La Siria è solo un pretesto

di Thierry Meyssan

Megachip avvia oggi la collaborazione permanente con Thierry Meyssan.
Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente
in versione araba sul periodico “Tichreen” (Siria), in versione tedesca
sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja
Pravda”. Prossimamente troverà spazio anche su giornali e magazine
on-line in Algeria, Iran e paesi dell’America latina.

Non necessariamente Megachip
fa proprie tutte le valutazioni che appariranno in questa rubrica, ma
consideriamo Thierry Meyssan una voce importante, informata su questioni
altamente controverse, e sulle quali il mainstream occidentale mente
sistematicamente o agisce distorcendone i significati. (Redazione di
Megachip)

Nelle ultime settimane, la
scena diplomatica internazionale è stata nuovamente catturata dalla
crisi siriana. Un doppio veto è stato esposto al Consiglio di Sicurezza,
l’Assemblea Generale ha approvato una risoluzione e l’inviato speciale
del Segretario Generale si è dimesso. Questa agitazione, che
pure è controproducente in termini diplomatici, risponde a ben altri
obiettivi che non alla ricerca della pace
.

Gli occidentali non
avevano alcun motivo diplomatico di portare al voto il loro progetto di
risoluzione, dal momento che i russi avevano annunciato che non lo
avrebbero fatto passare. Non avevano alcuna ragione di far approvare una
nuova risoluzione da parte dell’Assemblea Generale, dopo che questa ne
aveva già approvata una in termini analoghi. Infine, Kofi Annan non
aveva alcun motivo oggettivo per rassegnare le dimissioni.

Inoltre, una parte di questa sequenza è illegale.
L’Assemblea Generale non ha alcuna competenza per discutere di
questioni su cui il Consiglio di Sicurezza si sia bloccato, tranne
quando «sembri esistere una minaccia contro la pace o un atto di
aggressione e ove, per il fatto che l’unanimità non sia stata raggiunta
tra i suoi membri permanenti, il Consiglio di Sicurezza non riesca a
esercitare la sua responsabilità primaria nel mantenimento della pace e
della sicurezza internazionali». Non
si dà questo caso, in quanto i promotori della risoluzione insistono
per presentare la crisi siriana come un problema esclusivamente interno
.

In ogni caso, l’Assemblea Generale non ha menzionato questa competenza (nota come «Uniting for Peace-Union pour le maintien de la paix»),
ma i leader occidentali hanno lasciato intendere che essa disponesse
molto di più: di un diritto di intervento umanitario. Si tratta
evidentemente di una frode intellettuale. La Carta dell’ONU si basa sul rispetto della sovranità degli Stati membri,
mentre il «diritto d’ingerenza» (un tempo denominato «missione
civilizzatrice») è il privilegio del più forte utilizzato dalle potenze
coloniali per conquistare il mondo.

In questo spirito, i
leader occidentali hanno ripetutamente condannato l’inazione del
Consiglio di Sicurezza. Nulla è più lontano dalla verità: il Consiglio è
diviso, come dimostrano i tre successivi veti, ma è attivo e ha già
emanato tre risoluzioni sulla crisi siriana (2042, 2043 e 2059). Quando
la giuria di un tribunale penale è divisa sulla colpevolezza di un
imputato e lo assolve, non dice che la Corte è impotente a condannarlo,
ma afferma al contrario di aver fatto giustizia. Quando il
Consiglio di Sicurezza, che è una delle fonti del diritto
internazionale, respinge una risoluzione, si deve accettare quel che ha
espresso la legge, che si sia soddisfatti o meno della sua decisione
.

Kofi Annan ha spiegato le sue dimissioni con queste parole:
«la crescente militarizzazione sul campo e la chiara mancanza di unità
del Consiglio di Sicurezza ha cambiato radicalmente le condizioni per il
successo della mia missione.» Par di sognare, ma Kofi Annan aveva
accettato le sue funzioni il 23 febbraio. A quel tempo, l’esercito
siriano stava assediando l’Emirato Islamico di Baba Amr, dove sono stati
ricacciati due-tremila combattenti con istruttori occidentali, intanto
che la Cina e la Russia avevano già fatto ricorso per due volte al loro
diritto di veto.

In realtà, nessun
protagonista ha cambiato la sua posizione di una virgola. Solo
l’equilibrio delle forze sul terreno è cambiato: una fazione della
popolazione siriana che sosteneva i gruppi armati ormai dà il suo
appoggio all’esercito nazionale
; dopo aver perso l’Emirato Islamico di Baba Amr, i Contras
non ce l’hanno fatta a impadronirsi di Damasco né di Aleppo, e sono
privi di un santuario. Kofi Annan diserta il campo di battaglia siriano,
come aveva fatto a Cipro nel 2004, dopo il rifiuto del suo piano di
pace in un referendum.

In retrospettiva, sembra
che concepisse la sua missione nell’ottica di un rovesciamento del
presidente al-Assad con la forza, e ora non sappia più che fare davanti
al fallimento dell’Esercito siriano libero sostenuto dall’Occidente.
Evidentemente, le dimissioni dell’inviato speciale non sono solo
l’espressione del suo personale turbamento, ma è anche parte della campagna
occidentale volta a stigmatizzare un «impedimento della comunità
internazionale» e caricare la responsabilità sulle spalle di Siria,
Russia e Cina
.

Questo fa intravedere il vero significato di questa agitazione. Gli
occidentali se ne infischiano del benessere dei siriani: sono loro ad
armare i mercenari che torturano e massacrano in grande scala, e non
hanno intenzione di fermarsi
. La loro attività
diplomatica è esclusivamente orientata verso una messa in stato d’accusa
della Russia e della Cina nonché a rimettere in discussione l’esistenza
stessa del diritto internazionale.

L’ossequiosissimo Ban Ki-moon non si è sbagliato.
Aprendo il dibattito dell’Assemblea Generale sulla Siria, ha
sconfessato l’analisi presentata dalla risoluzione. Non ha denunciato un
conflitto siro-siriano. Ha lamentato «una guerra per procura» tra grandi potenze, una guerra il cui obiettivo è non è la presa della Siria, ma la regolazione di un nuovo rapporto di forze a livello mondiale.

(12 agosto 2012)

Traduzione a cura di Matzu YagiMegachip.

 Link: http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/8675-la-siria-e-solo-un-pretesto.html.

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