di Pino Cabras – da Megachip.
Le immagini del suolo libico, viste dallo spazio russo, smentiscono una delle leggende mediatiche di questi giorni, ossia i bombardamenti aerei sulla folla dei manifestanti. Ci sono ancora organi d’informazione importanti che ripetono questa storia regalando brividi di orrore a milioni di persone. Il pretesto per l’«intervento umanitario» in questi giorni parte sempre dalla traccia di una strage mai vista. I militari russi sostengono che questi ipotetici raid aerei ordinati da Gheddafi contro gli oppositori in piazza non sono invece avvenuti.
Lo affermano addirittura al livello dei capi di stato maggiore riuniti: dalla grande mole di immagini satellitari registrate nel corso della crisi non hanno ricavato una sola traccia dei bombardamenti, gli atroci raid raccontati senza prove da tutto il mainstream occidentale e dalle principali catene televisive arabe.
L’analisi condotta a Mosca, unitamente alle robuste controprove che sul web hanno subito smontato la bufala delle fosse comuni, getta una luce inquietante sulle manovre – anche mediatiche – intorno alla crisi del regime libico.
La corrispondente di Russia Today Irina Galushko riferisce in particolare che i supposti raid del 22 febbraio su Bengasi e Tripoli, ampiamente enfatizzati da BBC e Al-Jazira, non sono stati registrati dai capi militari che esaminavano le immagini raccolte dai satelliti russi
Va detto che nessuno dubita che le forze fedeli a Gheddafi stiano usando anche bombardamenti aerei nei combattimenti che avvengono su scala militare con i ribelli armati nella parte orientale del paese. Altra cosa è invece ripetere pappagallescamente l’affermazione dei primi giorni della crisi, secondo cui Gheddafi usava uno sbrigativo metodo Guernica contro chi protestava in piazza. La sproporzione fra la diffusione delle voci sui “diecimila morti” e le verifiche sul campo è stata massima.
Forze potenti, all’ombra dei prelibati pozzi di petrolio libico, stanno lottando per piegare gli avvenimenti ai loro interessi. Una crisi dell’Impero – questo è anche l’arco di instabilità che si sta aprendo in Nord Africa – è comunque affrontata con spregiudicatezza imperiale. Conteranno certamente i consiglieri militari già sguinzagliati lungo tutto il mosaico etnico della Libia (chissà quanti di loro sono reduci delle guerre jugoslave degli anni Novanta). E conterà, prima di loro e sopra di loro, l’uso massiccio dei media, scatenati a far lievitare il giusto climax per far accettare le stragi. Quelle vere, quelle delle “guerre umanitarie”.