Le polemiche del Contavertebre

Come diceva mia nonna, “Dio me ne scampi e liberi dei poveri arricchiti e dei cattivi che diventano buoni”. Mi metteva in guardia da quelli che vantano purezze molto artificiose che nascondono ipocritamente i propri difetti, sono intransigenti verso le scelte altrui e le riducono a una propria nuova misura contraffatta che innanzitutto non rispetta la propria vicenda umana, non sempre adamantina.
Stamane ho ripensato a questo, quando ho letto qualche rigo del più malmostoso degli agitatori che calcano la variegata scena delle proteste contro questo pessimo e potente governo. Parlo di Luca Teodori, uno che faceva il politico della Lega esattamente negli anni in cui il suo partito voleva spaccare l’Italia lungo linee apertamente razziste e i suoi dirigenti contavano le vertebre dei meridionali per vedere se ne avevano abbastanza. Il contavertebre in questione oggi punta il dito verso i parlamentari che stanno tentando di salvare quel che rimane della democrazia e lavorano per una prospettiva di opposizione combattiva decente, pragmatica, pluralista, battagliera e organizzata. È sempre lì a contare le vertebre di chi lavora. E, come sempre, non gli bastano mai, come le ampolle del Dio Po.
Il nostro peccato originale che l’ex alunno del vetero-leghismo non ci perdonerà mai è che all’inizio della crisi covid, nel 2020, abbiamo votato la fiducia ai provvedimenti del governo Conte. In quei provvedimenti, assieme a scostamenti di bilancio da 160 miliardi che finalmente rompevano le infernali regole di Maastricht, c’erano purtroppo i primi lockdown, in un’epoca in cui a un certo punto 4 miliardi di persone in contemporanea nel mondo, sotto ogni tipo di regime politico, erano confinate in casa. Per lui non conta che abbiamo onorato la nostra funzione di rappresentanza lottando come leoni per evitare – finché abbiamo potuto – il MES e altre eurotrappole. Siamo condannati per sempre, e guai alle tante persone che dialogano con noi ovunque in Italia. Non importa che noi teniamo alta la bandiera dell’opposizione al sultano del Draghistan, non importa che abbiamo fondato Alternativa come un partito diverso dal panorama dominante, nulla gli frega che abbiamo combattuto duramente contro le estorsioni del ‘green pass’ e oggi contro le scelte di un governo che vuole portarci alla guerra. Non importa che stiamo costruendo in tante città una prospettiva concreta e pluralista di forze sociali unite e in crescita. Per chi come lui ha la tigna di dividere e tarpare le ali all’opposizione, queste sono quisquilie, da portare in dote a Speranza dall’alto di qualche miserabile zerovirgola per cento.
C’è soprattutto un aspetto idiota nell’attacco che il contavertebre ci rivolge, ed è tipico di chi non vuole davvero cambiare regime politico. Quando vuoi un nuovo sistema lo devi costruire proprio avendo una capacità di persuasione che fa cambiare prospettiva e idea a chi a vario titolo aveva altre idee nel sistema precedente. In questo nuovo terreno saremo tutti ex qualcosa. Di sicuro noi siamo fedeli ai nostri ideali e ai nostri valori per i quali lotteremo con passione, schiena a schiena, dalla parte di un popolo che sta affrontando e affronterà molte sofferenze, ma vogliamo farlo senza scomuniche con tutte le persone di buona volontà che vogliono la libertà, la pace, una costituzione da attuare.
Come Alternativa costruiamo una forza popolare culturalmente e politicamente innovativa, disciplinata dai compiti difficili che ci attendono. Ci accompagniamo alle energie migliori del nostro popolo.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.