Follie caucasiche

di Pino Cabras

Un convoglio russo nei pressi del villaggio di Dzhaba, nell’Ossezia del Sud.
Foto: Dmitry Kostyukov/Agence France-Presse — Getty Images
Fonte: New York Times
L’esordio del conflitto fra Georgia e Russia deve farci rizzare i capelli. Non era affatto imprevedibile. Dobbiamo renderci conto dell’irresponsabile leggerezza con la quale presso le cancellerie europee si sono mossi già troppi passi verso un’adesione alla NATO della Georgia. Grazie alla “clausola d’impegno” dell’articolo 5 dell’Alleanza, saremmo facilmente esposti a uno scenario di possibile guerra con la Russia, che in Georgia ha molte vecchie questioni irrisolte, sullo sfondo di una contesa al centro del Grande Gioco della conquista dell’Eurasia, il teatro più ambito dagli strateghi delle medie e grandi potenze e più temuto da chi ha a cuore la pace. Una guerra della NATO con la Russia sarebbe una guerra mondiale. Se non vogliamo far entrare nemmeno nell’anticamera della Storia una simile scena catastrofica, dovremo moltiplicare l’attenzione per cercare soluzioni diplomatiche urgenti e per accantonare la follia di un ingresso di Tblisi nella NATO.
A critica dell’operato del presidente georgiano Saakashvili – in termini molto duri – è intervenuto su «Il Sole 24 Ore» anche Piero Sinatti, un grande esperto di Russia e questioni del Caucaso. Di seguito è riportato un ampio stralcio del suo articolo, che può essere peraltro letto per esteso QUI.
Lo sbaglio di Saakashvili

[…] Prendendo rapidamente il controllo di Tskhinvali, Mosca ha messo il presidente Saakashvili di fronte alle sue pesanti responsabilità e al suo più grave errore: quello di presupporre che la Russia non avrebbe risposto manu militari al massiccio attacco georgiano.
Quella che ieri sembrava una vittoria (la presa della capitale ossetina), giocata sulla sorpresa e sulla violazione di impegni di tregua, assunti alla vigilia anche da lui stesso, rischia di trasformarsi in una micidiale sconfitta per Saakashvili.
Nonostante i grandi e costosissimi sforzi di modernizzazione dell’esercito georgiano, condotta con il supporto politico e finanziario Usa e con quello tecnico ucraino, Tbilisi non è minimamente in grado di sostenere un confronto armato con Mosca. Per questo, Saakashvili ha una sola alternativa ragionevole: accettare la proposta russa – che la comunità internazionale dovrebbe appoggiare – di ritiro delle truppe di Tbilisi nelle posizioni occupate prima dell’attacco dell’8 agosto e accettazione – finora pervicacemente respinta – dell’impegno a rinunciare all’uso della forza. Impegno che si richiede anche alle altre due parti in causa.
La comunità internazionale, gli Usa e in particolare l’Unione Europea, cui Mosca ha chiesto un’attiva e convinta mediazione (si vedano i colloqui telefonici tra il presidente Medvedev e la cancelliera tedesca Merkel del 9 agosto), dovranno intervenire perché cessino i combattimenti e il conflitto non continui e si estenda, provocando ulteriori perdite umane e distruzioni (come quella di Tskhinvali).
Le intenzioni di Saakashvikli di dichiarare lo stato di guerra e il coprifuoco nel suo Paese non promettono niente di buono. Egli si è rivelato un leader avventurista, irresponsabile e inaffidabile. Dovranno ricredersi, finalmente, quanti finora gli hanno conferito diplomi di democraticità, legittimità e abilità politica. Sono gli stessi, a cominciare dagli Usa, che vorrebbero concedere alla Georgia la carta del piano di ammissione alla NATO il prossimo dicembre, nella prevista conferenza di Bruxelles.»

Nella blogosfera troviamo un’altra analisi molto critica della situazione, quella di Stefano Grazioli, anche lui esperto di vicende russe. Il tema viene affrontato con un tono polemico che poco lascia al politically correct. L’articolo originale è QUI.
Ecco l’analisi:
Psicopatologia di Mikhail Saakashvili
Attenzione: post non ortodosso.

Misha ha la fama di essere un po’ un puttaniere, ma forse questa è una delle migliori qualità. È un populista di prim’ordine, un politico scaltro, sa utilizzare benissimo i media. La sua strategia politica, imperniata sul nazionalismo antirusso, è finita come doveva finire: dal 2004 ha continuato a ripetere che avrebbe risolto la questione dell’integrità territoriale del paese in un modo o nell’altro. Ha scelto quello peggiore.
La situazione in Sud Ossezia, come in Abkhazia, de jure facenti parti della Georgia, de facto separate (anzi più russe che indipendenti: praticamente tutti hanno passaporto russo, il rublo è la moneta che circola, l’economia va avanti solo con le sovvenzioni di Mosca, e questo non dall’altro ieri, ma da una qundicina d’anni) è peggiorata dopo l’indipendenza del Kosovo, non riconosciuta dalle organizzazioni internazionali, ma da singoli stati. I frozen conflicts si stanno scongelando, con la complicità di chi è sempre stato a guardare.
Misha non si è svegliato l’altra mattina e ha deciso di attaccare Tshinkvali e riportare l’Ossezia a tutti gli effetti sotto la giurisdizione georgiana. Da mesi si preparava da una parte l’attacco, dall’altra la reazione. Saakashvili sapeva che avrebbe scatenato la reazione russa. E come poteva essere altrimenti? Si possono bombardare soldati e civili russi senza che il Cremlino pensi a una reazione?
Un paio di spiegazioni a quello che è successo:
A) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato a una blitzkrieg per riconquistare prima l’Ossezia del sud, poi l’Abkhazia (visto che i problemi si risolvono così per una, si possono risolvere alla stessa maniera anche per l’altra) pensando che i russi fossero tutti a Pechino e nessuno si accorgesse di nulla. Senza pensare alle conseguenze.
B) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato a una blitzkrieg per riconquistare prima l’Ossezia del sud, poi l’Abkhazia, sapendo che i russi sarebbero intervenuti. Ma ha calcolato tutto. In questo caso ci sono altre tre spiegazioni:
B1) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che la Georgia da sola possa resistere a una guerra con la Russia e magari vincerla.
B2) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che facendo una telefonata a Washington arrivino in aiuto tutti i marines ora in Iraq.
B3) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che non potrà comunque resistere, ma un bel bagno di sangue non fa male a nessuno.
C) Saakashvili è completamente pazzo: non ha pensato a nulla, se non al fatto che se non avesse scatenato l’attacco ora non l’avrebbe fatto più. Questo perché quando a Washington sarà cambiata l’aria, saranno in pochi a volerlo tenere in piedi. In questi anni ha combinato più disastri che altro e solo mantenendo la promessa di riconquistare i territori ormai perduti potrà entrare nella storia come un vincente. Il signore è presuntuoso e arrogante a sufficienza per decidere di non ascoltare i consigli di nessuno. Il risultato è visibile a tutti.
Sulla Russia. Il Cremlino non ha certo avuto alternative: non rispondere all’attacco era impossibile. Per ragioni geostrategiche e umanitarie. C’è solo da sperare che non esagerino. In questa situazione si vedrà la capacità di Medvedev di reggere la scena internazionale.
Previsione: ritorno allo status quo entro qualche settimana. Abkhazia e Sud Ossezia più vicine all’indipendenza e alla Russia. Fine politica di Mikhail Saakashvili.

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