
governato archeologicamente come la tv), oppure a sopravvivere
personalmente alla contrazione economico-finanziaria dell’eurozona.
COSA SONO I BIG DATA
“Cosa sono esattamente i Big Data? I
Big Data si caratterizzano attraverso le tre “V”: volume (larga
quantità di dati), varietà (larga differenza nella tipologia di dati
raccolti), velocità (accumulazione costante di nuovi dati).”
(James Berman, Principles of Big Data. Preparing, Sharing, and Analyzing Complex Information, Elsevier, 2013).
Questo mantra delle 3 “V”, ripreso da
Berman ma comune ad ogni sessione divulgativa sui Big Data, fin
dall’inizio degli anni 2000, ci introduce ad una dimensione che non è
solo di produzione di dati
ma anche generatrice di economie e
regolatrice
, in un prossimo futuro, dell’incrocio tra economia e
finanza
Più precisamente i Big Data sono aggregazioni di dati la cui
quantità accumulata richiede strumenti innovativi di classificazione ed
analisi dal punto di vista quantitativo e qualitativo ma anche
innovazioni tecnologiche nella conservazione (un pò come è accaduto per
gli hard-disk e le chiavi Usb sempre fare più capaci con la crescita dei
pc e della rete). 
Queste aggregazioni di dati, appunto i Big Data,
crescono secondo le leggi delle 3 “v”, alle quali sono state aggiunte
altre “v” negli ultimi anni
, quindi in volume (tanto che ci sono
rilevazioni che parlano del 2013 come l’anno in cui si produrrà, da
solo, il 90 per cento dei dati della storia
. Per non parlare dei
prossimi); varietà (con dati provenienti da Pc, smartphone, tablet,
telecamere circuito chiuso, macchinari di ogni genere, semafori,
apparecchi medici, aerei e tutto quando sia in grado di produrre dati); e
velocità (fino a costruire, praticamente da zero, un business stimato
anche all’8 per cento del Pil europeo nel 2020, cioè domani). 
L’istituzione storica che dal 2001 si occupa di Big Data, la Gartner,
è ovviamente privata. 
Ha clienti nell’amministrazione federale, nel
militare, nel business finanziario. E fa capire che, essendo il top
storico della ricerca un privato, anche lo spionaggio dei big data ha
sempre una doppia ricaduta: militare e di impresa
Ma soprattutto, ed è
qui il salto di paradigma nei processi di sorveglianza, i big data non
sono solo semplicemente “dati” ma processi digitali che, una volta
strutturati, generano una economia, fino, come abbiamo accennato, ad
essere stimata (fonte Wall Street Italia) al possibile otto per cento
del Pil europeo. 
I Big data si accumulano su tutto: sanità, sicurezza,
borsa, meteo, traffico, finanza, economia, relazioni sociali, stili di
consumo, inclinazioni sessuali, politiche e cicli economici
Generano
un’economia del loro trattamento e, allo stesso tempo, strutturano
l’economia secondo i criteri del loro trattamento
. Compongono tecnologie
del sapere per favorire processi decisionali. Un cerchio, materiale e
digitale, dalle conseguenze, nell’economia come nella politica, tutte
ancora da esplorare. 
E’ evidente che, sia nella sorveglianza della
popolazione Usa come di quella tedesca (o cinese), la NSA, che ha
rapporti con contractor come la Gartner (che più che un contractor
sembra un soggetto pilota), investe solo l’aspetto militare e
securitario. 
Il Datagate non è Echelon-2, come è stato generosamente (o
ingenuamente) detto. O meglio, non lo è fino a quando si comprende che,
con questo know-how e questa potenza tecnologica di controllo della
popolazione propria e straniera nella produzione dati, si possono
generare economie di big data. Garantendo l’esistenza un primato
tecnologico, del business economico-finanziario che oltrepassa la sola
dimensione militare-securitaria (alla quale i big data si intersecano
per natura). 
Così, Echelon è società di controllo, Datagate economia di
produzione dati
Un’altra concezione del business che si impone oltre
che del militare. Prism non è quindi Echelon ma un piano dove si
intrecciano economia e militare in modo nuovo. 
