
Il progetto volto a dissolvere la Federazione Russa rimane in piedi per adesso soltanto negli uffici dei peggiori esponenti guerrafondai europei, i quali continuano a consultare e accarezzare le mappe da loro disegnate durante i loro sogni più bagnati, dove rappresentano una Russia in formato Risiko, spartita in dieci o venti protettorati da saccheggiare fino all’ultima tonnellata di terre rare, fino all’ultimo barile di petrolio. Per questo sogno sono disposti a riconvertire l’intera Europa in un continente ucrainizzato, pronto a mutare regime e dedicare tutto al riarmo pur di continuare la guerra. Trump potrebbe essere tentato dal dire “fate pure, continuate a indebolirvi purché compriate armi da noi” e uscirsene pulito per concentrarsi sugli altri quadranti.
Hanno voglia gli illusi che puntano ancora adesso sull’idea di una Russia esausta. Chi è a pezzi, oltre all’Ucraina, è l’Europa.
E che l’Europa sia a pezzi lo misuriamo dal fatto che non conta nulla ed è fuori da ogni tavolo. I paesi europei saranno meri spettatori del gioco che riguarda nientemeno che l’architettura della loro stessa sicurezza. Kaja Kallas, una di quelle personalità che ancora credono al loro risibile Risiko, diventa un personaggio ancora più surreale e patetico, sorpassata in pateticità da Giorgia Meloni e Elly Schlein che non riescono a parlare nemmeno di questo: i radar le avvistano dentro il solito teatrino del declino, da cui non sanno schiodarsi e a cui vorrebbero inchiodarci.