Gaza, Repubblica e Odifreddi: la censura impossibile

di Pino Cabras – da Megachip.

Qualcuno si stupisce che La Repubblica abbia censurato brutalmente un post di Piergiorgio Odifreddi sul nuovo massacro di Gaza, portando  l’autore a chiudere il suo blog intitolato “Il non-senso della vita”.
Noi non ci sorprendiamo, da osservatori della parabola seguita per anni
dai più importanti organi di informazione in tema di Israele e
Palestina. Così, sul quotidiano israeliano Haaretz possiamo trovare articoli estremamente critici verso i crimini della classe dirigente di Israele. Su Repubblica invece non si può. Questo perché Repubblica non è la nostra Haaretz, ma la nostra Pravda. Non sia mai che accolga paragoni come quelli di Odifreddi. Infatti non ha mai pubblicato gli analoghi raffronti pronunciati nel 2009 nientemeno che da un deputato ebreo inglese, Gerald Kaufman.  Patetici
davvero, questi censori, che ancora oggi pensano che quel che non
pubblicano non esista, e invece si ritrovano a essere travolti da una
reazione web virale.
Lo hanno fatto tanti siti e lo facciamo anche noi: riproponiamo a futura
memoria sia il testo oscurato, sia il post con il quale il matematico
si congeda dal blog. 

Dieci volte peggio dei nazisti

di Piergiorgio Odifreddi, 19 novembre 2012.
«Uno
dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la
strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi
“giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335
italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla
resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32
militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna
della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del
motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a
uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler,
l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima,
nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E
quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte
15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer.
Dopo
la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu
commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu
scarcerato per “motivi di salute”
(tra virgolette, perché
sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich
Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel
1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed
estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a
Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine.
Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza
palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta
bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di
migliaia di truppe.
Il
che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per
punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver
chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore!
Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante
l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta
con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400
palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15
morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas.

Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a
quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di
quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e
dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a
far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato
uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale
internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi
generali?»

809 giorni di libertà

di Piergiorgio Odifreddi, 20 novembre 2012.

l non-senso della vita è
iniziato il 31 agosto 2010, e ha cercato di gettare uno sguardo il più
possibile razionale, e dunque non convenzionale, sugli avvenimenti che
la cronaca proponeva quotidianamente alla nostra attenzione. Lo stesso
titolo del blog, nonostante la palese provocazione filosofica e
teologica, intendeva programmaticamente indicare che gli spunti di
meditazione e di discussione sarebbero stati scelti, in maniera
idiosincratica, tra quelli che potevano essere considerati come
“portatori di non senso”.
Per 809 giorni Repubblica.it
ha generosamente ospitato le mie riflessioni, che spesso non
coincidevano con la linea editoriale del giornale, e ha offerto loro
l’invidiabile visibilità non solo del suo sito, ma anche di un richiamo
speciale nella sezione Pubblico. Da parte mia, ho approfittato di questa
ospitalità per parlare in libertà anche di temi scabrosi e non politically correct, che vertevano spesso su questioni controverse di scienza, filosofia, religione e politica.
Naturalmente,
sapevo bene che toccare temi sensibili poteva provocare la reazione
pavloviana delle persone ipersensibili. Puntualmente, vari post hanno
stimolato valanghe (centinaia, e a volte migliaia) di commenti, e aperto
discussioni che hanno fatto di questo blog un gradito spazio di
libertà. Altrettanto naturalmente, sapevo bene che la sponsorizzazione
di Repubblica.it poteva riversare sul sito e sul giornale
proteste direttamente proporzionali alla cattiva coscienza di chi si
sentiva messo in discussione o criticato.
Immagino
che il direttore del giornale e i curatori del sito abbiano spesso
ricevuto lagnanze, molte delle quali probabilmente in latino. Ma devo
riconoscere loro di non averne mai lasciato trasparire più che un vago
sentore, e di aver sempre sposato la massima di Voltaire: “detesto ciò
che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Mai e
sempre, fino a ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte
ad altre lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico.
Cancellare
un post non è, di per sè, un grande problema: soprattutto nell’era
dell’informatica, quando tutto ciò che si mette in rete viene clonato e
continua comunque a esistere e circolare. Non è neppure un grande
problema il fatto che una parte della comunità ebraica italiana non
condivida le opinioni su Israele espresse non soltanto da José Saramago e
Noam Chomsky, al cui insegnamento immodestamente mi ispiro, ma anche e
soprattutto dai molti cittadini israeliani democratici che non approvano
la politica del loro governo, ai quali vanno la mia ammirazione e la
mia solidarietà.
Il
problema, piccolo e puramente individuale, è che se continuassi a
tenere il blog, d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che
penso, e dunque scrivo, può non essere gradito a coloro che lo leggono:
qualunque lingua, viva o morta, essi usino per protestare. Dovrei, cioè,
diventare “passivamente responsabile”, per evitare di procurare guai.
Ma poiché per natura io mi sento “attivamente irresponsabile”, nel senso
in cui Richard Feynman dichiarava di sentirsi in Il piacere di trovare le cose, preferisco fermarmi qui.
Tenere
questo blog è stata una bella esperienza, di pensiero e di vita, e
ringrazio non solo coloro che l’hanno ospitato e difeso, ma anche e
soprattutto coloro che vi hanno partecipato. La vita, con o senza senso,
continua. Ma ci sono momenti in cui, candidamente, bisogna ritirarsi a
coltivare il proprio giardino.

Fonte: http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/11/20/809-giorni-di-liberta/.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.