A Madrid per il Vertice parlamentare globale contro la fame e la malnutrizione

Oggi e domani sono a Madrid per il Vertice parlamentare globale contro la fame e la malnutrizione, un’occasione per scambiare informazioni di prima mano sulle azioni di decine di parlamenti di tutto il pianeta per combattere la fame, sofferta da oltre 800 milioni di persone.

Intervengo con una delegazione parlamentare italiana, qui rappresentata dai senatori e dai deputati delle commissioni permanenti del Senato e della Camera degli affari esteri e dell’agricoltura, le cui competenze sono coinvolte nei temi di questo Vertice, promosso dal parlamento e dal governo spagnolo (buon intervento del premier Sanchez), dall’Agenzia spagnola per la cooperazione e lo sviluppo e dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura).

Il Parlamento italiano ha una lunga tradizione di impegno su questi temi: questa esperienza è stata studiata dalle stesse Nazioni Unite e presa come modello per le migliori pratiche nei parlamenti nazionali durante il vertice di New York del 2015.

Nel territorio della Repubblica italiana, come è noto, è anche ospitato il Polo delle Nazioni Unite rappresentato dalla FAO, dall’IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) e dal PAM (Programma alimentare mondiale), una parte rilevante del quale è la Base Logistica di Brindisi, che sostiene operazioni di mantenimento della pace e umanitarie, specialmente in Africa.

Come europei, occorre che diamo sostanza alla Nuova alleanza tra Europa e Africa, recentemente rilanciata dalla Commissione europea e sviluppata dal Fondo fiduciario della Valletta. Sarà inoltre importante dare uno sguardo serio al documento della Commissione europea per la definizione di una strategia globale per l’Agenda 2030 nel 2019. Obiettivi ambiziosi per ora in mano a soggetti non abbastanza attivi a Bruxelles.

Come rappresentante della commissione per gli affari esteri, vorrei sottolineare in particolare la priorità della regione del Sahel per la politica italiana nel continente africano, una centralità testimoniata anche dall’apertura di un’ambasciata a Niamey, nel Niger.

L’Africa subsahariana riceve il 40% dei fondi italiani per la cooperazione, una quota leggermente aumentata negli ultimi anni. Complessivamente, dal 2012 al 2016, il contributo italiano della cooperazione internazionale è aumentato dallo 0,14 allo 0,26% del PIL, secondo i dati dell’OCSE.

Il modello italiano si basa oggi sulla sinergia tra l’Agenzia nazionale per la cooperazione allo sviluppo, istituita dalla legge di riforma del 2014, e l’azione del governo.

Uno dei cambiamenti più significativi previsti dalla riforma del 2014, votato all’unanimità da tutte le forze politiche, è il coinvolgimento diretto del settore privato, che sta acquisendo un ruolo crescente nella cooperazione e nello sviluppo.

Come emerso nella seconda Conferenza Italia Africa, tenutasi a Roma la settimana scorsa, l’Italia è tra i primi paesi in termini di investimenti diretti nel continente africano: nel 2016, con $ 11,64 miliardi di investimenti privati, l’Italia è stato il principale investitore europeo e il quarto al mondo dopo Cina, Emirati Arabi e Marocco.

In ogni caso, il concetto chiave che sta guidando le scelte future in merito alla presenza italiana in Africa è la sostenibilità degli interventi, ad esempio con una politica di promozione delle energie rinnovabili basata su un sistema di reti localmente autosufficienti.

Entrando nei temi di questo Vertice, sembra opportuno citare i dati diffusi dalla Banca Mondiale che danno la misura del potenziale africano: il continente detiene il 65% della terra arabile sul pianeta, una risorsa necessaria per sfamare i 4 miliardi abitanti che l’Africa conterà dopo la seconda metà del secolo.

Il 70% della popolazione africana vive grazie alle attività rurali. Pertanto, ogni sforzo per risolvere il problema della fame e della denutrizione deve mirare a rendere il settore agricolo il principale settore capace di creare ricchezza.

Oggi il problema del continente è rappresentato dalla difficoltà di creare valore aggiunto, e perciò ricchezza per i suoi abitanti. Ad esempio, sebbene l’Africa produca il 75% del cacao a livello globale (il 65% solo in Ghana e Costa d’Avorio), riceve solo il 2% dei 100 miliardi di dollari di fatturato annuo del cioccolato venduto in tutto il mondo. E questo esempio si applica a tutte le materie prime.

L’Africa esporta materie prime non trasformate. Sappiamo che sta qui la differenza sta tra le nazioni ricche e le nazioni povere: nella capacità di dare valore alle materie prime.

Sono quindi necessari sforzi per promuovere un’agroindustria davvero moderna nell’economia rurale africana. Abbiamo bisogno di costruire infrastrutture per sostenere l’agricoltura, lavorare su collegamenti infra-africani, logistica, tecnologie di conservazione, per impedire all’Africa di continuare a importare 35 miliardi di dollari l’anno di cibo e soprattutto per prevenire la perdita di cibo che condanna 350 milioni di persone.

Se è vero che nel 2030 il mercato alimentare e agroindustriale in Africa sarà di 1 trilione di dollari, ciò significa che la chiave di una certa prosperità si trova in questo settore.

Ci sono anche modelli positivi in paesi come l’Etiopia, il Ruanda o il Marocco, dove le piccole fattorie familiari e le piccole imprese stanno diventando centrali nella lotta contro la povertà e la fame.

Siamo un paese d’eccellenza per il settore agroalimentare, e ci sono alcune esperienze positive che vale la pena ricordare. Mi riferisco, ad esempio, al lavoro del distretto di pescatori di Mazara del Vallo, che lavora per il trasferimento di competenze e tecnologie con il distretto di pesca di Gran Bassam in Costa d’Avorio e con controparti in Guinea Equatoriale, nonché con il Nord Africa. Anche in questo settore c’è il lavoro della Cooperazione Italiana che ha aderito alla Global Donor Platform for Rural Development, una rete di 38 donatori creata per promuovere lo scambio di conoscenze e il dialogo su politiche e programmi in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.