Nuovi dettagli sulle esercitazioni antiterrorismo del 7 luglio 2005 a Londra

di Steve Watson – Infowars.com

Con una nota di commento redazionale di Megachip.
Peter Power rivela il nome della società con cui lavorava la mattina degli attentati londinesi

Peter Power è l’uomo che sovrintendeva alle esercitazioni su attentati terroristici a Londra durante la mattina del 7 agosto 2005, proprio mentre era in corso un attacco vero. Dopo un silenzio lungo tre anni e mezzo Power, ex direttore del dipartimento Antiterrorismo di Scotland Yard, ha rivelato ulteriori dettagli del retroscena di quei fatti con una dichiarazione che ha fatto capolino nella sezione dei commenti di un blog. Il sito, in quel momento, stava commentando le affermazioni che lo stesso Power aveva rilasciato alla BBC una settimana prima.
Come abbiamo già scritto in precedenza, l’esperto nella gestione delle crisi ha rivelato che alcune aziende hanno sfruttato la blindatura di Londra (occorsa di mercoledì, a causa delle proteste contro il G20) per inscenare una esercitazione che aveva come oggetto una pandemia di influenza.
Quando il blog di Uncensored Magazine ha postato un articolo riguardo alle attività di Peter Power, lui stesso ha risposto con una lunga dichiarazione nella quale rivela che l’azienda per cui lavorava il 7 agosto era Reed Elsevier, il gigante londinese dell’informazione.
L’azienda è per lo più conosciuta per il suo database legale Lexis/Nexis, oltre che per possedere altre fonti di informazione: ad esempio, produce un gran numero di riviste scientifiche, compresi alcune delle più grandi e rispettate. La Reed è anche un celebre ospite di imponenti mostre o eventi. Tra le altre cose, possiede parte dell’ExCel Centre nella zona portuale di Londra, dove lo scorso weekend si è tenuto il G20.

Ecco la versione integrale della dichiarazione di Peter Power:

