L’insegnamento di Giulietto Chiesa

Giulietto Chiesa ci lasciò tre anni fa. L’amico comune Adalberto Gianuario, qualche anno prima, aveva ricevuto da Giulietto una poesia, quasi un testamento spirituale, che a un certo punto recita così: «Pensavo di volere camminare/con il passo dell’uomo, ma penso che, chi mi vorrà cercare/ non mi troverà in questo secolo./ Sono andato più avanti, nel futuro che non vedrò: ho visto cose che era meglio non vedere.»
Questo afflato profetico, mentre le lancette dell’orologio della pace si avvicina alla Mezzanotte nucleare, viene oggi riconosciuto anche da molti che non credevano ai suoi allarmi.
Giulietto era un uomo di grande energia che cercava sempre di costruire una rete di relazioni umane e politiche con l’urgenza di rispondere per tempo alle drammatiche sfide contemporanee, nel tempo in cui – come amava dire – «l’Uomo per la prima volta ha perturbato l’Universo». Da uomo pensante e libero arrivava prima di molti altri a leggere la filigrana degli eventi.
Chiunque aveva il piacere di ascoltarlo, si ritrovava ad essere affascinato dalla sua lucidità, energia e capacità giornalistica. Il suo lascito ideale ci parla della necessità di creare un’aggregazione di persone che riporti il mondo – oggi in corsa verso le catastrofi e le guerre – ad avere «il passo dell’essere umano»
Era un maestro di un’intelligenza rara. Non intendiamo perdere l’insegnamento di un metodo critico coraggioso, che servirà anche alle generazioni a venire.
Ringrazio ancora Byoblu per aver ricordato Giulietto Chiesa due anni fa. Qui troverete un estratto della mia intervista di allora.


 

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