Attentato alla sinagoga. Organizzato dall’FBI

di Miguel MartinezKelebek Blog.

 

Come sanno i lettori di questo blog, e pochi altri, la quasi totalità degli attentati terroristici islamici negli Stati Uniti – ben 44 casi dal 2009 – sono stati preparati e messi in atto da un’unica organizzazione. Che non è al-Qaeda, ma l’FBI.

Alzi la mano, chi ha sentito parlare dei Newburgh Four
Newburgh è una cittadina vicina a New York, non più grande di Imola in
Italia, che le ha viste tutte.  Fondata da luterani tedeschi, sede del
comando dell’esercito ribelle durante la rivoluzione americana, grande
centro industriale; poi il declino – oggi è uno dei cinque comuni più “stressati” – la dicitura ufficiale – di tutto lo Stato.
Una
popolazione equamente divisa tra bianchi, neri e latini se la vede con
la disoccupazione, il crac, le caratteristiche famiglie basate su madri
sole, con padri assenti o in carcere. I figli militano in massa elle
contrapposte gang nere e latine.
Di
tanto in tanto, centinaia di agenti dell’FBI, con fucili da guerra e
mascherati, danno l’assalto al centro di Newburgh, portando via molte
decine di adolescenti alla volta. Le famiglie vengono così minate
ulteriormente, i ragazzi ricevono una dura formazione criminale in
carcere, ed escono più pericolosi di prima.
La soluzione escogitata è consistita nell’arrestare, non singoli criminali, ma tutti
i membri noti di ogni banda, con l’equivalente statunitense dell’accusa
di associazione mafiosa, che permette di rinchiuderli in carcere per
decenni – la prova non consiste più in ciò che noi comunemente
consideriamo reati, ma nella dimostrazione di amicizie, legami e contatti tra persone.
Un’isola di relativa pace è la moschea
frequentata soprattutto da convertiti neri, che offre anche una clinica
con alcuni servizi gratuiti per la comunità. L’Imam della moschea, Salahuddin Muhammad  è cresciuto in una famiglia senza padre a New York, e ha passato dodici anni in carcere
per rapina. Nella logica americana della conversione, non solo è
diventato musulmano, ma è diventato lui stesso cappellano carcerario.

Nella moschea, che serve oltre 500 famiglie, si sono incontrati quattro giovani neri:

