Riflessioni su Nagasaki

Hiroshima è il nome che tutti associamo alla nuova fase dell’umanità segnata dall’immane carneficina del 6 agosto 1945 con la prima bomba atomica sganciata su una città.
Ma per certi versi mi sgomenta molto di più Nagasaki, colpita 3 giorni dopo, in quel 9 agosto in cui la vita – più che mai – fu appesa a decisioni arbitrarie che giocavano con le città come con i formicai. È la dinamica che ha portato al bombardamento di Nagasaki, più ancora di quello di Hiroshima, a far risaltare l’assurdità della nuova arma che – da allora – affianca in modo permanente le tragedie umane in una nuova stagione di orrori.
La mattina del 9 agosto 1945 molte cose sono guidate sia dal tempo degli orari sia dal tempo atmosferico. Il bombardamento era previsto per l’11 agosto, ma i comandanti anticipano la missione per via delle previsioni meteorologiche avverse. Il bombardiere Boeing B-29 Superfortress Bockscar non è la prima scelta e quindi occorre accontentarsi di un apparecchio con meno autonomia. Viene caricata la seconda fornitura del progetto Manhattan, la bomba Fat Man (ossia “ciccione”), un grosso ovoide con nucleo di plutonio. La destinazione non è Nagasaki, ma Kokura, una città con importanti obiettivi militari.
Il Bockscar tenta per ben tre volte di avvistare qualcosa a Kokura, ma c’è una cappa di nubi persistente e compatta mentre il carburante è ormai poco. L’equipaggio ripiega sull’obiettivo di riserva, Nagasaki.
Durante i minuti in cui l’aereo percorre la nuova rotta nel grigio cielo giapponese, in basso ci sono decine di migliaia di abitanti di Kokura del tutto ignari di essere appena scampati a morte certa, e altrettanti abitanti di Nagasaki ignari della sorte improvvisa che li sterminerà.
Essere o non essere, è scritto in un tratto di penna su un foglietto dove la burocrazia militare statunitense segna le sue check-list, come in un adempimento qualsiasi.
Dal 1945 al 2019, secondo il Bulletin of the Atomic Scientists, ci sono state 2.056 esplosioni nucleari sperimentali. Di queste, 528 sono state atmosferiche, 1.528 sotterranee e 100 sottomarine. Gli Stati Uniti hanno condotto il maggior numero di test nucleari, 1.054, seguiti dall’Unione Sovietica con 715. La Cina, la Francia, il Regno Unito, l’India, il Pakistan, e la Corea del Nord hanno condotto un numero inferiore di test nucleari. Anche Israele ha effettuato dei test in collaborazione con il Sudafrica dell’apartheid.
Nel 2023, ci sono oltre 13mila testate nucleari nel mondo. Di queste, quasi 10mila sono operative. Molte di queste sono migliaia di volte più potenti della bomba che ha causato 80mila morti a Nagasaki. Tutte sono inserite dentro procedure e dottrine che regolano l’eventuale impiego. L’Armageddon è gestito con delle check-list di azione-risposta-controrisposta che a un certo punto fanno partire l’algoritmo dell’escalation. Noi siamo il formicaio pronto a essere sacrificato o risparmiato.
Prima di Hiroshima e Nagasaki la specie umana era il dato da cui partire, oggi la specie umana è solo un “possibile”, nel senso che il suo spazio è quello della pura contingenza, circoscritta per intero dal potere delle scelte umane.

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