Il M5S e l’Operazione Nuovo Imene

Io li ricordo, gli editoriali di Travaglio e Scanzi a fine 2020, quando volevano perculare me e alcuni altri parlamentari M5S mentre ci battevamo con ogni energia disponibile contro la corsa verso il baratro del fu MoVimento 5 Stelle. Anziché darci una mano, di fatto la diedero a chi aveva già ceduto molto e si preparava a cedere tutto. Poi hanno corretto il tiro e hanno capito che il nascente governo Draghi avrebbe meritato opposizione, ma si sono imbarcati in una nuova posizione estremamente contraddittoria: il culto di Conte, che contrappongono a Draghi ma che in realtà lo appoggia e ne mutua le idee neoliberiste e vetero-europeiste.
Io li ricordo quegli editoriali, perché davano manforte a una classe dirigente già fallita, reduce da un’impressionante serie di sconfitte mai seguite da un’autocritica che fosse una: un gruppo di governisti letteralmente disperati che consideravano il coraggio come la qualità più esecrabile in politica e che erano pronti a qualsiasi manipolazione delle regole pur di stare a galla.
Oggi che il M5S in un solo giorno lascia smantellare il Decreto Dignità e le norme sulla prescrizione e ci riporta al peggio, l’inescusabile viltà della sua nomenklatura emerge anche agli occhi di Travaglio. Ben arrivato. Magari prima o poi troverà utili le analisi che in tempi non sospetti abbiamo fatto mentre fondavamo “L’Alternativa c’è”, e magari si degnerà di intervistarci, anziché dapprima percularci e poi ignorarci.
La mia polemica con il Fatto Quotidiano comunque finisce qui. Ci sono ben altre urgenze, davvero. La controriforma draghiana sta accelerando e serve più che mai costruire un’opposizione organizzata che unisca chi aveva capito in tempo e chi ha capito tardi.
Però c’è un problema in questo quadro, che va chiarito fin dall’inizio: la corsa all’imenoplastica e alla tinteggiatura funeraria. Cioè la corsa già iniziata di alcuni grossi agitati topoloni della nomenklatura pentastellata a ricostruirsi chirurgicamente una verginità e a imbiancare i sepolcri in cui hanno infossato ogni rispetto dei propri elettori. Vedo gli strilli di Bonafede che deplora la riforma Cartabia – nuovo paradiso dell’impunità – perché è troppo anche per lui. Ma fino a ieri l’ho visto fare il capoclaque del gruppo parlamentare ridotto a una patetica “dépendance” di Draghi. La clinica delle nuove verginità è chiusa, kaputt. Nessun corso di programmazione neurolinguistica, nessuna acrobazia da orwelliani al sugo, nessun nuovo calcio al barattolo per spostare ancora di poco il rendiconto, niente di tutto questo sarà accettabile per chi vuole costruire un’opposizione che parta dalla verità storica e politica. Le finte autocritiche di persone ormai consumatesi nel sotto-sottogoverno non possono bastare al popolo del cambiamento, che c’è sempre, anche se tradito e avvilito. Qualcuno ha sbagliato strategia fino alla tragedia. Non può rimediare conservandosi in un ruolo ormai consumato fino al midollo.
Il vostro tempo si è esaurito. Finitela qui. Siete ormai pericolosi, perché dopo aver accettato di rimangiarvi tutto potreste essere pronti ad accettare perfino di peggio. E uno dei modi per fare di peggio potrebbe essere proprio quello di fingere di essere voi l’opposizione, un modo per prendere la rincorsa per fare nuovi inganni. Serve una fase nuova e rivoluzionaria.

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