di Pino Cabras
Altro che “moral suasion”. Il modo in cui si è arrivati al voto del Congresso USA sul piano di salvataggio proposto dal Segretario al Tesoro va ben oltre.
Normalmente, con il termine “moral suasion” si definisce una “tattica di persuasione” usata da un’autorità per influenzare e esercitare una “pressione” mirante a ottenere un comportamento socialmente responsabile, senza fare uso della forza di leggi o regolamenti.
Tra gli strumenti usati per queste pressioni da parte degli organi forti negli equilibri costituzionali ricordiamo: riunioni a porte chiuse, incontri con i leader di gruppi politici, l’irrigidimento di certi meccanismi di controllo, gli appelli pressanti allo spirito pubblico di comunità, il ricorso a mezzi di pressione mediatica. Negli USA si usa anche il termine di “jawboning”, con sfumature più inclini all’uso di intimidazioni: come a dire che la gravitas presidenziale, a forza di “offerte che non si possono rifiutare”, scivola verso la grevitas di don Vito Corleone.
La pressione dell’amministrazione Bush-Cheney sulle prerogative parlamentari è stata sin da subito abnorme. Dopo l’11 settembre 2001 la Camera dei Rappresentanti e il Senato non furono sciolti come in un golpe sudamericano, questo no, ma furono costretti a legiferare sotto fortissimi condizionamenti, come l’emergenza antrace, quando i ceppi di un’arma batteriologica usciti con certezza da laboratori militari statunitensi furono usati in una spregiudicata operazione terroristica. Alcune delle lettere contenenti antrace furono indirizzate ai due senatori più potenti, che in quel momento frenavano ancora l’approvazione della legge poi denominata USA Patriot Act.
Gli Stati Uniti sono immuni, in ragione della forza della loro Costituzione scritta, dal rischio di un radicale mutamento della Costituzione materiale? Con il secondo mandato di George W. Bush, anche il «New York Times» nel 2006 ha dato spazio all’allarme di un’associazione bipartisan di giuristi, la American Bar Association: «In oltre 212 anni, 42 presidenti hanno emanato “dichiarazioni firmate” (signing statements) che ponevano sotto scrutinio circa 600 norme di nuove leggi [approvate dal Congresso, ndr]. George W. Bush lo ha fatto più di 800 volte in appena cinque anni e mezzo, o poco più, della sua permanenza in carica». Il grande quotidiano newyorchese segnala: «Per Bush i “signing statements” sono divenute comunicazioni al Congresso del fatto che egli, semplicemente, non intende seguire la legge, specialmente ogni tentativo di chiamarlo a rispondere dei suoi atti». Esisterebbe dunque una ‘teoria unitaria dell’Esecutivo’ fortemente sostenuta da alcuni dei più estremisti consiglieri del presidente, incluso il vice presidente Dick Cheney e il suo staff legale. Il «New York Times» la descrive così: «Questa teoria afferma che il Presidente – e non il Congresso o le Corti – ha il potere esclusivo di decidere come egli debba svolgere i suoi compiti».
Il dato sui ‘signing statements’ a suo tempo denunciato sul «New York Times» va aggiornato drammaticamente, e rivela l’eccezionalità costituzionale di questa presidenza. George W. Bush ha sfidato quasi 1200 leggi approvate dal Congresso, contro i 600 casi di veto esercitati da tutti gli altri presidenti degli Stati Uniti. Siamo di fronte al governo più segreto e opaco mai avuto nella democrazia americana.
Non si vede perché la legge approvata dopo ribellioni e riluttanze del Congresso debba fare eccezione.
Il parlamentare democratico della Camera dei Rappresentanti Brad Sherman, californiano, ha denunciato il fatto che anche in occasione delle votazioni sul Piano salva-Wall Street, fortemente voluto dal Segretario del Tesoro spalleggiato da Bush, si è creata un’atmosfera di panico artificiosa. Sherman ha soprattutto denunciato che svariati parlamentari sono stati avvisati, che una bocciatura del provvedimento avrebbe comportato l’instaurarsi della legge marziale.
Sherman rivela di conoscere di persona vari rappresentanti del Congresso che hanno confessato di aver subito la minaccia di assistere alla prospettiva di una legge marziale vera e propria qualora il “bailout” non fosse stato approvato. Per Sherman le minacce passavano attraverso autentici ricatti.
Sherman il 2 ottobre profetizzava: «L’unica maniera in cui possono far approvare questo provvedimento è nel creare e alimentare un’atmosfera di panico. Questa atmosfera non è giustificata».
E aggiungeva: «A molti di noi è stato detto in conversazioni riservate che se lunedì avessimo votato contro il provvedimento il cielo sarebbe crollato, il mercato sarebbe precipitato di duemila o tremila punti il primo giorno, altri duemila il secondo giorno, e ad alcuni membri del Congresso è stato perfino detto che ci sarebbe stata la legge marziale in America se avessimo votato no».
