Foto: Dmitry Kostyukov/Agence France-Presse — Getty Images
Fonte: New York Times
[…] Prendendo rapidamente il controllo di Tskhinvali, Mosca ha messo il presidente Saakashvili di fronte alle sue pesanti responsabilità e al suo più grave errore: quello di presupporre che la Russia non avrebbe risposto manu militari al massiccio attacco georgiano.
Quella che ieri sembrava una vittoria (la presa della capitale ossetina), giocata sulla sorpresa e sulla violazione di impegni di tregua, assunti alla vigilia anche da lui stesso, rischia di trasformarsi in una micidiale sconfitta per Saakashvili.
Nonostante i grandi e costosissimi sforzi di modernizzazione dell’esercito georgiano, condotta con il supporto politico e finanziario Usa e con quello tecnico ucraino, Tbilisi non è minimamente in grado di sostenere un confronto armato con Mosca. Per questo, Saakashvili ha una sola alternativa ragionevole: accettare la proposta russa – che la comunità internazionale dovrebbe appoggiare – di ritiro delle truppe di Tbilisi nelle posizioni occupate prima dell’attacco dell’8 agosto e accettazione – finora pervicacemente respinta – dell’impegno a rinunciare all’uso della forza. Impegno che si richiede anche alle altre due parti in causa.
La comunità internazionale, gli Usa e in particolare l’Unione Europea, cui Mosca ha chiesto un’attiva e convinta mediazione (si vedano i colloqui telefonici tra il presidente Medvedev e la cancelliera tedesca Merkel del 9 agosto), dovranno intervenire perché cessino i combattimenti e il conflitto non continui e si estenda, provocando ulteriori perdite umane e distruzioni (come quella di Tskhinvali).
Le intenzioni di Saakashvikli di dichiarare lo stato di guerra e il coprifuoco nel suo Paese non promettono niente di buono. Egli si è rivelato un leader avventurista, irresponsabile e inaffidabile. Dovranno ricredersi, finalmente, quanti finora gli hanno conferito diplomi di democraticità, legittimità e abilità politica. Sono gli stessi, a cominciare dagli Usa, che vorrebbero concedere alla Georgia la carta del piano di ammissione alla NATO il prossimo dicembre, nella prevista conferenza di Bruxelles.»
Attenzione: post non ortodosso.
Misha ha la fama di essere un po’ un puttaniere, ma forse questa è una delle migliori qualità. È un populista di prim’ordine, un politico scaltro, sa utilizzare benissimo i media. La sua strategia politica, imperniata sul nazionalismo antirusso, è finita come doveva finire: dal 2004 ha continuato a ripetere che avrebbe risolto la questione dell’integrità territoriale del paese in un modo o nell’altro. Ha scelto quello peggiore.
La situazione in Sud Ossezia, come in Abkhazia, de jure facenti parti della Georgia, de facto separate (anzi più russe che indipendenti: praticamente tutti hanno passaporto russo, il rublo è la moneta che circola, l’economia va avanti solo con le sovvenzioni di Mosca, e questo non dall’altro ieri, ma da una qundicina d’anni) è peggiorata dopo l’indipendenza del Kosovo, non riconosciuta dalle organizzazioni internazionali, ma da singoli stati. I frozen conflicts si stanno scongelando, con la complicità di chi è sempre stato a guardare.
Misha non si è svegliato l’altra mattina e ha deciso di attaccare Tshinkvali e riportare l’Ossezia a tutti gli effetti sotto la giurisdizione georgiana. Da mesi si preparava da una parte l’attacco, dall’altra la reazione. Saakashvili sapeva che avrebbe scatenato la reazione russa. E come poteva essere altrimenti? Si possono bombardare soldati e civili russi senza che il Cremlino pensi a una reazione?
Un paio di spiegazioni a quello che è successo:
A) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato a una blitzkrieg per riconquistare prima l’Ossezia del sud, poi l’Abkhazia (visto che i problemi si risolvono così per una, si possono risolvere alla stessa maniera anche per l’altra) pensando che i russi fossero tutti a Pechino e nessuno si accorgesse di nulla. Senza pensare alle conseguenze.
B) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato a una blitzkrieg per riconquistare prima l’Ossezia del sud, poi l’Abkhazia, sapendo che i russi sarebbero intervenuti. Ma ha calcolato tutto. In questo caso ci sono altre tre spiegazioni:
B1) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che la Georgia da sola possa resistere a una guerra con la Russia e magari vincerla.
B2) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che facendo una telefonata a Washington arrivino in aiuto tutti i marines ora in Iraq.
B3) Saakashvili è completamente pazzo: ha pensato che non potrà comunque resistere, ma un bel bagno di sangue non fa male a nessuno.
C) Saakashvili è completamente pazzo: non ha pensato a nulla, se non al fatto che se non avesse scatenato l’attacco ora non l’avrebbe fatto più. Questo perché quando a Washington sarà cambiata l’aria, saranno in pochi a volerlo tenere in piedi. In questi anni ha combinato più disastri che altro e solo mantenendo la promessa di riconquistare i territori ormai perduti potrà entrare nella storia come un vincente. Il signore è presuntuoso e arrogante a sufficienza per decidere di non ascoltare i consigli di nessuno. Il risultato è visibile a tutti.
Sulla Russia. Il Cremlino non ha certo avuto alternative: non rispondere all’attacco era impossibile. Per ragioni geostrategiche e umanitarie. C’è solo da sperare che non esagerino. In questa situazione si vedrà la capacità di Medvedev di reggere la scena internazionale.
Previsione: ritorno allo status quo entro qualche settimana. Abkhazia e Sud Ossezia più vicine all’indipendenza e alla Russia. Fine politica di Mikhail Saakashvili.