Idee Ribelli: la Moneta Complementare

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Oggi vi propongo la mia idea ribelle, la “Moneta Complementare”, pubblicata sul Blog delle Stelle, raccontandola con il supporto di Biagio Bossone, già direttore esecutivo di Banca Mondiale.

Pino Cabras: Una delle idee ribelli è quella della moneta complementare. Noi la proponiamo perché vogliamo ribellarci allo stato di cose esistenti che ci dice che non ci sono i soldi – quante volte abbiamo sentito questa cosa – non ci sono i soldi per pagare le pensioni, per sistemare la scuola, per investire nella sanità e siamo in una situazione molto difficile per questo. Invece noi pensiamo che la liquidità nel sistema si possa immettere. Certo c’è l’euro che implica delle questioni geopolitiche complicatissime per essere cambiato, ma tra l’euro e una maggiore liquidità c’è un divario che possiamo colmare. Con cosa? Con una moneta complementare, una moneta fiscale. 

C’è un gruppo di studiosi, guidato da Biagio Bossone, un grande esperto di questa materia, di moneta e di economia, che ha lavorato come direttore esecutivo di Banca Mondiale. Questo gruppo ha elaborato il concetto di moneta fiscale. Si chiama appunto gruppo della moneta fiscale. 

Biagio Bossone, come funzionerebbe una moneta fiscale, perché c’è bisogno di questo strumento in Italia?

Biagio Bossone: L’idea nasce dal fatto che effettivamente la moneta è scarsa, nel senso che chi ha bisogno di spendere scarseggia di moneta, quindi il problema è come creare questa moneta o capacità di spesa e farla arrivare a chi ne ha bisogno e chi può effettivamente spenderla. E il problema è questo. Noi ci troviamo come Paese, come Italia, in una situazione nella quale la politica fiscale è estremamente compressa dal fatto che ormai abbiamo accumulato una quantità di debito – e continueremo ad accumulare verosimilmente una quantità di debito – che ha problemi di vero e propria sostenibilità, e d’altra parte abbiamo anche ceduto la nostra sovranità monetaria e dunque non controlliamo più direttamente la capacità di immettere moneta nel sistema. 

Come si potrebbe risolvere questo problema? Creando appunto una forma nuova di liquidità, che noi abbiamo chiamato moneta fiscale perché in realtà è uno strumento che racchiude in sé le caratteristiche dello strumento monetario, perché si tratterebbe, come dirò tra breve, di un titolo emesso dallo Stato che può essere direttamente speso da chi ne viene in possesso ed ha anche caratteristiche di natura fiscale perché la decisione di crearlo, immetterlo, allocarlo, distribuirlo non può che spettare al Governo. Dunque è uno strumento che mette insieme politica monetaria e politica fiscale, ciò che di fatto l’Italia oggi non può più fare autonomamente. Se vogliamo possiamo immaginarlo come uno strumento sintetico che replica le caratteristiche di qualcosa che noi non possiamo più, non abbiamo più i gradi di libertà per poter manovrare a piacimento. 

Che cos’è la moneta fiscale, tecnicamente anche denominata certificato di credito fiscale? E’ un titolo di stato vero e proprio. Non è un titolo di debito, nel senso che lo Stato emettendo e allocando questo titolo a soggetti economici di vario tipo, ci torneremo, non si impegna a pagare alcunché ma promette semplicemente, a partire da una certa data in poi, di accettare questo titolo in cambio di una riduzione di tasse, qualunque forma di obbligazione finanziaria che il cittadino o l’impresa ha nei confronti dello Stato e che nel frattempo, cioè a dire prima che il titolo diventi redimibile, appunto in ogni caso utilizzabile come sconto fiscale, può essere speso. Può essere speso direttamente, nel senso che se si crea un circuito di pagamento che accetta volontariamente questo strumento di scambio, di pagamento, evidentemente renderebbe il titolo come una vera e propria moneta, e in quanto tale scambiabile direttamente contro beni e servizi, oppure – questa è una soluzione alternativa – potrebbe essere scambiabile in euro. Io ho questo titolo e vado presso un intermediario finanziario, una banca o chiunque altro che è disposto a cambiarmelo in contante, in euro che poi potrò spendere. Quindi diciamo vi sono due versioni. 