A differenza del Warfare,
l’economia trascinata dalle spese militari, qui abbiamo il militare che
è direttamente generatore di dati quindi di economie, e di strategie di
governo della produzione di ricchezza, e gli stati maggiori
dell’esercito e dell’amministrazione intrecciati indissolubilmente con
imprese che leggono questi dati, li strutturano e li lanciano sul
mercato. 
Se si vuole, su un altro piano, è quello che è accaduto con
l’esercito cinese
che, con le sue imprese, ha contributo al take-off del
capitalismo prima nelle allora zone speciali poi in tutta la Cina. 
Prism, oltre ad essere spionaggio e controllo, va visto quindi
soprattutto come un monumentale dispositivo di lancio dell’economia dei
big data
volto a garantire il primato americano in questo settore. Pronto per integrare militare, tecnologia e finanza come già avvenuto
all’epoca del rigonfiamento della bolla dei tecnologici (a cavallo tra
anni ’90 e anni zero). 
Estrarre dati da intere popolazioni serve a
questo, la sorveglianza è un business importante ma accessorio, la
potenza militare si rafforza proprio rafforzando la capacità di creare
economia. In questo senso c’è anche il tentativo di sorpassare la
concezione del militare come terreno di sostanziale estrazione delle
risorse di un paese verso quella del militare come generatore di
economie.
COME GLI USA PROCESSANO I BIG DATA ASPIRATI IN EUROPA: LA CATENA DEL VALORE
Il mantra “reducing costs increasing
productivity”
(sempre Berman) è la consueta legge del valore stavolta
applicata all’economia Big Data. Il testo di Berman si vuole come quello
in grado di ricostruire la catena di produzione  di valore che
trasforma i big data
da non strutturati a strutturati per passare, dopo
una serie di tecniche di ripulitura e di integrazione dei dati, alla
fase di analisi. Che è la fase vera e propria della messa a valore,
quella per la quale Berman ha costruito il testo, dei Big Data. Che
diventano così tecnologie dell’analisi per la decisione e la
progettazione di processi e di prodotti. Tecnologie che producono
profitto perchè i loro artefatti, che altro non sono che giudizi mediati
dall’analisi di megadati, sono in grado di essere accolti dal mercato,
riducendo i costi ed elevando la produttività in ogni settore. L’aspetto
da rimarcare è che questa catena del valore, sottoposta comunque a
tutti i processi di usura tipici delle economie capitalistiche, è già
presente nel processo di analisi dei big data americani.
Risulta così interessante dare un’occhiata a golem.de,
un sito tedesco sull’Information Technology che, nei giorni caldissimi
del datagate, ha cercato di delineare le modalità di analisi dei
dati prodotti dalla sorveglianza di massa alla popolazione.
E’ interessante notare come le tre fasi
della catena di produzione del valore nei Big Data evidenzate da Bernan
(preparing, sharing, analyzing) trovino come attore principale, nella
collaborazione (più o meno ammessa) delle major della rete, sia FBI che
NSA
La Analysenkette overo la catena dell’analisi, come la chiama
golem.de, non è però tanto un processo di spionaggio. Le agenzie di
intelligence infatti, processando Big Data, non si comportano solo come
soggetti spionistici ma anche, e soprattutto dal punto di vista della
produzione del valore, come start-up della costruzione del primato
tecnologico
, economico nella estrazione di valore dai Big Data stessi. 
In un modo che evolve, in termini coestensivi, con la legge delle 3 “V”
che rappresenta il mondo fenomenico da intercettare se si vuol estrarre
valore dai Big Data. Non a caso quindi Zero Hedge, commentando lo stesso
articolo del Washington Post analizzato da golem.de, parla di simbiosi
tra militare, tecnologico ed economico
e di reciproca, mutualistica cooperazione. Ed anche in Zero Hedge,
che ricordiamo è un influente sito di informazione finanziaria dove si
scrive collettivamente con lo pseudonimo Tyler Durden (da Fight Club),
si afferma che il processo strategico di analisi dei big data passa tra FBI e NSA. Agenzie di intelligence che, a questo punto (entro questa
mutualità tra militare, tecnologico ed economico) sono anche vere
start-up costruite per dare un vantaggio strategico agli USA nel
nascente mondo dell’economia dei Big Data. Collochiamo quindi
correttamente i servizi vetrina di Wired sul futuro economico dei Big
Data, con interviste del genere “stella dell’open source riscrive il futuro dei big data”
nella loro dimensione. Si prevede che la crescita esponenziale dei
grandi dati generi un’economia in grado di produrre davvero punti di PIL . Lo dice McKinsey, una delle agenzie più importanti al mondo di consulenza economico-finanziaria. Ma sopratutto McKinsey afferma che sono tutte da scrivere le modalità di estrazione
dei big data e quelle di costruzione delle professionalità. 