«Riguardo all’esercitazione del 7 luglio 2005, ed i paralleli con l’attentato di quel giorno, sono state dette una marea di sciocchezze. Da allora, ho provato ripetutamente a commentare personalmente sui numerosi siti internet che, sempre più infervorati dalle loro teorie del complotto, stanno evitando ogni dibattito razionale sull’argomento. Sembra che quanti sono pronti ad iscrivere ogni coincidenza in un’elaborata teoria cospiratoria non siano inclini al dialogo con chi vuole offrire una diversa prospettiva. Ciononostante, non ho ancora perso ogni speranza. Quindi spero, forse ingenuamente, che sia rimasto qualche lettore interessato a leggere un racconto onesto e fattuale dell’esercitazione che la mia azienda ha svolto quel giorno di tre anni fa.
Sfortunatamente, nel 2008 la BBC ha rinviato un programma televisivo (della sua serie sulle cospirazioni) che avrebbe dovuto far luce su questi eventi. Siccome il produttore esecutivo e il suo staff si sono dimostrati molto equi (molti teorici della cospirazione sono stati invitati a partecipare), già tre anni fa il nostro cliente ha acconsentito a citare il nome della sua azienda nel documentario. Abbiamo addirittura concesso alla BBC tutto il materiale relativo all’esercitazione in nostro possesso. Purtroppo, nel 2008 la messa in onda è stata bloccata, perché avrebbe potuto interferire con un processo in corso. L’emittente è stata costretta a rimandarla al 2009.
All’inizio del 2005, Reed Elsevier, un’azienda specializzata nel mondo della pubblicistica e dell’informazione, che impiega un migliaio di persone a Londra e dintorni, ci ha chiesto di aiutarli a preparare un piano di gestione crisi e di condurre un esercitazione che lo mettesse in atto. Abbiamo sviluppato una varietà di bozze per scenari differenti e, infine, abbiamo fissato la data dell’esercitazione: il 7 luglio alle 9:00.
L’esercitazione che abbiamo sviluppato consisteva in una serie di procedure che sei persone (il team di gestione della crisi) avrebbero dovuto mettere in atto. Abbiamo messo tutto su PowerPoint. La nostra sede, e location dell’esercitazione, era un ufficio vicino a Chancery Lane, proprio al centro di Londra. Siccome molti membri dello staff venivano a lavoro in metropolitana, abbiamo scelto di basare l’esercitazione su un attacco con esplosivi incendiari a tre vagoni della metro. Abbiamo usato come modello un vero attentato dell’IRA del ‘92 ed altri simili.
La metropolitana londinese è stata vittima di ben 18 attentati negli anni precedenti al 2005: sceglierla era una cosa logica, non chissà che precognizione. Se teniamo questo a mente, non ci stupisce constatare che la Deutsche Bank ha svolto un’esercitazione simile qualche giorno prima di noi e, ancora prima di questa, un’esercitazione interaziendale (e molto pubblicizzata) chiamata Osiris II ha simulato un attentato alla stazione Bank. Inoltre, nel 2004 ho partecipato a una puntata di BBC Panorama insieme a Michael Portillo, in cui abbiamo discusso di come Londra avrebbe potuto reagire a determinati attentati terroristici (che in questo caso erano fittizi, inscenati dalla BBC).
In breve, buona parte della ricerca su cui la nostra esercitazione si basava era già stata fatta. Lo scenario che abbiamo sviluppato per il nostro cliente iniziava con una serie di false notizie (prese dal sopraccitata trasmissione Panorama) e gli eventi in questione si sviluppavano solo sullo schermo, come in ogni altra esercitazione di questo tipo. Erano narrati da un facilitatore, senza elementi esterni o azioni che non accadessero nel nostro ufficio. Abbiamo incluso nel nostro scenario anche l’esplosione di una bomba nei pressi dell’ufficio del magazine «Jewish Chronicle»: i nostri terroristi immaginari erano coscienti che quello era il luogo in cui sarebbero transitati molti dei pendolari che si dirigevano al loro lavoro, dato che alcune delle stazioni della metro avrebbero dovuto chiudere. Delle otto stazioni metro che rientravano nell’area dell’esercitazione, ne abbiamo scelto tre. Proprio le tre che sono state colpite dagli eventi drammatici del 7 luglio 2005. È stata una conferma della validità del nostro scenario, anche se avremmo preferito farne a meno.
Non è inusuale che un’esercitazione si trasformi in una crisi reale. Per esempio, nel gennaio del 2003, trenta persone sono state ferite quando il deragliamento di una metropolitana ha scagliato i vagoni contro un muro. Contemporaneamente, la polizia londinese stava svolgendo un’esercitazione simile, che il reparto vittime dovette interrompere per andare ad occuparsi dell’evento reale.
Un numero sorprendente di persone non riesce ad accettare queste coincidenze come tali. Credono che debba esserci dietro una cospirazione. Rifiutano di accettare che, se si svolge un’indagine approfondita per sviluppare il proprio scenario, si otterrà un’esercitazione i cui contenuti sono altamente probabili. Comunque, l’unico motivo per cui ho acconsentito a parlare in TV quel giorno, quando c’era ancora molta confusione sull’attentato, era quello di incoraggiare altre organizzazioni a pianificare nuove esercitazioni. Sappiamo bene che la minaccia del terrorismo è, e rimane, reale. Una conseguenza di questo è che, senza meritarlo, l’Islam, una grande fede abramitica e monoteista (insieme all’Ebraismo ed il Cristianesimo), è divenuta oggetto di odio da parte di molta gente.»

Per ricapitolare: nel pomeriggio del 7 luglio 2005, Power ha rivelato a un intervistatore alla radio della BBC che la sua azienda stava svolgendo per un non meglio precisato gruppo di un migliaio di persone un’esercitazione incentrata sull’esplosione contemporanea di tre bombe in tre stazioni della metropolitana, nello stesso momento in cui l’attentato reale si è svolto.

Ed ecco la trascrizione dell’intervista radiofonica.

PETER POWER: «Alle otto e mezza di questa mattina stavamo conducendo un’esercitazione per un’azienda che conta oltre un migliaio di persone a Londra, nella quale prendevamo in considerazione un attentato identico a quello accaduto stamattina. Ho ancora i capelli dritti dalla paura.»

BBC: «Per capirci: stavate conducendo un’esercitazione per vedere come avremmo dovuto reagire ad un attentato che poi è successo realmente?»

POWER: «Proprio così. L’abbiamo programmato verso le nove, per un’azienda che ovviamente preferisco non menzionare, anche se so che ci stanno ascoltando e sanno tutto. Avevamo una stanza piena di esperti nella gestione delle crisi che si erano appena incontrati per la prima volta e così, in cinque minuti, ci siamo resi conto che quello che avevamo elaborato stava accadendo veramente. Abbiamo deciso rapidamente di mettere in atto tutte le misure necessarie per contenere la crisi.»

Una tale coincidenza è assolutamente incredibile e, per questo, alcuni ipotizzano che il piano di Power sia stato messo in atto in anticipo o usato da persone che già sapevano degli attentati prima che avessero luogo.