Pino Cabras: Questa idea assomiglia in parte a qualcosa che già c’è. Ad esempio adesso c’è il Superbonus per migliorare energeticamente le case e che può essere scambiato e ceduto e quindi diventa di fatto una moneta, solo che la cosa che hai immaginato da tempo è come paragonare un campetto di periferia dove giocano dei vecchi giocatori con una grande squadra di serie A che invece è organizzata e scambia molto più facilmente questa palla che gira molto più velocemente.

Biagio Bossone: assolutamente, perché questo titolo, hai detto bene, è perfettamente analogo a quello che oggi è il superbonus e quant’altro, solo che a differenza del superbonus non è settoriale ed è uno strumento che può essere usato per comprare qualunque cosa e che può girare infinitamente: è infinitamente accettabile, diciamo così. Quindi diventa vera e propria liquidità non in forma di debito emesso dallo Stato, quindi questo avrebbe l’enorme vantaggio di non generare debito. Tecnicamente, non voglio entrare in tecnicalità astruse, ma di fatto si si può argomentare a ragione che dal punto di vista contabile questo strumento non sarebbe uno strumento di deficit. Certamente dal momento in cui il cittadino o l’impresa lo utilizza come sconto fiscale, a parità di ogni altra circostanza, comporta un minor gettito per le entrate dello Stato. Ma teniamo presente, questo lo scopo fondamentale dello strumento, che nel frattempo e cioè prima che lo strumento venga utilizzato come sconto fiscale genera nuovo prodotto, nuovo PIL – che è la cosa importante alla quale noi ovviamente ambiamo – genera nuovo prodotto e genera nuove entrate fiscali con le quali si andrà a ripagare il costo dell’operazione. E comunque immette domanda, impiega risorse, fa girare l’economia che oggi con il Covid è drammaticamente bloccata, ma lo era anche già prima del Covid, e che non possiamo sostenere facendo altro debito, quindi questa idea di uscircene facendo altro debito ci fa soltanto male.

Pino Cabras: è un’idea assolutamente ribelle perché si ribella a anni e anni di austerity, anni in cui c’era qualcuno che diceva “fate i compiti a casa”. In questo caso noi stiamo scegliendo di fare un compito da noi se realizziamo qualcosa di questo tipo. Quali sono le difficoltà di realizzazione e a chi si rivolge, a quali categorie, imprese e singoli cittadini, investimenti pubblici?

Biagio Bossone: Ecco. Qui la risposta impone di sottolineare il fatto che si tratta di uno strumento appunto fiscale. E’ lo Stato in quanto tale che non soltanto emette lo strumento ma lo assegna e lo assegna in forma gratuita: lo assegna a lavoratori, lo assegna famiglie, lo assegna ai tanti soggetti economici oggi in difficoltà, lo assegna alle imprese, lo assegna a se stesso perché può benissimo utilizzarlo per finanziare una buona parte di quelle spese assolutamente oggi irrinviabili – cito la sanità ma parliamo, e ne parliamo da anni, di infrastrutture e quant’altro – che diventerebbero canali attraverso cui questa liquidità, una volta immessa nel sistema, continuerebbe a girare, girando di mano in mano e agevolando sostenendo la spesa e quindi il prodotto e quindi l’occupazione e quindi la generazione di nuove entrate fiscali. 