Onta Williams, già in carcere per possesso di sostanze stupefacenti

James Cromitie,
una vita dentro e fuori il carcere, l’ultima volta per aver venduto
sostanze stupefacenti “vicino a una scuola” (termine definito in maniera
abbastanza estensivo da coprire l’intera cittadina di Newburgh e quindi
indurire notevolmente le condanne). Cromitie, che aveva tentato due
volte il suicidio e ammetteva di “vedere e sentire cose che in realtà non c’erano“, è un gran narratore di frottole, che con difficoltà è riuscito a trovare un lavoro come scaricatore in un centro commerciale.
David Williams (solo un omonimo di Onta), già in carcere per droga e possesso di armi.
Anche lo zio di Williams era stato spacciatore, e suo padre era stato a
lungo in carcere per commercio di sostanze stupefacenti. L’ambiente
familiare lo descrive la zia:
“David
è cresciuto senza padre… questa famiglia è gestita da donne senza
uomini. Non abbiamo modelli maschili per i nostri giovani uomini in
famiglia… ci sono qualcosa come quindici nipoti. Noi donne facciamo del
nostro meglio con quello che abbiamo”.
David
Williams ha un particolare punto debole: un fratello affetto da un
tumore maligno al fegato, che ha bisogno di denaro per le cure.
Laguerre Payen,
cittadino haitiano, con una condanna per aggressione, che un giudice
aveva risparmiato dalla deportazione quando una perizia lo aveva trovato
affetto da “schizofrenia paranoica“.
In questo miserabile contesto, compare un personaggio affascinante, un elegante pakistano di nome Shahed Hussain,
proprietario di un motel negli Stati Uniti, che sostiene di essere
anche proprietario di 22 case in Pakistan e di possedere una catena di
pompe di benzina. Emergerà che Shahed Hussain era stato anche arrestato due volte in Pakistan con l’accusa di omicidio.
Nel
2002, Hussain fu condannato per una truffa a danno di immigrati,
convinti di poter ottenere a loro volta truffaldinamente una patente di
guida pur non conoscendo la lingua inglese. L’FBI lo assunse allora come
uno dei suoi quindicimila informatori:  nel 2004, l’FBI chiese al
governo 12,7 milioni di dollari solo per la gestione informatica della propria rete di informatori.
Hussain prima riuscì a incastrare un bengalese, proprietario sull’orlo del fallimento di una pizzeria,
promettendogli cinquantamila dollari se fosse entrato in un presunto
progetto per riciclare “fondi per il terrorismo”: la sua vittima fu
condannata a quindici anni di carcere.
Dopo questo primo successo, Hussain viene mandato a frequentare la moschea di Newburgh, comparendo a turno con una SUV, una Mercedes o una di due diverse BMW.
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Shahed Hussain
Fa amicizia con Cromitie, lusingandolo, pagandogli l’affitto di casa e promettendogli 250.000 dollari;
infine, gli fa sapere di essere un agente di qualcosa chiamato “Jaish-e
Mohammad”, “L’esercito di Muhammad”, inviato negli Stati Uniti per
organizzare un attentato contro una sinagoga nel Bronx e contro alcuni
aerei militari, in cambio di 5.000 dollari a testa.
Comitie, pur abbagliato da Hussain, a un certo punto ruppe i rapporti. Poi venne licenziato da Walmart. Hussain gli promise la salvezza economica, se fosse riuscito a coinvolgere altri musulmani.
Comitie avvicinò così i suoi tre amici,  elaborando un piano per truffare a loro volta Hussain, facendosi pagare da lui, ma senza far male a nessuno.
Ovviamente,
per riuscire a truffare Hussain, dovevano fargli credere di essere
fanaticamente decisi, e quindi fecero esattamente il tipo di
dichiarazioni che Hussain voleva registrare: Cromitie si vantava con
Hussain di essere stato in Afghanistan e di dirigere un intero gruppo di
jihadisti che si allenavano nei boschi, e si prodigava in insulti
generici contro “gli ebrei”.
In
un complesso giro di mutuo inganno, l’FBI lavorò dietro le quinte per
fare spostare un processo per furto contro David Williams – non poteva
permettere che uno degli imputati si trovasse in carcere al momento del
dunque.
Così,
dopo un anno di intenso lavoro da parte di Hussain, i quattro furono
riforniti di “missili” e “bombe” – in realtà un ammasso di innocui fili –
e partirono verso il loro inevitabile destino.
Un’ora dopo l’arresto, il sindaco di New York era sul posto, assieme al capo della polizia, vantandosi del successo nella lotta per la sicurezza.
Il governatore dello Stato di New York dichiarò  che “questo
caso dimostra come sia persistente la minaccia del terrorismo che
incombe su New York e come riguardi tutte le nostre comunità, a
prescindere dalla razza, la religione o l’appartenenza etnica”.
Hussain ricevette 96.000 dollari  per il lavoro; i quattro detenuti, invece dell’ergastolo chiesto dall’accusa, furono condannati a 25 anni a testa.
Ma
molto americanamente, la signora McMahon aggiunse che la sua
misericordia si sarebbe limitata a dare l’opportunità ai quattro di morire fuori dal carcere. Payen sarebbe stato deportato a Haiti, dopo una detenzione che la signora si auspicava particolarmente dura.
Se volete potete scrivere a Onta Williams a questo indirizzo, evitando ogni riferimento a questioni politiche:
Onta Williams 83614-054
MDC BROOKLYN
METROPOLITAN DETENTION CENTER
P.O. BOX 329002
BROOKLYN, NY 11232

E a David Williams qui:

David Williams #70659-054
USP McCreary
U.S. Penitentiary
PO Box 3000
Pine Knot, KY 42635
USA
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David Williams, da giovane

Fonte: http://kelebeklerblog.com/2012/08/26/attentato-alla-sinagoga-organizzato-dallfbi/.

La vicenda descritta nell’articolo è raccontata in dettaglio anche nel libro di Giulietto Chiesa e Pino Cabras “Barack Obush“.

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