Gli USA tengono colloqui ad alto livello con i ribelli siriani in cerca di armi a Washington

di Peter Foster e Ruth SherlockDaily Telegraph
Tradotto su Megachip.

I
ribelli siriani hanno tenuto incontri con alti funzionari del governo
USA a Washington mentre cresce la pressione nei confronti degli Stati
Uniti affinché autorizzino una spedizione di armi pesanti, tra cui
missili terra-aria, per combattere il regime di Assad, ha appreso il
«Daily Telegraph».
 
WASHINGTON (15
giugno 2012) – Un alto rappresentante dell’Esercito Siriano Libero si è
incontrato la scorsa settimana presso il Dipartimento di Stato degli
Stati Uniti con l’ambasciatore Usa in Siria, Robert Ford e con Frederick
Hoff, coordinatore speciale per il Medio Oriente, secondo conferma
delle fonti interpellate.
Gli
emissari dei ribelli, equipaggiati con un iPad che mostrava i piani
dettagliati su Google Earth che identificano le postazioni dei ribelli e
gli obiettivi di regime, si sono inoltre incontrati con i massimi
componenti del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che consiglia il
presidente Obama sulle politiche di sicurezza nazionale.
I
rappresentanti dell’ESL a Washington hanno compilato una “lista mirata”
di armamenti pesanti, tra cui missili anti-carro e mitragliatrici
pesanti con l’intento di presentarla ai funzionari del governo USA nel
corso delle due settimane successive.
Le
consultazioni hanno preceduto la riunione del G20 della successiva
settimana a Los Cabos, in Messico, dove i funzionari britannici e
statunitensi sarebbero stati chiamati a fare un ultimo tentativo per
ottenere dal presidente russo Vladimir Putin di intervenire nella crisi
siriana.
Privatamente,
i diplomatici occidentali ammettono ormai di coltivare scarse speranze
di forzare un cambio di opinione della Russia, che ha sempre rifiutato
di piegarsi alle pressioni statunitensi e britanniche intese a farle
fare di più per arrestare lo scivolamento della Siria nella guerra
civile settaria.
Mentre
rimane poco entusiasmo per un intervento militare diretto occidentale,
il «Daily Telegraph» ha appreso che piani di emergenza avanzati sono già
in campo per la fornitura di armi pesanti ai ribelli, tra cui
sofisticate armi anticarro e missili terra-aria.
L’aspettativa
è che il passaggio verso quel che è stato descritto come intervento in
Siria tipo «Libia light» prenda forza dopo l’atteso fallimento del piano
di pace Annan e la riunione del Gruppo di Contatto sulla Siria previsto
per il 30 giugno a Ginevra.
Fonti
ad alto livello della diplomazia in Medio Oriente hanno riferito che
delle armi fornite dai libici, pagate con fondi governativi dell’Arabia
Saudita e del Qatar e donazioni private, erano già state stoccate in
attesa dell'”inevitabile” intervento necessario per porre fine al regime
di Assad.
«L’intervento
avverrà. Non è una questione di “se”, ma di “quando”. I libici sono
disposti a fornire le armi anticarro, altri sono disposti a pagare per
questo», ha riferito la fonte.
Ha
aggiunto, tuttavia, che la Turchia «non aprirebbe le paratie» operando
come canale per le armi, a meno che non ci sia un appoggio della Nato e
degli USA che garantirebbe loro sostegno in caso di una reazione
siriana, eventualmente caratterizzata dalla mobilitazione di gruppi
curdi siriani contro la Turchia.
Fonti
diplomatiche del Medio Oriente hanno affermato che l’amministrazione
Obama era pienamente consapevole dei preparativi in atto per armare i
gruppi di opposizione siriani.
Gli
Stati Uniti hanno inoltre accettato di far parte di un gruppo di paesi
che coordina l’assistenza ai ribelli, hanno segnalato le fonti, ma
stavano ancora deliberando in merito al lasso di tempo giusto per dar
vita all’escalation.
L’amministrazione
Obama, che aveva incentrato la campagna elettorale sulla promessa di
porre fine alle guerre in Iraq e Afghanistan, è stata riluttante a dare
il semaforo verde all’intervento militare in Siria, dal momento che
punta a ottenere un secondo mandato da un elettorato stanco della
guerra.
Tuttavia
i patrocinatori della fornitura d’armi ai ribelli stanno ora sostenendo
con forza che l’inazione degli Stati Uniti rende Obama vulnerabile
rispetto alle accuse del campo repubblicano sul fatto che stia «agendo
sottotraccia» al costo di migliaia di vite siriane innocenti:
un’insinuazione che potrebbe appiccicarsi se avvenisse un altro
massacro.
Coloro
che a Washington stanno facendo pressioni per conto dei ribelli
dell’Esercito Siriano Libero sono consapevoli della limitata spinta
politica verso l’intervento tipica di un anno di elezioni, e che
qualsiasi operazione necessiterebbe con ogni probabilità di essere
fissata prima che gli influenti parlamentari del Congresso tornino alle
loro circoscrizioni per la pausa estiva, in luglio.
I
reportage sul fatto che pesanti armi anticarro siano state introdotte
questa settimana di nascosto in Siria sono stati negati da fonti
dell’ESL che hanno dichiarato che i ribelli erano ancora armati solo di
lanciagranate RPG-7.
Tuttavia,
il «Daily Telegraph» ha compreso che i contatti tra i gruppi ribelli e
agli alti funzionari del governo degli Stati Uniti hanno ormai raggiunto
lo “stadio della reciproca conoscenza”, proprio nel momento in cui
l’amministrazione fa fronte al rischio crescente di dover sanzionare un
qualche tipo di intervento indiretto.
Ai
piani alti del mondo della Difesa USA si teme che le armi sofisticate
possano cadere in mano militanti islamisti, o accelerare il ciclo di
uccisioni- vendetta settaria, anziché provocare la rapida scomparsa del
regime di Assad.
L’ESL
è stata a lungo considerata come il nome dato a un insieme di milizie
disparate. Il movimento si è dato un migliore sistema di comando e una
struttura di controllo sul terreno negli ultimi mesi, istituendo dei
consigli militari dell’opposizione in dieci città e cittadine siriane,
compresa la capitale.
Traduzione per Megachip a cura di Ariel Pisanu e Pino Cabras.

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