Dalla Sardegna un nuovo biopetrolio

di Pino Cabras

Il settore dell’energia tira? Le innovazioni reggeranno? Eviteremo una guerra per le risorse energetiche?
In tempi di crisi finanziaria e di recessione, mentre si annuncia anche una vera depressione economica, non è facile immaginare come sarà il futuro delle imprese, considerate una per una o come settori.
Eppure – anche se una depressione economica significa una domanda di energia meno “impennata” – la crisi energetica arriva lo stesso, e quindi continuerà la corsa alle tante fonti che serviranno per una difficile transizione: passare dalle fonti fossili a una “collezione” di altre produzioni energetiche.
Alla corsa partecipa anche Biomedical Tissues (BT Srl), un’impresa con sede operativa al Parco scientifico e tecnologico della Sardegna.
Il 13 ottobre 2008 la BT ha depositato un brevetto nazionale dal nome promettente: “Procedimento per la produzione di biopetrolio che prevede l’impiego di CO2”.
I ricercatori sardi hanno definito un processo basato sull’uso di alghe. Per natura, le alghe utilizzano l’anidride carbonica e la luce del sole in modo da creare sottoprodotti oleici che partono da composti azotati. Se ne può estrarre un “biopetrolio” a sua volta trasformabile in biodiesel, carbone verde e “torte residue”. Lo stesso procedimento porta a ottenere altri composti da usare come materia prima in vari settori: alimentare, biomedicina, cosmetica e zootecnica.
Di recente la società BT ha concorso al bando Industria 2015 come parte di una cordata nazionale che punta al “sequestro” dell’anidride carbonica emessa dagli impianti che producono energia elettrica. Se il progetto fosse approvato sarebbero realizzati quattro impianti dimostrativi, uno in Sardegna.
Il tipo di produzione ipotizzato pare in grado di competere con un forte vantaggio sui cereali: i tempi di crescita e raccolta sono inferiori, solo 90 giorni, e le rese superano le 300 tonnellate per ettaro. Inoltre non sottrae altrettanto suolo all’agricoltura.
Interessante il parterre di collaboratori di BT. C’è innanzitutto il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Giacomo Cao, che opera nel Dipartimento di Ingegneria Chimica e Materiali dell’Universita’ di Cagliari. Collabora inoltre il Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Universita’ di Cagliari, il centro di ricerca CRS4 (con la sua Linea Process Engineering and Combustion), il Laboratorio di Cagliari del Consorzio Interuniversitario Nazionale ”La Chimica per l’Ambiente”, il centro Lince del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali e l’unita’ di Cagliari del Dipartimento Energia e Trasporti del Consiglio Nazionale delle Ricerche. E’ prevista, inoltre, un’intensa collaborazione con il Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Tecnologico Energie Rinnovabili presso il Centro di Sardegna Ricerche.


Il prof. Giacomo Cao

1 Commento

  1. Andrea Mameli 30/10/2008 at 11:22

    Ottima notizia. Eccellente e incoraggiante.
    P.S. Quanto vorrei abbandonare i normali carburanti…

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