Afghanistan, gli USA decidono il ritiro ma Di Maio si intesta la decisione

Dal ministro degli esteri avremmo voluto sentire parole di verità e non di goffo trionfo. È imbarazzante il modo in cui Di Maio abbia scelto di trasformare una scelta strategica degli Stati uniti in un suo grande successo personale o del suo partito.
La decisione è stata presa dagli Stati Uniti e, di riflesso, fatta propria dalla Nato. Perché? Perché dopo vent’anni di guerra e occupazione contro il governo dei talebani gli Stati uniti hanno dovuto finalmente prendere atto di una sconfitta. Al di là della propaganda quelli che oggi provano a venderci un trionfale ‘ritiro’ dovrebbero invece parlare di una drammatica ‘ritirata’.
L’Afghanistan è un territorio fuori controllo su cui la coalizione internazionale non è mai riuscita a imporre un nuovo ordine. Secondo l’ultimo rapporto dell’Alto rappresentante per i diritti umani delle Nazioni unite l’Afghanistan è “per un civile il posto più letale al mondo”, con oltre 10mila vittime ogni anno, da vent’anni.
Al di là della propaganda la guerra è stata persa e come Repubblica italiana abbiamo pagato un prezzo altissimo, con la vita di oltre 50 militari e al costo di svariati miliardi di euro. Per cosa? Per un pugno di sabbia e per far contenti altri. Una guerra che non aveva alcun senso, soprattutto per noi italiani. Ma Di Maio gioisce.
Osserviamo con rammarico che nessun Paese occidentale coinvolto in questo disastro abbia finora fatto una vera autocritica rispetto a un evento che è stato l’architrave di tante altre scelte scellerate in materia di guerra negli ultimi anni (Iraq, Siria, Yemen, Libia, ecc.): il primo anello di una catena di eventi che ha alimentato il disordine mondiale.
     L’Alternativa c’è. Nota dei parlamentari.
 

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