Scalfari, ancora tu…

Una settimana fa vi avevo implorato. Procuratemi un saggio sulla storia dei tagliaunghie in Jakuzia, o un manuale che spieghi in bielorusso tutti i modi per sbucciare una banana, o financo un romanzo di Totti in braille, qualsiasi cosa che mi distragga dal buco nero in cui precipito quando persone crudeli mi mettono davanti agli occhi il sermone domenicale di Eugenio Scalfari. Ma voi niente. Distratti dallo spread e da mille cose serie, non mi avete offerto un salvagente.
Ed ecco che l’ho rifatto. Dopo anni che non lo leggevo, l’ho riletto per la seconda domenica consecutiva. E così l’editoriale che al bacino del Rio delle Amazzoni contende il primato della superficie è stato da me compulsato rigo per rigo.
E come domenica scorsa, non avendo io sufficienti energie nelle falangi né voi abbastanza sacche contenitive, sono costretto a farvene un sunto, assicurandovi tuttavia che la brevità qui distillata nulla toglie al significato realmente espresso dal fondatore di Repubblica.
Stavolta Scalfari fa un encomio di Mario Draghi, che lui conosce da sempre e con cui si sente al telefono sei volte all’anno non per parlare di lavoro ma di VIP soprattutto americani. Draghi e Scalfari si vogliono bene e Draghi dovrebbe fare il presidente di qualcosa che porti l’Europa nel club delle nuove tecnologie anche militari «in un mondo di continenti», qualsiasi cosa questo voglia dire, temo in modo incontinente.
Quell’ineffabile mostro di Di Maio è contro l’Europa, perché lo dice Scalfari, mentre Salvini vuole fare per conto di Putin il dittatore delegato di un’Europa a pezzetti, dove il Mediterraneo sarà «un bacino italo-russo», qualsiasi cosa voglia dire anche questo.
Draghi è un figo, perché solo lui ci salva contro i «paesi che sgarrano». Mi piace questa terminologia da guappo. L’Italia sgarra e quindi è giusto punirla. Ma l’Italia può farcela, ad esempio riducendo il cuneo fiscale di 20 punti, come in un paradiso del miele e del latte, e aumentando le tasse in modo progressivo. Solo che c’è Savona, mannaggia. Che per Scalfari non è mica quel tipo che ha scritto una manifesto per riformare la Politeia europea, bensì una specie di pupazzetto da lui modellato a cui attribuire, a dispetto di ogni dichiarazione, l’intenzione di tornare alla lira, tiè! Nel bacino italo-russo questo e altro, ragazzi!
Meno male che però c’è la speranza. Che ha la forma piumosa di Renzi che può dar vita a una specie di nuovo partito macroniano, da unire con un PD rinnovato da forze fresche come Zanda e Fassino.
Bene! Mi pare tempo di distogliermi da questo strazio. Per domenica prossima mandatemi pure una guida alla viticoltura nelle isole Far Oer e l’elenco dei comuni gemellati Sardegna-Kamchatka.

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