Tifo e bilanci europei

 
Il modo di esprimersi che domina il dibattito pubblico italiano è quello del tifo, purtroppo fuori dal suo ambito giustificabile, quello dello sport. Questo crea molti e continui equivoci. Ad esempio, io voglio leggere il fenomeno della nuova amministrazione Trump fuori dagli schemi del calore fazioso, ma ciò paradossalmente attira proprio i tifosi, con l’assurdo effetto di essere visto sia come “trumpiano” dagli anti-trumpiani sia come “anti-trumpiano” dai trumpiani. Ai tifosi non passa per la testa che la principale preoccupazione è capire, non mettersi una maglietta americana. Se analizzavo le novità oggettive di certe nomine o l’effetto dirompente di Musk, non significava mescolarmi agli ultras di The Donald. Se sottolineavo la colpa grave delle classi dirigenti europee nel far peggiorare la crisi del nostro continente, spiegando così la facilità con cui saremo cannibalizzati da Washington, non esprimevo entusiasmo tantomeno cieco per chi ci distruggerà, perché comunque in quella distruzione soffriamo tutti e nulla ci dice se e come avverrà un’eventuale ricostruzione e a quali condizioni. Ma queste non sono cose che interessino i tifosi, presi solo dai colori da abbinare ai loro colori sociali.
I tifosi hanno fatto un grande danno anche in relazione alla guerra in Ucraina. Ricordo ben come si muovevano le teste degli esaltatori del governo Draghi quando criticavo la guerra mentre loro facevano tifo per la guerra totale, per le sanzioni autolesioniste alla Russia e per ogni imbeccata proveniente dai velinari della CIA. Ricordo in particolare come rifiutavano l’esempio che facevo sulla presunta dipendenza dal gas russo: dicevo che l’Europa faceva come una persona dipendente dalla cocaina che volesse sostituire la sua dipendenza passando all’eroina e al crack. Quelli che allora scuotevano la testa oggi la agitano ancora di più, increduli e in modalità panico, quando leggono i dati impietosi su quanto si siano consegnati mani e piedi a una dipendenza economica più esosa, che fa loro pagare carissimo il gas e che li vuole tartassare con dazi usati come armi da guerra. I sanzionatori falliti (perché nessun loro piano di piegare la Russia ha avuto il benché minimo successo) ora si ritrovano super-sanzionati da Oltreoceano. Tutte le bugie sulla volontà di Mosca di sottometterli vengono travolte dalla verità concreta e inesorabile di un’America che li soggioga per davvero e con drastica severità.
Tutto questo è stato fatto dalle classi dirigenti atlantiste rigettando e sabotando qualsiasi compromesso serio sulla questione ucraina, per prometterle indipendenza. Eccola, dunque, la famosa indipendenza dell’Ucraina: un paese distrutto che dipende in ogni respiro da potenze straniere, da ultimo con Trump che dice senza mezzi termini che i padroni, cioè gli USA, si prenderanno tutte le risorse che contano in Ucraina, a partire dalle terre rare.
I tifosi vadano in malora. Il problema è che ci trascinano nel mondo sconvolto dai loro errori catastrofici.

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