La stessa cosa è accaduta l’11 settembre, quando alcune esercitazioni incentrate su aerei dirottati si sono sovrapposte a dirottamenti reali. Alcuni pensano che le esercitazioni avrebbe potuto fungere da copertura per l’attentato, nel caso in cui i suoi responsabili fossero stati catturati.

Power ha alluso alla natura di queste simulazioni dopo il 7 luglio, nel tentativo di smorzare il significato di queste coincidenze.

Meno di una settimana dopo l’attentato, mentre Power ed i consulenti della sua azienda (la Visor) ricevevano valanghe di e-mail e domande sull’esercitazione, scaturite principalmente dai nostri articoli in merito, è stata rilasciata la seguente dichiarazione:

«Oltre a questo, non faremo altri commenti. Dato lo straordinario numero di messaggi che ci è arrivato da persone disinformate, non risponderemo a nessuno che non possa certificare una buona ragione per chiederci ulteriori dettagli (ad esempio giornalisti o accademici).»
L’eventuale coinvolgimento di Power nell’attentato è altamente improbabile: perché avrebbe annunciato l’esercitazione ad una radio nazionale poche ore dopo l’attentato? Ma la sua reazione alle domande riguardanti l’esercitazione hanno messo in luce un disagio nel trattare questi argomenti.

Traduzione per Megachip a cura Massimo Spiga.
Articolo originale: “Peter Power Reveals More Details of 7/7 Terrorist Bombing Drills“

Nel dicembre 2007, Power è stato avvicinato da un gruppo di membri del gruppo We Are Change. Con educazione, gli hanno spiegato chi fossero e cosa stavano facendo. Lui ha rifiutato di rispondere alle loro domande davanti ad una telecamera. Ha detto che non tollerava simili approcci.

Guarda il video:

Nota di Megachip:
Peter Power vuole dirci che le esercitazioni di simulazione sono un fatto routinario e che l’esercitazione del 7 luglio non usciva dall’ordinario, semplicemente ha ‘coinciso’ con gli attentati reali. Una bazzecola.
In realtà gli scenari definiti ‘walk through’ non hanno nulla di routinario. Nemmeno l’esercitazione di simulazione d’attentati della società di Power era affatto una coincidenza isolata.
Sia in occasione degli attentati londinesi, sia in corrispondenza degli attacchi dell’11 settembre 2001 negli USA erano in corso esercitazioni che riproducevano scenari molto vicini a quanto accadeva realmente.
Per giustificare l’impreparazione della Difesa americana di fronte agli attentati dell’11 settembre, i commentatori ben accreditati presso i mass media a larga diffusione e i governi, hanno parlato di eventi ‘imprevedibili’.
Ma ci sono altri fatti che, lungi dall’accreditare imprevedibilità, sembrano eccezionali precognizioni. Esercitazioni simili erano già state effettuate. Come si è potuto leggere su «USA Today», nei due anni che hanno preceduto gli attentati dell’11 settembre « il comando della difesa aerea della regione nordamericana [North American Aerospace Defense Command, NORAD, responsabile della difesa aerea di USA e Canada] ha condotto esercitazioni che simulavano quel che la Casa Bianca ha in seguito qualificato inimmaginabile[…]: l’utilizzazione di aerei dirottati come arma nel farli schiantare su degli obiettivi.» Esiste dunque l’ombrello di una routine che toglie aloni di sospetto alle azioni che vi si riparano. Chi prepara un attentato può includere le operazioni in tante azioni parcellizzate che si innestano nel quadro delle esercitazioni.
Un’ottima rappresentazione ricca di tabelle cronologiche e con un’interpretazione molto inquietante delle tante esercitazioni dell’11/9 è contenuta in un capitolo del libro “ZERO”. Il capitolo è stato scritto da Webster Griffin Tarpley e s’intitola “Anatomia di un Coup d’État”.
Un articolo apparso sul «New York Times» appena 20 giorni dopo i fatti di Londra riportava le conclusioni di molti esponenti della polizia e dell’intelligence, tese a escludere che i quattro presunti terroristi avessero pianificato di suicidarsi, perché invece furono «abbindolati fino a una trappola letale». Lo scenario che emerge in quest’ipotesi è che i supposti attentatori siano stati in qualche modo coinvolti in un’impresa che però non controllavano.
Nel programma Day Side del canale FOX News del 29 luglio 2005 l’esperto di terrorismo John Loftus, già procuratore al Dipartimento USA della Giustizia, spiegò che la presunta ‘mente’ degli attentati londinesi, Haroon Rashid Aswat, era una risorsa dell’intelligence britannica.
Sono scenari che – quando il dibattito era più libero e perciò capace di approssimarsi alla verità – sarebbero stati definiti da “Terrorismo di Stato” anche nei media mainstream.

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