Cosa accade
quindi? Mettiamola così: Wired intervista i geni dell’open source sui
big data mentre FBI e NSA fanno da start-up per rendere stabile il
primato americano in questo genere di economia. La sorveglianza delle
popolazioni avviene quindi nell’ottica di una significativa crescita di
punti di PIL. Terreno di esperimento per di queste start-up: il mondo
conosciuto. Davvero Google, Microsoft, Facebook, Twitter non possono
chiedere di meglio al governo americano.
Nei giorni scorsi la Germania, ai suoi
massimi livelli, ha chiesto ufficialmente agli USA di non essere
trattata come un nemico. Bisogna quindi intendersi su cosa sia il nemico
in questo scenario. La Kölnische Rundschau,
riprendendo questa discussione, ha parlato di Germania trattata come
uno “stato canaglia”
Ma va compresa una cosa: amico e nemico qui non si
dispongono secondo criteri puramente antropologico-militari
. Ma entro
questa nuova mutualità di militare, tecnologico, economico e
finanziario. Per la Germania e le imprese tedesche di punta si tratta di
capire come essere sinergiche a questi processi. Perchè la superiorità USA (militare, tecnologica, sul campo dell’analisi economica dei big
data intesi come volano dell’economia del futuro) è marcata. Anche
geograficamente, con basi americane, allargatesi durante il periodo
della guerra fredda, ed evidentenmente riconvertite a monitoraggio e
produzione di big data sulla popolazione tedesca. 
Significativamente la
base NSA di Teufelberg
(vicino Berlino) accreditata come facente parte del progetto Echelon è
stata smantellata mentre c’è incertezza sulla location esatta degli
attuali impianti NSA in Germania.
La nuova catena del valore, frutto di
una evoluzione della concezione del militare, si lascia dietro Echelon
come archeologia industriale. E gli altri paesi, per non rimanere
indietro, sono costretti prima a protestare pubblicamente poi ad
inserirsi, in qualche modo, sulla scia del comportamento americano.
BIG DATA: DALLA SOCIETA’ DI CONTROLLO ALL’ECONOMIA DELL’ANALISI DEI DATI
Queste considerazioni attribuibili allo staff di Angela Merkel, provenienti dal Rheinische Post, meritano un commento.
L’attuale cancelliera teme che gli Stati
Uniti, una volta in grado di analizzare i big data sulla popolazione
tedesca, possano prevedere i comportamenti dell’elettorato tedesco e
l’esito elettorale in maniera più sofisticata degli stessi partiti
tedeschi. Per Berman l’analisi – e quindi l’economia – dei Big Data è in
grado di sostituire sia il business che il ruolo dei sondaggi
E’
evidente che avendo enormi dati strutturati sulla popolazione
(inclinazioni politiche, scelte comportamentali in materia politica,
dibattiti, letture, frequentazioni) la complessità dell’analisi si
eleva. E la questione non è solamente elettorale ma riguarda anche il
settore finanziario. Porzioni significative del mercato dei future e dei
bond sono legati ai risultati elettorali specie per un paese chiave
come la Germania. Una maggiore capacità di previsione, non più basata su
qualche migliaio di interviste ma sui dati incrociati di milioni di
persone
, è intuibile quanto potente valore economico-finanziario. A
questo punto qualche ragionamento di paradigma (sociale, antropologico,
politico) si impone. 
Gilles Deleuze, all’inizio degli anni ’90 nella sua
celeberrima analisi del passaggio dalle società disciplinari alle
società di controllo
definiva uno spostamento nelle modalità di governo
della popolazione e quindi dell’esercizio della politica tout court.
