11/9. Quella Terza Torre crollata da ricordare

di Giulietto Chiesa.

Ci stiamo avvicinando al 12-mo anniversario degli eventi dell’11 settembre 2001
e il movimento mondiale che chiede verità e giustizia è in piena
mobilitazione. E’ stata lanciata una campagna di sensibilizzazione che
fa riferimento al sito ReThink911.org.
Sono stati raccolti già 225.000$, che consentiranno d’innalzare un
cartello pubblicitario alto cinque piani in Times Square. Vi resterà
esposto (sempre che Obama non lo vieti) per 28 giorni, dal 2 al 30
settembre. Mi piacerebbe che anche in Italia si potesse fare qualche
cosa del genere, ma qui non siamo così bene organizzati.
Io qui do il mio contributo in qualità di membro del Consensus911 Panel, il quale ha continuato a lavorare lungo tutto il 2013 e continuerà a farlo, come sanno coloro che seguono il mio blog.
Qui riprendo alcuni (non tutti, per ragioni di spazio) dei punti salienti che concernono il crollo della terza torre del WTC, quella che viene chiamata WTC-7 e che crollò alle ore 17:20 circa, senza essere stata colpita da nessun aereo.                                    
Se
chiedete al primo che vi capita, di età superiore ai 20 anni, quante
furono le torri crollate l’11 settembre, avrete quasi sempre la stessa,
stranita risposta: due, ovviamente. Due aerei, due torri: dunque furono
gli aerei ad abbattere le Twin Towers.
Invece no. Le torri abbattute furono tre.
E questo provoca ancora adesso molti mal di testa a chi vuole sostenere
la versione ufficiale. Vediamo i dettagli esaminati dal Consensus911
Panel (chi vuole può passarli in rassegna tutti andando sul sito, ora anche in italiano).
Il
WTC-7 si trovava a due isolati dalle Twin Towers.  Fu colpito e
danneggiato dai detriti della torre nord. Pompieri e polizia fecero
sgombrare e comunicarono a molti giornalisti che “presto sarebbe
crollato”. Alle 5:20 del pomeriggio l’attico della parte est
dell’edificio crolla. Visibilmente con qualche secondo di anticipo
rispetto al crollo dell’attico ovest, mentre, in simultanea l’intero
edificio comincia a scendere in caduta libera.
Notazione
utile. Il “9/11 Commission Report”, la commissione ufficiale che 
avrebbe dovuto dare risposta alla miriade di interrogativi rimasti
aperti su quello strano attentato, non fa cenno alcuno, nelle sue oltre
500 pagine, al crollo del WTC-7. Come non fosse esistito. Strano nevvero? Invece a noi pare che quel crollo, più e meglio di tante altre questioni, contiene molte chiavi per ri-aprire la storia del 9/11.
Anche
il National Institute to Standards and Technologies (NIST), cui fu
affidata l’indagine tecnica sui crolli, si occupò solo delle Twin
Towers. Strano nevvero? Ci vollero più di sette anni per sapere cosa il
NIST pensava del crollo del WTC-7. E si dovette aspettare il novembre
2008 per leggere il “Final NIST Report on the Collapse of World Trade
Center Building 7”.
Come vedremo tra poco, anni spesi assai male.
Infatti quelli del NIST li impiegarono ad arrampicarsi sugli specchi
alla ricerca di uno straccio di risposta. Non lo trovarono. In compenso
ne inventarono alcuni, diversi e perfino contrastanti tra loro. E fu una
fortuna per loro che l’intero mainstream americano li aiutò a nascondere la verità.
Su
quali punti si basa infatti quel rapporto? Quello cruciale è che il
WTC-7, in mancanza di un aereo, crollò “soltanto a causa del fuoco
dell’incendio”. Il crollo, aggiunsero, non fu in caduta libera bensì in
caduta “progressiva”. A sostegno di queste tesi venne prodotta una
simulazione al computer. Vedere per credere. Sfortunatamente questa
conclusione non quadra per niente con i dati a disposizione. Chi osservi
i filmati (che, non a caso, furono resi noti solo a distanza di qualche
anno) può accertare che l’East Penthouse crolla per conto proprio
qualche secondo prima del resto. Lassù non c’erano danni visibili dei
detriti, che erano molto più in basso.  In quegli attimi i filmati
mostrano il WTC-7 ancora intatto. Ci sono incendi, ma di piccola entità.
Poi
il collasso, che avviene simultaneamente su tutta la lunghezza
dell’edificio (circa 100 metri, da est a ovest). I piani – di nuovo
osservare bene i filmati – rimangono perfettamente paralleli mentre
l’edificio sprofonda in una nuvola di polvere identica a quelle delle
Twin Towers. Dunque non si registrano cedimenti settoriali. L’edificio entra in caduta libera tutto intero, senza perdere la sua forma.
Attenzione
però a un salto logico del NIST. Il quale, come s’è detto,  conclude
che fu il fuoco a far crollare l’edificio e che i detriti che lo
colpirono  non furono “determinanti”.  Ma poi, altrove, viene detto che i
cedimenti strutturali  che produssero la “progressiva” caduta  furono
provocati “anche” dalle distruzioni prodotte dai detriti. La
ricostruzione al computer del collasso, prodotta dal NIST, naviga in
questa ambiguità, ma non corrisponde in alcun modo agli eventi
osservati.
Resta dunque solo il fuoco a spiegare il tutto. Ma
nemmeno il fuoco può contraddire le immagini televisive ed è stato ad
abundantiam dimostrato che nemmeno un incendio di gigantesche
proporzioni (che per altro non ci fu) avrebbe potuto trasformare le
travi d’acciaio che sostenevano l’edificio in salcicce pieghevoli. Tutte
le analisi scientificamente decenti hanno accertato l’evidente
implausibilità dell’ipotesi che un edificio in acciaio entri in caduta
libera. Non avviene, non è mai avvenuto, non può avvenire. A meno che non vi siano stati esplosivi per scardinare i supporti e le connessioni tra le travature.
Siamo
dunque di fronte a due affermazioni smentite dai fatti (il crollo
“progressivo” al posto della “caduta libera”) e  il fuoco come causa del
crollo.  Lo stesso capo investigatore del NIST, Shyam Sunder , in
contraddittorio pubblico, nell’agosto 2008, poco prima della
pubblicazione del rapporto, si lascia sfuggire ammissioni talmente gravi
da richiedere il ritiro del filmato che le conteneva (sostituito da una
nuova versione del 17 settembre 2010). Ma anche nella seconda versione
il NIST è costretto a confermare che ci fu una “accelerazione
gravitazionale” (cioè caduta libera) di 2,25 secondi.
La
simulazione al computer non dimostra niente. Per sollevarne le sorti
sarebbe forse utile che il NIST accettasse gentilmente di  pubblicare i
dati dei modelli su cui hanno lavorato i suoi computers. Purtroppo
questi dati non sono stati rivelati. E sono passati altri 5 anni.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/19/una-pistola-fumante-in-piu-sul-crollo-del-world-trade-center/687012/.

Tratto da:

ARTICOLO CORRELATO:
Pino Cabras, Il crollo dell’Edificio 7: morta una teoria ufficiale se ne fa un’altra, 5 settembre 2008.

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