Superbonus e ruote quadrate – Come “Libero” ti trova il Cabras espiatorio

 
Un giornalista del quotidiano “Libero”, Lorenzo Mottola, che vagava disperato alla ricerca di capri espiatori sul superbonus, ha trovato un Cabras espiatorio. Mi ha infatti dedicato un intero articolo con il quale mi riconosce una sorta di paternità politica dell’idea ma naturalmente mi attribuisce le colpe se oggi la misura si è inceppata, senza chiedersi se per caso l’inceppamento del superbonus non sia dovuto ai ceppi messi da qualcun altro, con le impronte digitali ben evidenti. 
È come se avessi inventato una bella bicicletta, con gomme resistenti, ottimi freni, un sellino ergonomico, una catena in materiali innovativi efficienti, insomma un velocipede grintoso che trova subito dei fabbricanti entusiasti che iniziano a produrlo, incoraggiati persino dal governo. Nel corso dei due anni dopo l’inizio della produzione, tuttavia, il governo impazzisce come il dittatore dello Stato di libero di Bananas, e impone regole bizzarre che impediscono alla bici di essere quello per cui è nata. Decreto dopo decreto, le cambia in corso d’opera, una ventina di volte. Stabilisce che negli ingranaggi ci debba essere un rocchetto pensato per gli aeroplani; impone una revisione dal meccanico ogni mese; costringe ad appesantirla con un antifurto per camion; pretende che le ruote, anziché perfettamente circolari, siano sostituite da degli ovoidi di due diverse forme davanti e dietro; non la rende ammissibile ai normali parcheggi per bici ma deve occupare per ragioni di sicurezza lo spazio di un’intera utilitaria; proibisce severamente di prestarla; non permette che abbia più di un pedale e il sellino dev’essere sostituito con un calco del dito medio di Giorgetti. Manca solo che il governo decreti che le ruote dovranno essere quadrate, ma fa capire ai proprietari che prima o poi potrebbe perfino deciderlo davvero.
A questo punto, una volta resa irriconoscibile la bici, si sveglierebbe Mottola, del tutto incapace di fare un’inchiesta, per usare solo quel che sa fare: lo sfottò fuori mira. E direbbe: bella bicicletta, hai inventato, Cabras, colpa tua! E andrebbe a intervistare Marattin – figuriamoci, uno che si cappotterebbe in fase di parcheggio – per farlo tuonare contro chi non sa progettare biciclette.
Spiegando meglio la metafora, altrimenti Marattin e Mottola non capirebbero: certo che il superbonus è diventato un problema, ora! Tutto quello che lo rendeva agile e funzionante è stato stravolto a bella posta da una classe dirigente che ha in orrore qualsiasi politica keynesiana. Togliere la ‘cedibilità’ dei crediti al superbonus è come togliere i pedali o usare ruote quadrate in una bicicletta che le aveva belle tonde.
E quando dico che Mottola non sa fare un’inchiesta, prendo ad esempio proprio il suo articolo, che in poche righe espone tutto il campionario dei trucchetti che imbrogliano il lettore. Presenta le mie tesi sulla moneta fiscale come una via di mezzo fra il capriccio di un bimbo che vuole comprare il mondo con le banconote del Monopoli e il delirio di un ubriacone all’Oktoberfest, ma stranamente dimentica che il pezzo da cui estrapola il ‘taglia e cuci’ delle mie frasi era un mio dialogo con un ex direttore esecutivo della Banca Mondiale, Biagio Bossone, che assieme ad altri eminenti studiosi ha elaborato l’idea della moneta fiscale scrivendo saggi e organizzando convegni di grande valore. Che ne dite, la prospettiva cambia, no? Un conto è far dire al povero Marattin che la moneta fiscale è una «cialtronata che avevano letto sui blog complottisti, senza alcun fondamento economico», insinuando magari che volevamo scappare in modo disordinato dall’euro, un altro conto sarebbe invece ricordare il saggio “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità senza spaccare l’euro” a firma di Gallino, Bossone, Cattaneo, Grazzini, Sylos Labini. Cambia tutta la prospettiva.
Ora, il quotidiano “Libero” è abituato a idealizzare le forze politiche di destra, a puntare il dito contro chi stava fra i banchi del Movimento 5 Stelle o di Alternativa, e conseguentemente a polarizzare le questioni complesse in schemi binari dove tutto è bianco o nero. Se sapessero fare inchieste, scoprirebbero ad esempio che durante la scorsa legislatura la stessa Camera dei Deputati ha raggiunto un consenso UNANIME e trasversale a tutte le forze politiche approvando il 28 maggio 2019 la mozione 1-00013 a prima firma Baldelli (Forza Italia). Nello specifico, la mozione ha riconosciuto le basi e la necessità di un intervento sui crediti fiscali, impegnando il governo ad ampliare le fattispecie ammesse alla compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione, anche attraverso titoli riconducibili alla più ampia categoria di “certificati di compensazione fiscale”.
Chi scrive è stato il primo firmatario alla Camera di una proposta di legge volta ad attuare questa misura. Il primo firmatario di una proposta fotocopia al Senato era di Fratelli d’Italia. Come si vede il giochetto della polarizzazione usato per infangare una specifica parte politica è completamente infondato.
C’erano nella società e anche in parlamento delle forze trasversali che avevano studiato a fondo la questione e proponevano uno strumento pratico.
Il problema è che forze potenti nelle tecnostrutture economiche – organiche a tre decenni di austerity – si sono opposte energicamente e in modo altrettanto trasversale ai certificati di compensazione fiscale.
Hanno però dovuto ingoiare il “rospo” del superbonus, che da solo è valso tanti punti di PIL in più. Dopo di che hanno fatto di tutto per disinnescare il suo ottimo potenziale, al punto da andare a sollecitare presso Eurostat interpretazioni più restrittive in termini di classificazione della misura come deficit. Nonostante questa richiesta di catene europee da parte di italiani, anche con le nuove cervellotiche interpretazioni della materia fornite da Eurostat, il calcolo costi benefici sarebbe largamente in favore del superbonus, che ha creato lavoro e generato gettito fiscale con effetti moltiplicativi. La misura – se non viene intricata dall’ufficio complicazione cose semplici – funziona. Ed è questo che non piace ai cani da guardia dell’euro-austerity. Loro non vogliono affrontare i nodi economici, che a loro non interessano, ma solo quelli politici, gli unici che interessano a un sistema a vocazione “austeritaria”, trasformando le regole in corso d’opera contro ogni buon senso, con il solo fine di conservare rapporti di potere che non prevedono autonomia e sovranità fiscale. A costo di distruggere un intero settore economico, con il plauso dei soliti servi.

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