Questo spostamento era determinato, nella funzione del governo della
popolazione, dal passaggio dalla centralità delle strutture fisiche
disciplinari (l’ospedale, la fabbrica, la prigione etc.) a quella delle
tecnologie del controllo a distanza. Si era all’inizio degli anni ’90,
diversi passaggi delle rivoluzioni tecnologiche dovevano ancora accadere
(si pensi non solo al mobile, ma anche ad internet che non c’era
ancora) ma l’indirizzo di sostituzione, controllo tecnologico a distanza
in luogo di disciplinamento diretto, erano chiari proprio in materia di
governo della popolazione. 
La vicenda Prism, lo scandalo Obama-Snowden,
ci aiutano invece ad inquadrare un altro salto di paradigma. Salto che
non è solo antropologico-politico ma riguarda anche un nuovo modo di
interpretare le leggi del valore
La tecnologia va infatti considerata,
se si guarda a tutta la vicenda Datagate, non tanto con il paradigma del
controllo a distanza della popolazione ma con quello della produzione
di valore. 
I Big data sono, come abbiamo visto, elementi costituenti
delle tecnologie di controllo della popolazione ma soprattutto sono
dispositivi di produzione di valore. Del resto lo stesso Michel Foucault, sul
quale montava Deleuze per descrivere le società disciplinari e il loro
salto di paradigma, ricorda come le grandi istituzioni
dell’imprigionamento (la prigione, l’ospedale) possedessero l’esigenza
di rendere produttiva la popolazione. 
Bentham, per Foucault, non è tanto
un classico del prigionismo ma della messa a funzionalità produttiva
dei comportamenti tramite il disciplinamento dell’istituzione prigione.
La fabbrica, in Foucault, deve quindi al benthamismo il prestito di
tecnologie e strategie della messa a produzione dei comportamenti. 
La
vicenda Obama-Snowden va quindi letta in questo modo: come il segno di
un compiuto passaggio delle tecnologie digitali che fanno direttamente
presa sulla popolazione dalla dimensione del controllo a quella, più 
diretta, di produzione di valore economico
. Produzione di valore che
avviene attraverso l’analisi dei dati estratti nel monitoraggio della
popolazione. Si apre quindi la stagione dell’economia dell’analisi dei
dati come elemento regolatore dello sviluppo e della evoluzione delle tecnologie di monitoraggio della
popolazione. 
Controllare il crimimale, il tossico, il reo, il
pervertito, l’elettore, la famiglia, il manager, il consumo del
teen-ager, l’amorale non è più questione di monitoraggio, di controllo
digitale come sorveglianza ma di diretta produzione di dati che generano
un’economia i cui processi di estrazione di valore inseguono dei big
data che crescono al ritmo impetuoso delle 3 “V”. 
In questo Prism marca
concettualmente il passaggio dell’uso e della pensabilità delle
tecnologie di monitoraggio
da quella che era definita come società di
controllo
a quella che è definibile come economia dell’analisi dei dati.
Con poco rispetto di ciò è società e con
molta attenzione a ciò che produce dati e quindi valore. In questo
senso la società, definita dell’eccedenza nei paradigmi di analisi
securitaria di inzio secolo, con questo genere di economia è presa in
considerazione in quando fonte di produzione di dati.
L’inedita pericolosità dello scandalo
Obama-Snowden non sta quindi tanto nel fatto che siamo di fronte ad una
nuova generazione di tecnologie di monitoraggio della popolazione. Nuova
sia rispetto all’uso tecnologico delle società di controllo,
sviluppatesi con gli anni ’90 dal braccialetto elettronico a Echelon. Ma
in quella dell’evidenza di una sperimentazione di una economia dei big
data le cui tecniche di estrazione di valore e le relative tecnologie di
governo della popolazione sono in mano ad un gruppo di imprese, ad una
amministrazione governativa e a due-tre agenzie di intelligence
. Una
verticalizzazione del potere del comando sull’economia e sui processi
decisionali di tipo politico, tecnologico e commerciale
dalle dimensioni
imprevedibili e, fino ad adesso, in poche e discrete mani. 
