Missione offensiva e corsa alla guerra

Con il voto bipartisan che dà luce verde alla missione Aspides nel Mar Rosso, l’arco parlamentare che va da Meloni fino a Conte passando per tutti gli altri si aggrappa al concetto di “missione solo difensiva”.

Le acrobazie politiche appese a un inganno linguistico, quando arrivano in zona di guerra, diventano molto pericolose e i politici acrobati diventano pericolosi irresponsabili. È uno di quei casi. Conosco i miei polli, purtroppo.

Perché se è volta a escludere qualsiasi presenza degli Huthi nel Mar Rosso la missione italica è a tutti gli effetti offensiva. Una cosa è stare su un confine a fare interposizione, altra cosa è scorrazzare nel Mar Rosso a caccia di Huthi. L’inevitabile conseguenza di qualsiasi incidente minore potrebbe essere un’appello a risposte militari più aggressive, trascinandoci verso un conflitto di maggiori proporzioni.

In tutta Europa c’è una corsa di molti politici a metterci nei guai. Corrono sia quelli che vorrebbero ingannare gli elettori dichiarandosi pacifisti ma coinvolgendosi in guerra, sia quei politici che dicono direttamente che il nostro futuro è la guerra, come Macron. Il presidente francese invita gli Alleati a non essere “codardi”: «La guerra è tornata sul territorio europeo. Potenze diventate inarrestabili stanno estendendo la minaccia ogni giorno. Dovremo essere all’altezza della storia e del coraggio che implica». Ma davanti a Bibi il genocida dicono: “prego, si accomodi!”.

Di fronte a questo scenario, è imperativo opporsi alla narrazione che vuole inevitabilmente trascinarci verso un nuovo conflitto globale. Dovremo smantellare tutta la tessitura che vuole ricomporre il mosaico della nuova guerra mondiale. Se vuoi la pace prepara la pace. #democraziasovranapopolare

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