Cambiare le batterie: l’Uovo di Picchio

Oggi ho avuto l’onore di visitare un gioiello di tecnologia, passione e creatività libera, la sede della Picchio, al confine tra Abruzzo e Marche. Non l’ho fatto tanto per l’atavica passione per i motori e i prototipi sportivi (che i tranquilli geniacci della Picchio sviluppano percorrendo ogni giorno tutto l’arco dell’estro autocreativo che va dall’accuratezza artigianale alla precisione industriale avanzata), quanto per un loro specifico brevetto che volevo conoscere nell’essenziale. Qualcosa che toglie il sonno a legioni di ingegneri dediti allo sviluppo della mobilità elettrica: il “battery swapping”.
Si sa che l’ostacolo più grande per gli utenti è il tempo di ricarica per i veicoli elettrici a batteria: dover attendere ore per le ricariche toglie attrattività al loro uso individuale e di massa. Se invece crei e diffondi una stazione di battery swap che impiega 2 minuti per cambiare batteria, meno perfino di un normale rifornimento di carburante tradizionale, e non sporchi la batteria, e non costringi il veicolo ad acrobazie, ecco che hai una nuova frontiera industriale per la mobilità. Altri ci hanno provato con soluzioni complicate, costose e insostenibili, loro invece aggiornano il concetto dell’Uovo di Colombo. Lo chiamerò l’Uovo di Picchio.
Sapete che dal cosiddetto ‘Recovery Plan’ non mi attendo miracoli (per via dei difetti dell’attuale provvista finanziaria) e perciò mi oppongo a chi ne sottovaluta i pericoli o lo ricopre di fuffa propagandistica dal lato della maggioranza di governo. Nondimeno c’è del buono nel concetto che occorre far ritornare la Grande Dimenticata degli ultimi decenni: la Programmazione, assieme alle sue sorelle costituzionali Politica Economica e Politica Industriale. Questa è una di quelle rare occasioni speciali per una comunità umana in transizione. Possiamo trasformare con nuove consapevolezze tecnologiche e ambientali un’intera industria partendo dalla grandezza che abbiamo già in casa. La creatività ha l’eco giusta se si guida il sistema economico nel suo insieme per non renderlo una colonia tecnologica anche nei nuovi settori in trasformazione. Dobbiamo guardare con fiducia alle persone creative, pratiche e indipendenti.
Chi vuole programmare batta un colpo. Anche in Sardegna, dove dovremo scatenare una bella scossa di innovazione dopo il tremendo sonno in cui si è a lungo crogiolata la fetta più torpida delle sue classi dirigenti.
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[in foto, a sinistra l’ing. Francesco Di Pietrantonio, CEO della Picchio SpA]

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