In questo il
militare, che tende a verticalizzare le catene di comando, si fa
davvero paradigma dell’economico
.
Si tratta infine di guardare al cortile
che è casa nostra. Il Corriere della Sera è persino riuscito a dire,
dopo aver riconosciuto l’esistenza del fenomeno, che il controllo di
massa della popolazione serve per la creazione di  nuovi dossier. Come
se monitorare chi lavora ad uno Starbucks di Pittsburg, o chi sta sugli
spalti dello stadio di Dortmund, avesse un senso dal punto di vista del
ricatto politico. 
Un parlamentare dell’opposizione ha parlato della 
necessità dell’intervento del Copasir come se, da quegli uffici, potesse
effettivamente uscire qualcosa. Il mito dello stato italiano che, basta
che lo voglia, è in grado di informarti è duro a morire. 
Sulla vicenda
si trova poi, a parte l’immancabile cospirazionismo, qualche trafiletto
sulla privacy, e c’è anche un qualche abbozzo di pensiero sui beni comuni
(a proposito, i dati estratti dagli italiani sono o no beni comuni degli
italiani? E chi li rivendica?). 
C’è chi ha parlato di uscita
dell’Italia dalla Nato, rivendicazione giustissima ma che non sposta di
un riga questo problema. In una economia dei big data, la superpotenza
egemone estrae dati come vuole, li elabora, alimenta il mercato, i
finanziamenti e le decisioni necessarie a produrre valore. Non solo nei
beni fisici o digitali ma anche in quelli legati all’immaginario. Visto
che si parla di fare trame di film, quelli con pubblico di massa,
analizzando prima le reazioni dei big data sui precedenti in materia per
poi decidere la trama. Che tu esca dalla Nato o meno il processo rimane
intatto: dalla fase di sorveglianza (basi estere, satelliti,
sottomarini) a quella di alimentazione delle economie a quella del
controllo dell’economia tramite le tecnologie prodotte.
E’ chiaro che in Italia mancano
strutture pubbliche e sapere collettivo necessari per affrontare il
problema
. Concettualmente, tecnologicamente e politicamente
Problema
che è, come abbiamo visto, sia questione di diritto alla privacy che
legato alle modalità di sviluppo del nuovo capitalismo. Anzi, dopo aver
avuto Berlusconi e Renzi, due facce del simulacro del nuovo in politica,
non ci sarebbe da stupirsi se, in un prossimo futuro, un imprenditore
italiano dei big data, a sapere rigorosamente secretato, magari
sottoscrittore di Emergency, diventasse il nuovo cavallo di battaglia
della politica istituzionale. La necessità del “nuovo” nello spettacolo
della politica può arrivare ad imporre processi di questo genere.
Comunque vada, e qualsiasi siano le traiettorie che prenderà l’economia
dei big data, questo paese è completamente indifeso dal punto di vista
del sapere e delle tecnologie pubbliche, della qualità
dell’informazione, della consapevolezza collettiva e della tutela dei
beni comuni digitali. Il pensiero cosiddetto progressista è poi
completamente in disarmo su questi temi
. Pronto a
divagare su scadenze autoproclamatesi politiche e del tutto prive di
senso. I movimenti poi sono troppo grassroot per arrivare ad osservare
su questo piano di complessità.
Resta Obama. Inside Job, forse il film
più letale per l’ideologia obamiana, ce lo rende come pericoloso brand capace di tenere alta la legittimazione per l’economia della bolla
finanziaria globale. 
Prism, che non è un film ma un processo in atto,
ce lo rende come quel tipo di potere in grado di scatenare un’economia
dei big data che deve passare sopra ogni libertà, ogni diritto alla
privacy per mantenere il primato economico-finanziario del nesso
militare-tecnologia- moneta degli Stati Uniti. 
Obama, a differenza di
Bush, è il vero presidente del XXI secolo. Molto più pericoloso per i
dati che genera rispetto alle batterie missilistiche che mette in campo.
Un qualcosa in confronto al quale i caschi arcobaleno della polizia di
Dilma Roussef sembrano quasi una novella che ha del consolatorio.

Pubblicato anche su Megachip.
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