Stop al panico!

di Pino Cabras – da Megachip.

Feriti, incendi, assalti, pistole puntate ad altezza d’uomo. Gli scontri di piazza a Roma, dopo il voto che ha acquistato la fiducia parlamentare in favore dello statista di Villa Bungabunga, sembrano apparentemente smentire un recente articolo che si chiedeva di cosa avesse paura la Casta, mentre si rifugiava dietro le auto blu e le zone rosse, in questi giorni frenetici della politica. Ebbene, qualcosa bolliva per davvero nella pentola a pressione italiana.
Bisogna semmai serbare un sospetto che invece confermerebbe per altre vie il senso dell’articolo: che non ci fosse nessuna spinta popolare spontanea alla violenza e che i disordini di piazza siano stati alimentati con i soliti trucchi a suo tempo rivendicati dal quondam Cossiga e sperimentati quasi dieci anni fa al G8 di Genova (anche allora una Zona Rossa).
Il caos alimentato ad arte potrebbe servire a screditare le lotte genuine – ancorché esasperate – di un paese in crisi e in declino accelerato: quelle degli studenti, dei lavoratori, dei difensori del bene comune. Il caos, con l’additivo degli agenti della violenza, gli “utilissimi” agenti Black Bloc, potrebbe essere alimentato per provocare il consueto “riflesso d’ordine” in grado di corroborare persino un governo debolissimo e retto sulla prostituzione politica. Non è un bel segnale, quello di Roma. Occorrerà mantenere nervi saldi e rifiutare il terreno della violenza. Hanno paura. Vero. Ma la loro viltà è superata dall’intento di dire a tutti «abbiate paura». Serve ragionare, e rispondere come una canzone rap italiana di vent’anni fa: «Stop al panico!».

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