Sardegna: per una “Legge Michela Murgia”

Mi capitava di incontrarla ogni tanto in una trattoria di Trastevere, con un velo di malinconia e disincanto e i segni della sofferenza che non spegnevano il sorriso. Michela Murgia si era messa alle spalle molte cose passate, attratta da nuove traiettorie di vita e di pensiero. Non condividevo il suo veleggiare recente sul vento della cultura “woke” che dall’Atlantico soffiava anche da noi. Ma poco importa.
Michela mi aveva voluto nel 2014 fra i candidati per la sua corsa alle elezioni regionali della Sardegna, quando prese ben il 10 per cento dei voti ma ciononostante non venne eletta per via di una legge elettorale infame, ancora in vigore. Una legge fatta da una conventicola partitocratica per impedire a qualsiasi outsider di ficcare il naso negli affarucci sporchi che hanno affondato l’isola.
Michela si era circondata di persone libere e combattive, e guardava al modello catalano per proporre una Sardegna non dipendente.
Non possiamo basare la Storia sui “se”, ma gli ultimi dieci anni in Sardegna sarebbero stati molto diversi se le istituzioni avessero funzionato in modo democratico, accogliendo la rappresentanza di una politica sarda diversa con una bella squadra di rompiscatole non ricattabili che avrebbero passato al setaccio ogni proposta sul futuro dell’isola. Michela Murgia venne sconfitta ed espulsa da un sistema chiuso e blindato, ma i vincitori in realtà condannavano all’asfissia tutta la democrazia sarda, anche se stessi, dunque, perché chiudevano ogni apporto nuovo di idee e passioni.
Credo sia giunto il tempo di liberarsi da questo macigno. Deve cessare la vergogna e l’infamia di una legge elettorale oscena. Il Consiglio regionale della Sardegna abbia un moto di dignità e approvi per tempo una legge che abbassi drasticamente le soglie di sbarramento elettorale. Una legge che permetta di eleggere rappresentanti che non provengano dal solito giro dei signorsì.
Propongo che la nuova legge elettorale sia intitolata a Michela Murgia, come risarcimento a una Sardegna che merita di essere rappresentata. Sarebbe un gesto più concreto, più etico, più politico, più democratico rispetto a quello di intitolarle qualche piazza dopo una vuota cerimonia retorica.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.