Audite audite!

di Pino Cabras – da Megachip.

Ci sono bei momenti in cui puoi fare quelle belle cose inutili che ti
riconciliano contemplativamente con il passare del tempo. C’è chi ha
questi momenti mentre si taglia le unghie. Chi quando si affaccia dalla
finestra e conta le auto rosse che passano in strada nel prossimo
quarto d’ora. Io leggo Paolo Attivissimo.
Come al solito Attivissimo guarda il dito e non la luna. Ha letto anche lui un recente articolo di Giulietto Chiesa,
che è stato uno dei primi e dei pochi a raccontare una questione
importantissima, su cui la grande corrente dei media non ha voluto
sinora raccontare niente. Si tratta di un audit delle attività
della Federal Reserve, la banca centrale USA, la famosa FED,
l’architrave della moneta creata dal nulla su cui si regge tutta la
baracca del debito mondiale.
L’audit eseguito nel 2011 è
stato il primo in cent’anni, e ha violato la secolare opacità di
un’istituzione chiave del mondo contemporaneo, finora mai osservata
abbastanza da vicino nonostante la sua rilevanza primaria: questa è già
un’enorme notizia. Il fatto che gran parte del giornalismo l’abbia
omessa è in sé scandaloso. Direi che è una vergogna mondiale che spiega
benissimo perché economisti, politici e giornalisti di punta si dicano
sempre «sorpresi dalla dimensione della crisi», mentre Giulietto
Chiesa ne parla da dieci anni. Ma andiamo avanti. Com’è nato questo audit? Il controllo contabile dettagliato è stato sollecitato da alcuni parlamentari statunitensi, incluso Ron Paul.
E qui si entra in un altro campo in cui la notizia diventa
miracolosamente una non notizia e un personaggio una non persona. Chi
sarà mai costui? Ron Paul, pur essendo fra i primi due candidati
presidenziali finora preferiti dai militanti repubblicani – come risulta
dal recente “sondaggio di partito” dell’Iowa – e pur essendo il
candidato che ha raccolto finora più donazioni, persino più di Obama, è
totalmente e letteralmente sparito dalle cronache, anche sui media
italiani. Succede ai personaggi davvero scomodi che sollevano questioni
tabù, come per l’appunto l’audit che ha ficcato il naso nel focolaio
della finanza mondiale.
Cosa ha scoperto dunque l’audit, al
quale la FED e Wall Street si erano opposte per anni con furia
leonina? Ha smascherato un’assistenza finanziaria a tasso zero a
beneficio delle banche, per una somma aggregata di 16 mila miliardi di
dollari in tre anni. Giulietto Chiesa nel suo articolo ha ripreso –
niente più, niente meno – lo stesso allusivo accostamento fatto dal
senatore Bernie Sanders, il quale sottolineava scandalizzato come il
PIL di un anno degli Stati Uniti è di circa 14,2 trilioni (ossia 14.200
miliardi) di dollari e che il debito federale USA sta ora superando i
14,5 trilioni, ossia 14,5 milioni di milioni di dollari. Essendo cifre
molto diverse da quelle che chiunque possa normalmente maneggiare nei
propri portafogli, i termini di paragone aiutano: l’ordine di grandezza
dei numeri messi in mano dalla FED al sistema bancario come motore di
avviamento delle sue immense operazioni è effettivamente confrontabile
con le grandezze che pesano sugli equilibri degli Stati.
Detto in
altri termini: entità non trasparenti (così opache che per cent’anni
non avevano nemmeno subito un audit) stanno maneggiando risorse
finanziarie raffrontabili a quelle delle maggiori potenze industriali
del pianeta. In un recente e bellissimo articolo Gaetano Colonna
ha messo in luce che certe realtà della finanza mondiale – che oggi
sappiamo tra le dirette beneficiarie dei servizietti segreti della FED –
possono essere definite «degli Stati finanziari totalmente indipendenti», tanto grande e incontrollato è il loro rilievo politico. Agisce, ciascuna di loro, come uno Stato: “superiorem non recognoscens”.
Masse enormi di liquidità, emesse in modo non trasparente, sono la
linfa di queste entità. Chiunque voglia capire il potere mondiale di
questi anni deve partire da qui. Questo è il cuore della questione.