La crisi degli anni trenta fu attraversata da altri input. «La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa», disse Franklin D. Roosevelt nel suo discorso inaugurale nel marzo 1933. L’ammonimento di George W. Bush per contro, e come al solito, è: “abbiate paura! sempre!”.
Ecco, la paura. Sherman accusa: «Questo è ciò che chiamo spargere paura. Ingiustificata. Dimostratasi falsa. Abbiamo una settimana, abbiamo due settimane per scrivere un buon decreto. L’unico modo per far passare un cattivo decreto è mantenere la pressione del panico».
Il discorso di Brad Sherman alla Camera dei Rappresentanti.
Una versione completa dell’intervento è visibile su CSPAN.
Le frasi di Sherman denunciano in definitiva un certo “rumore di sciabole”.
Un rumore amplificato da un articolo apparso su una rivista “ufficiosa” delle forze armate statunitensi, «Army Times».
L’articolo segnala un fatto mai accaduto prima, e destinato a durare, pare: a partire dal primo ottobre del 2008 è stata dispiegata nel suolo USA una brigata di fanteria, il «First Brigade Combat Team». Il fatto è proprio questo: si tratta di una brigata di combattimento attivo, precedentemente usata in Iraq, non dei fantaccini della Guardia Nazionale. Il “combat team” è sottoposto alle direttive del NorthCom, un comando inter-forze creato nel 2002 dal presidente Bush con compiti di «difesa interna» miranti «al sostegno delle autorità civili».
Nonostante una vecchia legge – il Posse Comitatus Act – proibisca un simile uso delle forze armate in ambito interno, i compiti descritti dal ben informato settimanale sembrano andare in altra direzione. Tra i possibili interventi della Brigata quelli relativi a «disordini civili e al controllo delle folle o per far fronte a degli scenari potenzialmente orrendi, quali massicci avvelenamenti e caos in risposta ad attacchi chimici, radiologici, nucleari o di esplosivi ad alta resa».
Questi soldati da scenario di guerra vengono formati per esordire con l’utilizzo dei «primi armamenti di tipo non-letale di cui viene fornito l’esercito». Inquietanti le dichiarazioni del colonnello Roger Cloutier, comandante della Brigata. Cloutier descrive le armi non-letali come «progettate per assoggettare individui rivoltosi e pericolosi» nel quadro del «controllo delle folle e del traffico». Immagino quale tipo di “traffico” può richiedere una simile logistica rinforzata: spostamenti di milioni di individui. Un incrocio fra 1929, 11/9 e Katrina, magari in salsa nucleare. Panico garantito.
Non sappiamo se i membri del Congresso che alla fine hanno approvato il “bailout” pensassero a questo scenario. Per molti l’offerta che non si può rifiutare è consistita in una banale e “mastelliana” pioggia di elargizioni clientelari su cui far leva per essere rieletti. Per altri probabilmente ha funzionato meglio il ricatto o la minaccia.
Da qui alle elezioni di novembre può succedere di tutto. È una crisi nel cuore di un impero.
Altre fonti: [QUI].
Aggiornamenti del 6 ottobre 2008:
Il presente articolo è stato ripreso da «Luococomune» [QUI], da «Megachip» [QUI] e da «Il Bene Comune» [QUI].
Un importante e tardivo aggiornamento è comparso sul sito di «Army Times». L’autrice dell’articolo Gina Cavallaro precisa che «un pacchetto di armi non letali per il controllo delle folle messo in campo dal “1st Brigade Combat Team, 3rd Infantry Division”, descritto nella versione ufficiale di questa storia, s’intende che sia da usare nei dispiegamenti in zona di guerra, non nel suolo USA, come invece veniva affermato».
Possiamo immaginare che non siamo stati gli unici ad allarmarci per l’articolo e che siano pertanto dovuti arrivare a una smentita. Anche se la versione originale dell’articolo non è più on line.
Aggiornamento del 10 ottobre 2008:
Il presente articolo è stato ripreso anche da «Nexus» [QUI].
L’apparente e relativa tranquillità con cui l’accoppiata Bush- Cheney stanno assitendo al rischio concreto di vedere un Obama presidente, mi induce a pensare di trovarmi di fronte alla quiete che precede la tempesta.
Il tuo riferimento alla legge marziale mi induce il sospetto che potrebbero slittare un tantino le prossime elezioni USA… qualche “false flag” potrebbe essere all’orizzonte…
La pagina linkata su armytimes non esiste piu, dicono che 'The page has gone'…
Su Googlecash si puo' ancora legger,e dovrebbe essere questa:
http://209.85.135.104/search?q=cache:fMtfQU6Nn04J:www.armytimes.com/news/2008/09/army_homeland_090708w/+http://www.armytimes.com/news/2008/09/army_homeland_090708w&hl=de&ct=clnk&cd=1&gl=at
Salvatela prima che sparisca.
