“Coloro che non ricordano il passato sono destinati a ripeterlo”
(G. Santayana).
di Pierluigi Fagan.
da Megachip.
Non avendo noi una comunità giapponese corposa e influente come quella ebraica, surrogo la mancanza, ricordando le forse 200.000 vittime civili di Hiroshima (di cui ricorre oggi il 71° anniversario) e Nagasaki.
Come ebbe a dire Leo Szilard, che assieme ad Albert Einstein fu uno dei più influenti promotori scientifici del Progetto Manhattan, salvo poi dissociarsi dall’effettivo sgancio dell’ordigno:
«Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle città come un crimine di guerra e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga e li avremmo impiccati.»
In subordine, si sarebbe potuto istruire un processo per contravvenzione delle Convenzioni dell’Aja (1899, 1907) – peraltro ratificate dagli Stati Uniti – in base all’art. 25 della seconda:
«È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi».
Ma la Grande Nazione Cristiana né venne processata, né si sentì mai in colpa ed anzi diede la surreale giustificazione che i pochi morti di quei due giorni salvarono molti più morti potenziali.
Memoria di Hiroshima. Per tutti gli umani che quella prima mattina di un martedì d’estate stavano iniziando il giorno che non avrebbero finito:
La commemorazione musicale ha molte analogie con le impressioni acutissime ed emozionanti sollevate da un’altro ricordo sinfonico, quello di Krzysztof Penderecki.