Ma prima di entrare nel cuore della questione, e visto che ci ha messo mano Attivissimo,
armatevi di un vocabolario, come si conviene davanti ai manipolatori
della sua risma. La prima parola da cercare, come sempre al suo
cospetto, sarà “sussiego”: «atteggiamento e contegno sostenuto e
serioso che lascia intravedere, dietro la gravità dei modi, dei gesti e
delle parole, una componente di altezzosità e di boria confortata da un
sentimento di supposta superiorità»
. Sussiego. Perché sappiate che
il Torquemada del Ticino crede perfino di avere il monopolio dei
vocabolari. Infatti l’assessore alle bufale proclama:
«l’uso di “trilione” come equivalente italiano di “trillion” da parte di Giulietto Chiesa è errato. In italiano, “trilione” è 1 seguito da diciotto zeri (un miliardo di miliardi); in inglese corrente (britannico e americano), “trillion” è 1 seguito da dodici zeri (mille miliardi).»
Bum! Qualcuno avverta Attivissimo che il Concise Oxford Paravia Italian Dictionary precisa che trillion / tri’ljən/ si traduce sia con quintilione (un milione di milioni di milioni), sia – guarda un po’ – con trilione.
Questo
accademico della crusca OGM ama così tanto i documenti ufficiali, che
per impartire a Giulietto Chiesa e a tutti noi la sua lezioncina di
lingua italiana ha fatto ricorso alla definizione di trilione contenuta
nell’autorevolissima ma ahinoi sconosciuta Direttiva europea
“concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri
relative al trasporto di merci pericolose su strada”. Figuratevi se uno
come lui userebbe mai la definizione di trilione della Treccani, o la definizione di trilione della Hoepli («In Italia, Francia e USA, mille miliardi»), o la traduzione del Sansoni.
Stabilito
dunque che la cattedra del Piero Angela dei poveri è tarlata da far
paura già sulle piccole cose, andiamo a vedere come funziona sulle
grandi cose, quelle che ci stanno a cuore. Andiamo perciò
all’interpretazione dell’audit che ha messo a nudo la banca centrale
statunitense.
Ora, Attivissimo si aggrappa a una questione certo
importante messa in luce dall’audit. Che cosa dice lo schiacciabufale?
«In sintesi, queste cifre enormi vengono fuori perché se una banca
riceve in prestito per un giorno dieci miliardi e poi il prestito viene
prorogato per 30 giorni, vengono conteggiati 300 miliardi. Ma il
prestito effettivo è di dieci. Faccio un esempio pratico: presto a un
amico cento euro e lui me li restituisce il giorno dopo. Glieli
ripresto il giorno dopo e lui me li restituisce l’indomani. Andiamo
avanti così per dieci giorni. Quanti soldi gli ho prestato in tutto?».
In
sostanza la lettura dei prestiti nella tabella aggregante ripresa
anche dall’articolo di Chiesa andrebbe corretta e ridimensionata in base
alla durata dei prestiti, al fatto che non sono omogenei, al fatto che
sono spesso erogati svariate volte e restituiti altrettante volte e
perciò la loro somma non varierebbe.
Trionfalmente Attivissimo
conclude che «i 2500 miliardi di dollari riguardanti la Citigroup, che
costituivano il grosso della cifra incriminata, sono in realtà 67».
Il che già sarebbe più della manovra che questo autunno affosserà il ceto medio italiano. Ma non è questo il punto.
Il punto è che Attivissimo non riesce ad accorgersi della gravità di quei prestiti rinnovati e restituiti a cadenza giornaliera
nel grande casinò delle banche, e del perché non sia affatto cosa
balzana valutare l’effetto che si ha a sommarli. Non si chiede ad
esempio a cosa possano servire. Qualcuno gli spieghi ad esempio cos’è il “carry trade”,
magari qualche islandese che lo ha appreso a proprie spese. Si tratta
di uno dei giochetti finanziari più noti e spiegabili anche a chi non è
specialista di finanze. Il “carry trade” è una speculazione che
consiste in questo: io banca prendo a prestito il denaro in paesi che
hanno tassi di interesse più bassi, e lo cambio nella valuta di paesi
che pagano un rendimento maggiore: in questo modo ripago il debito che
avevo contratto e ci guadagno anche con la stessa operazione
finanziaria, con pochi clic sullo schermo del mio computer. Magia.