Leodp
Grazie tante della segnalazione, Leodp!
Ho provveduto ad aggiornare il link. Ad ogni buon conto riproduco più sotto il testo dell’articolo comparso su «Army Times».
Vi si può leggere una tardiva correzione da parte dell’autrice del pezzo, laddove specifica le “armi non letali” citate nell’articolo non verrebbero usate sul suolo USA. Evidentemente la questione ha suscitato qualche reazione. Ben venga la precisazione. Inserisco anche questo aggiornamento nel post di questo blog.
Brigade homeland tours start Oct. 1
3rd Infantry’s 1st BCT trains for a new dwell-time mission. Helping ‘people at home’ may become a permanent part of the active Army
By Gina Cavallaro – Staff writer
Posted : Tuesday Sep 30, 2008 16:16:12 EDT
The 3rd Infantry Division’s 1st Brigade Combat Team has spent 35 of the last 60 months in Iraq patrolling in full battle rattle, helping restore essential services and escorting supply convoys.
Now they’re training for the same mission — with a twist — at home.
Beginning Oct. 1 for 12 months, the 1st BCT will be under the day-to-day control of U.S. Army North, the Army service component of Northern Command, as an on-call federal response force for natural or manmade emergencies and disasters, including terrorist attacks.
It is not the first time an active-duty unit has been tapped to help at home. In August 2005, for example, when Hurricane Katrina unleashed hell in Mississippi and Louisiana, several active-duty units were pulled from various posts and mobilized to those areas.
But this new mission marks the first time an active unit has been given a dedicated assignment to NorthCom, a joint command established in 2002 to provide command and control for federal homeland defense efforts and coordinate defense support of civil authorities.
After 1st BCT finishes its dwell-time mission, expectations are that another, as yet unnamed, active-duty brigade will take over and that the mission will be a permanent one.
“Right now, the response force requirement will be an enduring mission. How the [Defense Department] chooses to source that and whether or not they continue to assign them to NorthCom, that could change in the future,” said Army Col. Louis Vogler, chief of NorthCom future operations. “Now, the plan is to assign a force every year.”
The command is at Peterson Air Force Base in Colorado Springs, Colo., but the soldiers with 1st BCT, who returned in April after 15 months in Iraq, will operate out of their home post at Fort Stewart, Ga., where they’ll be able to go to school, spend time with their families and train for their new homeland mission as well as the counterinsurgency mission in the war zones.
Stop-loss will not be in effect, so soldiers will be able to leave the Army or move to new assignments during the mission, and the operational tempo will be variable.
Don’t look for any extra time off, though. The at-home mission does not take the place of scheduled combat-zone deployments and will take place during the so-called dwell time a unit gets to reset and regenerate after a deployment.
The 1st of the 3rd is still scheduled to deploy to either Iraq or Afghanistan in early 2010, which means the soldiers will have been home a minimum of 20 months by the time they ship out.
In the meantime, they’ll learn new skills, use some of the ones they acquired in the war zone and more than likely will not be shot at while doing any of it.
They may be called upon to help with civil unrest and crowd control or to deal with potentially horrific scenarios such as massive poisoning and chaos in response to a chemical, biological, radiological, nuclear or high-yield explosive, or CBRNE, attack.
Training for homeland scenarios has already begun at Fort Stewart and includes specialty tasks such as knowing how to use the “jaws of life” to extract a person from a mangled vehicle; extra medical training for a CBRNE incident; and working with U.S. Forestry Service experts on how to go in with chainsaws and cut and clear trees to clear a road or area.
The 1st BCT’s soldiers also will learn how to use “the first ever nonlethal package that the Army has fielded,” 1st BCT commander Col. Roger Cloutier said, referring to crowd and traffic control equipment and nonlethal weapons designed to subdue unruly or dangerous individuals without killing them.
The package is for use only in war-zone operations, not for any domestic purpose.
“It’s a new modular package of nonlethal capabilities that they’re fielding. They’ve been using pieces of it in Iraq, but this is the first time that these modules were consolidated and this package fielded, and because of this mission we’re undertaking we were the first to get it.”
The package includes equipment to stand up a hasty road block; spike strips for slowing, stopping or controlling traffic; shields and batons; and, beanbag bullets.
“I was the first guy in the brigade to get Tasered,” said Cloutier, describing the experience as “your worst muscle cramp ever — times 10 throughout your whole body.
“I’m not a small guy, I weigh 230 pounds … it put me on my knees in seconds.”
The brigade will not change its name, but the force will be known for the next year as a CBRNE Consequence Management Response Force, or CCMRF (pronounced “sea-smurf”).