Perché è difficile, quali sarebbero le difficoltà? Ovviamente è un piano nazionale di grande importanza, devi ben spiegare, comunicare, far capire la valenza di questo strumento e come dovrebbe essere usato, peraltro sottolineando che questo strumento coglierebbe gli obiettivi che si prefigge soltanto se effettivamente chi entra in possesso di questo strumento lo spende. Cioè si tratta di un vero e proprio piano di emergenza nazionale nel quale lo Stato, nel massimo della sua credibilità e sovranità, dice: “Cittadino, impresa, io ti creo questa liquidità, te la affido a titolo gratuito, tu però la spendi”. C’è un patto sociale, se vogliamo, che è sottostante a questa operazione e naturalmente creare un patto sociale di questo tipo non è certo una cosa facile, è una questione di volontà e capacità politiche. All’aspetto politico aggiungo in ultimo che, ovviamente, non possiamo dimenticarci che ci sarebbero difficoltà di problemi di coordinamento di tutta una serie di soggetti economici che dovrebbero partecipare costruttivamente a questo sforzo, quindi ci deve essere una regia e ci deve essere un programma da attuare in tempi brevi perché non abbiamo più molto tempo e tutti devono fare la loro parte. 

Pino Cabras: C’è una questione, visto che parli di una pianificazione da parte dello Stato, adesso si parla molto del Recovery Fund e quindi di risorse europee molte delle quali saranno da restituire perché sono dei prestiti, in un anno circa 200 miliardi o poco più, e quando il crollo del Pil dell’anno 2020, l’anno cruciale, è stato di 180 miliardi più o meno. Quindi serve qualcosa che deve essere prolungato negli anni per far risalire l’economia italiana. Come immagini questo mondo post Covid e come immagini che potrebbe essere utilizzato lo strumento della moneta fiscale, in che misura?

Biagio Bossone: Il mondo post Covid – senza voler fare tante speculazioni, che poi non mi riescono mai – sicuramente è un mondo di forte depressione dal punto di vista economico se non si reagisce con una forte immissione di liquidità, possibilmente non liquidità creata a debito, che è il problema che appunto discutevamo e che ci troviamo ad affrontare. Quindi, come dicevi, si tratterebbe di un piano certamente non una tantum, ma di una manovra che immette sia pur gradualmente ma crescentemente questa liquidità per un certo numero di anni. Anche perché ricordiamoci, questo gli economisti lo sanno bene, bisogna lavorare anche sulle aspettative dei soggetti economici. Le aspettative in questo momento certo non sono ottimistiche, quindi si tratta di far capire che questa manovra sarà messa in piedi e agirà in modo continuativo per un certo numero di anni sino a che non si vedranno i risultati. Allora sulla base di un programma massiccio di questo tipo le aspettative si riescono anche a riorientare in senso ottimistico. Ecco, per rispondere sinteticamente alla tua domanda, il mondo post Covid senza una reazione di questo tipo è un mondo di pessimismo e di depressione. Il mondo post Covid in cui reagiamo o cerchiamo di reagire in questo modo forse ha qualche segnale di ottimismo, anzi io mi auguro fermamente che i segnali di ottimismo potrebbero essere presto molti.

Pino Cabras: Grazie di questo segnale di speranza Biagio Bossone. E allora riassumiamo l’idea: come funzionerebbe una moneta complementare che è anche una moneta fiscale? Io Stato ti garantisco uno sconto sulle tasse, uno sconto che non scatta subito ma fra due anni, quindi in questi due anni tu possiedi un titolo che puoi trasferire a chi lo accetta volontariamente come pagamento. In questi due anni puoi dunque utilizzare questa moneta complementare per acquistare beni e servizi perché la moneta complementare ha un valore immediato e certo, che ti dà diritto a risparmi fiscali futuri garantiti dallo Stato. Quindi questa moneta complementare è in grado di creare la liquidità che abbiamo smarrito negli anni dell’austerity e che è stata poi divorata anche dalla grande crisi Covid e ci permette di raggiungere tanti obiettivi con un solo lo strumento: cioè da una parte l’euro rimane l’unica moneta a corso legale, l’Italia resta nell’eurosistema perché i costi di un cambiamento di questo tipo sarebbero eccessivi, dall’altra l’Italia riconquista le leve della politica economica e rispetta la sua costituzione. Un’idea ribelle, ma mi sembra anche un’idea che stabilizza il mondo e quindi è utile.

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