di Pino Cabras
Consiglio a tutti i lettori la visione della conferenza stampa tenuta il 24 agosto scorso dai capi dei territori ribelli dell’Ucraina orientale. Per chi vorrà capire davvero chi è pronto alla guerra e chi non lo è, sarà una mezz’ora ben spesa.
Il video di Pandora TV riporta l’intera conferenza stampa di Aleksandr V. Zakharchenko, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Nazionale del Donetsk, tenutasi il 24 agosto 2014 nel pieno dell’offensiva delle forze armate ribelli, che hanno sbaragliato le meglio armate e più numerose forze armate del governo di Kiev.
Sarà l’Ucraina, sarà il richiamo bellico dell’anno quattordici, sarà che ormai le dichiarazioni di molti politici europei già annunciano la carneficina all’orizzonte, sarà a causa di tutto questo che si stanno moltiplicando ogni giorno le nuove evocazioni di una guerra mondiale, mentre cresce per molti una sensazione di pericolo.
Evocare è facile, ma essere davvero pronti all’anticamera dell’Apocalisse è un’altra cosa.
Non sono certo pronti i popoli europei: vivono in una bolla televisiva che fa loro sperare di essere ancora a lungo i consumatori che sono stati negli ultimi decenni. La cuccagna non è stata ancora smontata, perciò il ricordo dell’ultima guerra mondiale rimane annacquato. Gli europei medi non riescono più a immaginare la guerra come catastrofe. I telegiornali e i grandi quotidiani li ammaestrano all’isteria bellica, alla propaganda più sfacciata, alla russofobia, questo sì. Ma occultano l’idea che la distruzione possa entrare nelle loro case o sommergere intere coorti dei loro figli. Nessun europeo medio ha saputo cosa è accaduto in Ucraina negli ultimi sei mesi, dal golpe in poi. Tanto meno sa cosa c’era prima. Né sa che il governo di Kiev ha martoriato la popolazione civile delle regioni orientali. L’europeo medio ignora gli interessi predatori di quei capitalisti mafiosi che vorrebbero svuotare quelle regioni dei loro abitanti russofoni. Ignora che le forze di sicurezza ucraine sono in mano ad avventurieri imbevuti di ideologie naziste. Non sa nulla della Russia. Non sa nulla di nulla, e si ritroverà nella guerra vasta che annuncia il neopresidente polacco del Consiglio europeo, Donald Tusk (un burattino atlantista), e peggio di lui il ministro della difesa ucraino Gheletei, senza sapere ancora nulla.
Chi è pronto, allora? In teoria si è già apparecchiato Tusk; è ormai pronto il regime dell’Unione europea; è già scalpitante il primo ministro britannico Cameron (vista la sicumera con cui costoro lanciano sanzioni e annunciano forze d’intervento NATO). Sono tutti pronti, così come era pronta anche la giunta ucraina: ma in modo totalmente irresponsabile, con una tragica incapacità di valutare gli interessi dei russi e – di questi – la determinazione (cioè una prontezza reale) a pagare e infliggere il prezzo di una guerra vera. Quel che accade ora in Ucraina spiega la dimensione di queste diverse “prontezze”.
Da un lato abbiamo i popoli occidentali anestetizzati dai loro media e che non hanno alcuna misura dei fatti, e abbiamo altresì il popolo ucraino che si sorprende di dover subire una disfatta (in Italia si direbbe una Caporetto), come nel caso delle mamme e sorelle disperate che chiedono conto delle notizie di una brigata di 4700 uomini, di cui sono tornati con le proprie gambe in appena 83. Hanno appena riscoperto il concetto di “carne da cannone”. Sono le avanguardie delle mamme che ripeteranno la scena in tante altre lingue, anche da noi, nelle capitali in bancarotta dell’Europa ai comandi di Bruxelles e Francoforte.
Dall’altro lato abbiamo i militari del Donbass che vediamo nella conferenza stampa che vi esponiamo. Colpisce la sicurezza e l’agghiacciante autorevolezza – in un dosaggio di gravitas e brutale ironia – con cui questi partigiani dei nostri giorni parlano di migliaia di vittime di guerra.
La gravitas: «Per alcuni, forse questa sarà una terribile notizia: Ci sono ancora diverse centinaia di soldati delle forze armate dell’esercito ucraino presso Panovka, Saur-Mohyla, che risultano dispersi. Le famiglie ricevono lettere che li dichiarano “dispersi in azione”. In realtà sono morti. Le autorità di Kiev lo fanno apposta. Centinaia e migliaia di morti in qualche decina di tombe. Lo annuncio ufficialmente. Ognuno sappia che se hai ricevuto una lettera che lo definisce “disperso in azione”, allora molto probabilmente, tuo marito, fratello o figlio è stato ucciso».
