Diciotti

Solleviamo lo sguardo. La gestione dei migranti irregolari sta diventando uno dei più seri vicoli ciechi per l’Europa. Il caso della nave Diciotti si inserisce in un contesto in cui tutti i protagonisti riescono a dire o a fare poche cose rispetto alla dimensione del problema che li sovrasta. Vengono anche presentati pezzi di verità fra loro contrastanti che si scomunicano vicendevolmente, laddove il riconoscimento di un pezzo di verità opposto aiuterebbe a ricomporre il prisma della verità completa, andando oltre le ragioni della propria ideologia e del proprio complesso di alleanze.
Su tutti grava un sistema europeo inceppato, che ha cristallizzato rapporti di forza che favoriscono alcuni Stati a danno di altri, fino a far aggravare i problemi, compreso quello delle migrazioni, e fino a far degenerare gli strumenti istituzionali sovranazionali, incatenati dagli egoismi nazionali. Ogni egoismo, che governino le destre o le sinistre, trova le sue buone giustificazioni per non farsi carico di una questione continentale. Cambiano le retoriche, ma non la dismissione dei principi di solidarietà, anche subito dopo le dichiarazioni solenni che chiudono i vertici intergovernativi. Ecco così che Pedro Sánchez, con la sua camicia candida da nuovo leader di sinistra, è un governante che fa sparare ai migranti che osino attraversare il confine spagnolo. Et voilà Macron, l’ultimo erede in ordine di tempo degli equilibri neocoloniali sigillati dalla moneta che depreda mezza Africa in favore di Parigi, il franco CFA, mentre blinda i suoi confini con altrettanta determinazione. Angela Merkel, che pure pronuncia significative ammissioni sull’Italia lasciata sola, ha trascinato l’Europa a pagare la Turchia miliardi e miliardi di euro affinché faccia da diga verso le migrazioni del Medio Oriente profondamente destabilizzato dalle guerre occidentali. Miliardi che non vengono dati all’Italia o al Nord Africa per costruire un’alternativa alle vie migratorie che attraversano il continente nero.
E qui troviamo la politica italiana, uno dei luoghi in cui bisogna ricomporre quei pezzi di verità di cui dicevo agli inizi. I politici di sinistra cercano di rinnovare la memoria virtuosa dell’antirazzismo, ma lo fanno da corresponsabili delle guerre e degli equilibri neocoloniali che hanno causato la destabilizzazione di vaste aree continentali, e con una tragica noncuranza rispetto ai problemi sociali reali creati dalla cattiva gestione dell’accoglienza, affrontati invece di petto da altre formazioni politiche. Vanificano il meglio del loro ambito di origine, dove si era sviluppata una vera cultura antidiscriminatoria, rovinando tutto con un misto di insensibilità politica per i problemi popolari, cinismo, ipocrisia e provincialismo. L’antirazzismo è un tema urgente, da rivivificare, ma va salvato da chi lo agita in modo strumentale o maldestro.
Salvini per parte sua ha ammiccato troppo alla schiuma razzista che si produce nel legittimo malcontento italiano, e questo è un problema, ma agisce all’interno di un quadro in cui è richiesta una grande fermezza contro la mortifera ipocrisia degli altri paesi europei (che vanno ben oltre la fermezza e usano perfino le pallottole). Salverei la tenacia che in materia si è prodotta con questo governo, accompagnandola da strumenti più duttili sul piano della diplomazia dei popoli, perché sono sicuro che troveremo orecchie attente nell’opinione pubblica europea. Quando dal partito di Macron sono partiti strali contro l’Italia per la vicenda Aquarius, l’ipocrisia è stata smascherata a furor di popolo nei media francesi. Quindi vanno aperti bene questi varchi senza lisciare il pelo alle paure.
Se il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone è valido, è logico intendere le frontiere naturali dell’Italia – che si affacciano via mare verso paesi extra UE – come frontiere comuni europee. Di conseguenza la protezione di queste frontiere è compito di tutti i paesi aderenti a Schengen. Così come su tutti i paesi deve ricadere l’onere dell’accoglienza di migranti e richiedenti asilo. L’assenza della volontà di condividere quest’onere che è emerso anche nel caso della nave Diciotti pone al governo delicatissimi problemi di ordine politico e diplomatico che mi auguro vengano risolti velocemente.
In qualsiasi caso sono certissimo che i migranti sono e saranno trattati con la massima professionalità e umanità dagli uomini della Guardia Costiera e da tutto il personale coinvolto nella vicenda (perfino fra una visita e un’altra dei colleghi parlamentari, nel caso più monitorato e meno emergenziale di questa estate).
Sono cosciente anche del tentativo di strumentalizzazione in corso da parte di opposizioni che negli anni hanno fatto incancrenire la situazione nei confronti della UE e adesso gridano al possibile disastro umanitario. Hanno dimenticato quello vero in corso per esempio nelle baraccopoli pugliesi dei raccoglitori di pomodori che stanno sotto la sferza dei caporali, che è di loro totale responsabilità. Lavoriamo anche per risolvere questo problema.
Il pessimismo della ragione non fa arrivare troppe speranze dall’ambito istituzionale europeo, perciò conterà un recupero di sovranità. Conviene anche a chi vuol vincere la battaglia politica e culturale contro il razzismo.

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