“I can’t think of a more noble mission than this,” said Cloutier, who took command in July. “We’ve been all over the world during this time of conflict, but now our mission is to take care of citizens at home … and depending on where an event occurred, you’re going home to take care of your home town, your loved ones.”
While soldiers’ combat training is applicable, he said, some nuances don’t apply.
“If we go in, we’re going in to help American citizens on American soil, to save lives, provide critical life support, help clear debris, restore normalcy and support whatever local agencies need us to do, so it’s kind of a different role,” said Cloutier, who, as the division operations officer on the last rotation, learned of the homeland mission a few months ago while they were still in Iraq.
Some brigade elements will be on call around the clock, during which time they’ll do their regular marksmanship, gunnery and other deployment training. That’s because the unit will continue to train and reset for the next deployment, even as it serves in its CCMRF mission.
Should personnel be needed at an earthquake in California, for example, all or part of the brigade could be scrambled there, depending on the extent of the need and the specialties involved.
Other branches included
The active Army’s new dwell-time mission is part of a NorthCom and DOD response package.
Active-duty soldiers will be part of a force that includes elements from other military branches and dedicated National Guard Weapons of Mass Destruction-Civil Support Teams.
A final mission rehearsal exercise is scheduled for mid-September at Fort Stewart and will be run by Joint Task Force Civil Support, a unit based out of Fort Monroe, Va., that will coordinate and evaluate the interservice event.
In addition to 1st BCT, other Army units will take part in the two-week training exercise, including elements of the 1st Medical Brigade out of Fort Hood, Texas, and the 82nd Combat Aviation Brigade from Fort Bragg, N.C.
There also will be Air Force engineer and medical units, the Marine Corps Chemical, Biological Initial Reaction Force, a Navy weather team and members of the Defense Logistics Agency and the Defense Threat Reduction Agency.
One of the things Vogler said they’ll be looking at is communications capabilities between the services.
“It is a concern, and we’re trying to check that and one of the ways we do that is by having these sorts of exercises. Leading up to this, we are going to rehearse and set up some of the communications systems to make sure we have interoperability,” he said.
“I don’t know what America’s overall plan is — I just know that 24 hours a day, seven days a week, there are soldiers, sailors, airmen and Marines that are standing by to come and help if they’re called,” Cloutier said. “It makes me feel good as an American to know that my country has dedicated a force to come in and help the people at home.”
———
Correction:
A non-lethal crowd control package fielded to 1st Brigade Combat Team, 3rd Infantry Division, described in the original version of this story, is intended for use on deployments to the war zone, not in the U.S., as previously stated.
non posso non notare le similarità tra i due eventi catalizzatori degli ultimi anni, l’attacco dell’11 settembre e lo scoppio della bolla subprime. In entrambi i casi si è assistito ad una incredibile serie di negligenze americane che hanno portato a due eventi catastrofici. Ad entrambi gli eventi si è risposto nello stesso modo: presa di maggior potere da parte delle autorità e svuotamento della democrazia.
Nulla lascia pensare che gli eventi in questione non fossero ampiamente prevedibili ed evitabili, anzi al contrario la percezione è che siano stati deliberatamente provocati.
La mia impressione è che ci siano negli USA due gruppi di potere in lotta per avocare a sé un potere di tipo assoluto come negli spasmi della repubblica che hanno dato inizio all’impero romano, e a noi comuni mortali non resta che guardare i lampi ed udire il fragore dei tuoni cercando di capire chi sono gli dei dell’olimpo che stanno combattendo.
Roberto
Ciao, sei un grande!
Ho trovato l’articolo su Luogocomune tramite link fra i commenti nel blog di Travaglio…
E’ la prima volta che ti leggo, dev’essere interessante il tuo libro.
Poco fa ho letto la frase che hai inserito di Orwell, a non saperla sua la si può scambiare per un fatto di cronaca. E’ allucinante…mi sa che è un uomo del futuro tornato indietro nel tempo x illuminarci!
uff scrivi troppo però…non riesco mai a finire i tuoi articoli
Beh, Danx,
anche a me piacerebbe essere più breve, ma certe cose hanno bisogno di spazio per essere documentate.
Comunque ci saranno anche post più corti, vedrai.
In ogni caso si può leggere a più riprese, come si fa con i libri…
Ne ho quattro aperti sul comodino, e non li sto leggendo in continuità. A volte si fa anche così.
Come scrivevo anche su LC, l’articolo “comparso” si trova anche ripreso da Military Times:
http://www.militarytimes.com/forum/showthread.php?t=1568518
L’originale su ArmyTimes l’ho ritrovato qui:
http://www.armytimes.com/news/2008/09/army_homeland_090708w/
Buon lavoro, Pino, e complimenti.
ottimo contributo.
un abbraccio complice