Dati economici su cui riflettere

L’economia italiana è descritta in modi molto distorti da tutti gli intellettuali organici all’austerity e dai reggicoda degli eurocrati più ottusi. Ripetono ossessivamente che il governo Conte ha causato problemi drammatici all’economia. Gli imputano i segnali di recessione, come se questa fosse un fenomeno italiano, senza chiedersi se invece le misure del governo non abbiano evitato guai peggiori, che – matematico – sarebbero accaduti dando retta a chi voleva i soliti salassi stile Fornero & C. Non si chiedono cioè se per caso non ci sia qualche controtendenza. Ed ecco il segnale, persino robusto, che arriva.
 
PRODUZIONE INDUSTRIALE
La crescita della produzione industriale nel mese di febbraio a +0,8% dopo il +1,9% di gennaio, è andata ben oltre le attese degli analisti che stimavano una contrazione dello 0,8%. Guardate il grafico (che non avete visto nei giornaloni italiani): è un dato assai positivo e rivela il potenziale della nostra economia. In un confronto con i principali partner europei il dato italiano è risultato essere il migliore, con la Francia in crescita dello 0,4% (e a loro si concede di fare molto più deficit) mentre Germania e Spagna hanno visto il loro indice contrarsi rispettivamente dello 0,4% e dell’1,1%. Sebbene la congiuntura globale abbia inevitabilmente colpito anche l’Italia, noi abbiamo resistito bene e segnato qualche goal fuori casa. I numeri rilasciati dall’ISTAT fotografano la ripresa del mercato interno, con i beni di consumo in ottima salute. La nostra manifattura è in ripresa e il calo che ha colpito Paesi a cui siamo strutturalmente legati come la Germania non sta compromettendo l’uscita dalla fase critica che abbiamo attraversato.
 
PROSPETTIVE
Lo avevamo detto, la nostra manovra punta fortemente sulla crescita della domanda interna, sia attraverso misure come il Reddito di Cittadinanza, la Quota 100 e il Decreto Dignità (che punta a dare stabilità ai contratti di lavoro), sia attraverso il rilancio degli investimenti pubblici, realizzata con uno stanziamento di risorse aggiuntive e accelerata con lo sblocco della capacità di spesa degli enti locali. I primi effetti li stiamo già vedendo, con gli investimenti degli enti locali che nei primi due mesi dell’anno hanno fatto segnare un deciso rialzo, in crescita dell’85% nelle regioni e del 22% nei Comuni rispetto allo stesso periodo del 2018, e con i dati sui consumi interni che crescono.
E dal secondo trimestre inizieremo a vedere gli effetti positivi di alcune importanti misure contenute in manovra, a cui aggiungeremo altre misure inserite nel decreto crescita e nel decreto sblocca cantieri.
Si tratta di muoverci in direzione contraria rispetto alla ruota dell’economia europea e si tratta di mettere in cantiere ulteriori provvedimenti che riducano il cuneo fiscale che grava sul lavoro, aumentino il potere d’acquisto dei cittadini e accelerino gli investimenti.
Nessun trionfalismo. Le sfide sono ancora difficili e le trappole della finanza incombono sull’Europa (e anche su di noi). Ma sappiamo che nel fare diversamente da altri governi c’è già il germe del miglioramento.

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