Le
banche avevano fatto così per anni con l’Islanda. Si facevano prestare
i soldi in Giappone, dove pagavano poco più dello zero in interessi, e
reinvestivano a Reykjavík lucrando interessi ben più alti, così
creando una bolla finanziaria molto più estesa delle masse monetarie
impiegate. Trilioni di dollari (quelli del vocabolario italiano e non quelli dei manualetti di Attivissimo) alla fine scoppiarono in tutta la loro virtualità e
gli islandesi si trovarono sul groppone un debito impagabile. In parte
si son rimessi in piedi ripudiando il debito e mettendo in galera
qualche banchiere. Cosa che occorrerà fare anche altrove.
Come ha notato John Mason,
professore di Finanze presso la Penn State University ed ex-economista
senior presso la Federal Reserve, la maggior parte dello stimolo
monetario generato dal sistema della Federal Reserve a tasso zero
sembra essersi indirizzato sul mercato dell’Eurodollaro. Anche questo è
“Carry Trade”. Il prestito avviene off-shore, ed è sottoscritto
proprio dal sistema della Federal Reserve. Ciò che era nato per
stimolare Main Street (ah, la retorica obamiana!) è finito invece a
Wall Street, in una grande pratica speculativa, senza quasi che un
dollaro sia andato a sanare il motore ingrippato dell’economia USA,
tecnicamente già fallita. “Pratica speculativa” significa che non c’è
stato nessun moltiplicatore del credito nel sistema dei prestiti alle imprese e al lavoro, come promesso, ma si è innescato invece un moltiplicatore del credito nel sistema bancario ombra, quello dei dollari che viaggiano in un nanosecondo.
I
67 miliardi di dollari “effettivi” – di cui parla Attivissimo fra un
lazzo, un insulto e un cachinno – innescano esattamente manovre per
2500 miliardi create dal nulla, perché Citigroup ha bisogno di questo
doping per tenere in piedi il suo motore sovralimentato, senza più
legami con l’economia reale. È così sbagliato considerare anche il loro
effetto aggregato? Io ritengo di no. E penso che anzi perfino quelle
cifre nominali, riportate dal senatore Bernie Sanders e poi da Chiesa
sulla scorta dell’audit, non riescano nemmeno a tenere conto della reale
dimensione delle masse monetarie realmente attivate.
Lo so che
il gergo finanziario è pesante, ma questo è, e ce lo dobbiamo tenere:
questo mastodontico flusso di transazioni parallele, da cliente a
cliente, è definito «Over The Counter» (OTC).
È un mondo ancora più irraggiungibile da qualsivoglia audit o da
indagini tributarie. Chi voglia farsi rassicurare dal genio finanziario
dei debunker, si accomodi. Chi voglia saggiamente preoccuparsi,
consideri invece che il mondo parallelo delle transazioni Over The
Counter vale – almeno dal punto di vista nominale – decine di volte il PIL degli USA e dell’Europa.
I giochetti della FED hanno consentito a banche stracolme di attivi
“tossici” di proseguire ancora, di farsi alcuni nuovi giri di giostra.
Con alcuni soggetti i giri di giostra erano lenti. Con altri erano velocissimi.
Se ho un giorno intero
per restituire un prestito e mi chiamo Goldman Sachs, e ho dei sistemi
che mi permettono di investire e disinvestire in una frazione di
secondo e di ripetere il giochino sfruttando i margini e i
differenziali subito dopo per milioni di volte, spostando i soldi in
qualsiasi punto del pianeta, capite bene che quel giorno intero non lo
sto misurando con il metro della massaia linguista di Lugano, e nemmeno
con i riflessi da bradipo dei governi. Quel giorno è per me
un’eternità piena di fatti che riempiono i miei forzieri. E così i
giorni interi successivi in cui ho a disposizione quella provvista extra
e autoliquidante che mi regalano alla FED. Magari i forzieri si
riempiono “nominalmente”: i fantastiliardi (cercali nel
vocabolario, Attivissimo) si convertono in denaro reale solo in piccole
percentuali, quelle che fanno yacht e Saint-Tropez. Il resto è garanzia
per ulteriori prestiti. È riserva frazionaria fittizia per
moltiplicare la massa monetaria non circolante. È innesco di urti
irresistibili per condizionare il potere politico, quando si inchina
“ai Mercati” e la maggior parte dei lettori sotto i quarant’anni non
vedrà realisticamente una pensione, al netto delle preziose
assicurazioni anti-apocalisse di Attivissimo. Il quale non è nemmeno un
agente del Nuovo ordine globale. E’ solo uno che usa a suo modo la
lingua

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