L’ironia: «Purtroppo, cari giornalisti, l’Occidente cerca di invaderci con una frequenza di 30-50 anni. Cioè, ogni 30-50 anni la civiltà occidentale cerca di imporci la sua opinione e il suo modo di vivere. La prima guerra mondiale, la Grande guerra patriottica, la guerra di Crimea prima ancora, e così via nelle profondità della storia. Come risultato, l’Occidente tradizionalmente ottiene la caduta di Berlino, Parigi, ecc. […] L’Occidente arriva ogni 30-50 anni per ottenere ciò che si merita. Ora nel 2014, sono un po’ in ritardo.»
O anche, in risposta al giornalista che chiede “Perché avete deciso di far sfilare i prigionieri di guerra?”: «Kiev aveva detto che avrebbero marciato in parata a Donetsk il giorno 24. E così han fatto».
Purtroppo l’esordio di Federica Mogherini, appena eletta Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, non poteva essere più desolante: «Se non esiste più un partenariato strategico – dichiara la nuova Lady Pesc – è per scelta di Mosca». Ovvero: nessuna autocritica ai piani alti dell’Ovest, non si ascoltano più le voci sagge che chiedono di fermarsi a riflettere.
Ecco, Mogherini non è pronta. Fa interamente sua tutta l’eredità della NATO e della UE in questi anni di crisi internazionali, destabilizzazioni, aggressioni ed escalation: cioè un bilancio disastroso e criminale, dall’Iraq all’Afghanistan al dossier libico, alla Siria, e ora all’Ucraina. Il rendiconto consisterebbe in un caos funesto interamente imputabile alla lunga “guerra infinita” scatenata dalle capitali dell’atlantismo.
Su «The Times» del 26 agosto 2008, subito dopo la guerra dell’Ossetia del Sud, venne ricordato che«Lord Salisbury, ministro degli esteri e Primo Ministro ai tempi dell’Impero Britannico, irradiò un potere globale immenso; il che non significa che amasse giocare con questo potere. Di fronte a proposte di scelte politiche britanniche che riteneva in grado di danneggiare profondamente gli interessi di altre grandi potenze, Salisbury avrebbe guardato i suoi colleghi negli occhi chiedendo semplicemente: “siete davvero pronti a combattere? Altrimenti, non imbarcatevi in questa politica”.»
Nell’Europa politicamente desertificata dall’obbedienza alla NATO si continua ad agire come se la Russia fosse ancora oggi lo Stato esausto degli anni novanta su cui si muoveva etilicamente Boris Eltsin e sul cui collo si stringeva il capestro del Fondo Monetario Internazionale. La situazione è completamente diversa, eppure si va lo stesso allo scontro. O si va proprio per questo, nel momento in cui i BRICS picconano il Dollar Standard. E gli USA non possono accettare un mondo multipolare in cui il dollaro non sia l’architrave.
«Siete davvero pronti a combattere?», è la domanda giusta, quella che non vi hanno ancora fatto.
Sappiate dunque la risposta, che potete udire dai due comandanti militari del video, ossia da chi ha preso le misure della guerra: «Diremo a chiunque venga a farci del male sul nostro territorio: ci batteremo con le unghie e con i denti per la nostra Patria. Kiev e l’Occidente hanno fatto un grosso sbaglio a risvegliarci. Noi siamo gente laboriosa. Mentre altri saltavano a Maidan per 300 grivne, la nostra gente era giù in miniera a estrarre carbone, a fondere metallo e a seminare le colture. Nessuno di noi ha avuto il tempo di saltare, eravamo impegnati a lavorare. Quando un tizio che appena ieri lavorava con un martello pneumatico o guidava una mietitrebbia, oggi si trovi a stare dietro al volante di un carro armato o di un Grad, o a raccogliere un mitra, la linea è stata passata e non lo potete più fermare. Quello che ha dovuto lasciare il proprio lavoro sa che combatterà fino alla fine e fino al suo ultimo respiro. Potete dirlo in giro: non svegliate la bestia. Non fatelo, davvero. Finché c’è ancora la possibilità, lasciate che le madri risparmino i propri figli.»
Questa è la risposta di chi è attaccato dall’Occidente. Ma anche tutti noi siamo attaccati dall’Occidente – o meglio: dal suo ponte di comando che ci vuole poveri e in guerra – e perciò una risposta dovremo darla anche noi, cittadini in pericolo, con un nuovo grande Movimento per la pace che sappia scegliersi la parte. Il momento è adesso.