L’arbitro Trump

 
Le nomine di Trump disegnano un governo composto da uno stormo di falchi, ma al vertice dei potentissimi servizi di intelligence The Donald nomina Tulsi Gabbard, nemica di tutte le guerre recenti. Nel Dipartimento dell’efficienza governativa (quasi una specie di “presidenza del consiglio” per i suoi notevoli poteri di coordinamento) al principe delle contraddizioni, Elon Musk, Trump affianca un fondatore di imprese farmaceutiche, Vivek Ramaswamy, fresco di accordi con Pfizer. Ma il ministro della salute sarà Robert F. Kennedy jr., praticamente la Nemesi di Big Pharma.
Non mi ci raccapezzo, sembra tutto costruito per far esplodere contraddizioni. A meno che il meccanismo non sia proprio questo: una squadra in cui la forza di ogni soggetto – peraltro scelto per la fedeltà – è bilanciata da un contropotere. Per evitare la paralisi interviene un arbitro che decide con poteri rafforzati, cioè Trump. Divide et impera.

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