di Pino Cabras – da Megachip.
«Un uomo in sofferenza psichica ha colpito un altro uomo in sofferenza psichica che credeva di essere invincibile anche durante i bagni di folla. Tutto qui». Fra migliaia di commenti apparsi su Facebook per parlare del corpo di Silvio Berlusconi violato a Milano mi ha stupito questo. Riesce, paradosso dei tempi, a rassicurare. Ma non sono tempi rassicuranti.
La tempesta perfetta che si addensa intorno alla Seconda Repubblica vede entrare in gioco tutti gli elementi tipici di una crisi politica italiana. È già accaduto nel 1947-48 e anche nel 1992-94, quando invece crollava la Prima Repubblica. E quindi, anche oggi, ecco la mafia, i grandi processi, i riposizionamenti politici, le trame dei settori più opachi degli apparati statali. E poi lo sguardo degli altri paesi. E la partecipazione popolare, che cerca forma e colore mentre – e questo vale per le ultime due crisi – i partiti evaporano. Sullo sfondo incombe la Grande Crisi economica e finanziaria, che comincia a mordere sempre di più e si presenta come una variabile troppo grossa per essere prevedibile. Tutti intervengono, chi con un piano, chi per reazione.
Un pazzo però è un pazzo, e sfugge a tutti i criteri normali. Inserisce una fuga narrativa incomprensibile in mezzo a giochi più grandi e apparentemente razionali.
Pazzo un Pallante che spara a Togliatti, ad esempio.
Non parliamo dell’America che ha visto Oswald tirato in ballo per JFK, Sirhan Sirhan per RFK e Hinckley per Reagan, tre pazzi manovrati inseriti in dinamiche ben più misteriose, con complicità interne agli apparati di sicurezza.
Potrebbe sempre bastarci la spiegazione in apertura, per leggere pacatamente l’episodio dell’aggressione, ma siamo dentro una di quelle dinamiche del potere che richiedono attenzioni eccezionali. Il tramonto della Seconda Repubblica è una crisi costituzionale di prim’ordine, giocata da protagonisti «del tutto» spregiudicati, in primis lo stesso Berlusconi e tutto il suo apparato, a sua volta capace di confessare impunemente terribili bufale mediatiche per fini politici, come nel caso Feltri-Boffo, ultimo episodio di una lunga serie. È un contesto eccezionale in cui nulla sembra essere come sembra. Non dobbiamo fidarci delle ricostruzioni interessate, non dobbiamo credere ai provocatori, a coloro che vorranno creare assurdi paralleli fra le manifestazioni democratiche e la violenza, fra la critica e l’odio.
«Calma, non perdete la testa» disse Togliatti al risveglio dall’anestesia. Era la preoccupazione di uno dei co-fondatori della nostra democrazia. Si spera che nessuno le perda anche oggi. E la testa, e la democrazia. Il contesto si sta mostrando subito pericoloso: sento i cani da guardia del PDL che vogliono attribuire la responsabilità della violenza agli avversari in blocco; ma leggo l’immaturità politica di una parte del “popolo viola” in rete che fa cascare le braccia. Converrà loro maturare in fretta.
Seconda Repubblica è un termine impreciso. Ai costituzionalisti non piace, e dal loro punto di vista hanno formalmente ragione. Però spiega tante cose. La Prima Repubblica era un sistema di partiti e al centro stava la DC, all’opposizione il PCI. Crollò durante una “tempesta perfetta”, Tangentopoli. La Seconda Repubblica ha visto un radicale cambiamento del sistema dei partiti e al centro stava il sistema di potere di Silvio Berlusconi, con avversari sempre più deboli e alla fine finti. Ogni pezzo di potere e di contropotere ha definito se stesso in funzione di un accomodamento con questa ingombrante presenza. Ciò che non si accomodava è stato come una polvere che via via si accumulava sotto il tappeto, pronta a sbuffare fuori prima o poi. Questa polvere compone ad esempio i fantasmi del 1992-1994.
La domanda sulle stragi, su chi le volle, chi ne beneficiò e come, non avendo avuto risposte, si ripropone con nuova forza al momento della crisi.
La polvere delle finanze pubbliche è rimasta tanta, perché le caste e le cosche non hanno voluto pagare prezzi, mai. Oggi, da Dubai ad Atene, i prezzi si pagano. Presto si pagheranno anche a Milano e Roma.
Il sistema della comunicazione ha visto rafforzare la presa di Berlusconi con la storica complicità dei gruppi dirigenti del centrosinistra.
L’autorità giudiziaria ha ereditato un enorme patrimonio di credibilità che solo in parte ha bilanciato le enormi tensioni a cui l’ha sottoposta il motore della Seconda Repubblica, tanto che anche lì si insabbiano le inchieste politiche scomode (vedi “Why Not?”), con benedizioni dal Colle e silenzi dal PD.
C’è meno democrazia, meno coscienza del bene comune. Gli interessi sono frantumati e dispersi. C’è un senso di debolezza che sembra lambire tutti i poteri un tempo definiti “forti”. È più debole perfino Cosa Nostra, l’«organizzazione terroristico-mafiosa» di cui parla Spatuzza. Ed essendo più debole reagisce e ricatta, da socio in affari che non si fa mai scaricare, a costo di spargere sangue e veleni. Il ricatto colpisce e terrorizza il cuore della Seconda Repubblica, Silvio. E anche Silvio è più debole, ricattabile, prigioniero di promesse impossibili. Continuerà a farle, e non solo in Italia. Nel momento in cui riposiziona alcune scelte geopolitiche passando per Mosca, trova mille soldati da spedire a Kabul per placare le irritazioni di Washington. Altri leader meno ricattabili non sono stati altrettanto compiacenti. Dove troverà i soldi? Non mi aspetto barricate da PD e Di Pietro, visti i precedenti, ma vedremo. Di certo è un momento pericoloso, per le fughe in avanti.
Il corpo di Silvio farà di tutto per proclamare la sua improfanabilità in ogni aspetto del suo regime personale. Cercherà di rompere l’assedio. In alcuni casi cedendo a ricatti, in altri ricattando i ricattabili.
Chi crede nella democrazia sarà chiamato a organizzare un’alternativa politica seria, attenta a non farsi devastare dall’eterna Italia eversiva e gattopardesca, che continuerà a giocare tutte le sue carte.