Gas sovrano e nuove terre di conquista

di Giandomenico Mele


NOTA PRELIMINARE DI PINO CABRAS

da Megachip.

Sardegna hub del gas su input del Qatar? La cosa fa accapponare la pelle. L’articolo di Giandomenico Mele che qui vi presentiamo descrive uno scenario che va oltre la vicenda locale. Gli USA stanno facendo ogni pressione possibile per spingere l’Europa ad abbandonare le soluzioni sul gas tecnicamente e geograficamente sensate (che implicano un rapporto sinergico e pacifico con la Russia) per sostituirle entro sei-sette anni con una collezione ardita di approvvigionamenti basati su una rete-monstre di rigassificatori per accogliere le navi gasiere dagli USA (shale-gas) e dal Qatar, nonché su una massiccia campagna di nuove trivellazioni in mezza Europa. La Sardegna in questo quadro sostituirebbe funzionalmente l’Ucraina quale snodo europeo in uno scenario da Guerra Fredda o peggio. Immaginarsi l’impatto. Il Qatar è quel paese che ha investito – a botte di miliardi di dollari – nella destabilizzazione e nella distruzione degli Stati di mezzo Mediterraneo e dintorni. Per loro, devastare una comunità travolgendola con il denaro è un modo di fare business. In uno scenario di guerra, va aggiunto, ciò che gli ingegneri chiamano costruzione i generali lo chiamano bersaglio. Tìmeo Dànaos et dona ferentes. (p.c.)


Qatar e Sardegna. Costa Smeralda e Mater Olbia. Ora anche Glencore e il futuro di Alcoa. Ma nella prospettiva della rivoluzione energetica dell’Isola, potenzialmente e strategicamente il più grande hub del Mediterraneo, è spuntato anche il Gnl (gas naturale liquefatto). La più grande risorsa del Qatar, la madre di tutti i guadagni, i cui proventi in trilioni di dollari vengono reinvestiti attraverso il Fondo Sovrano (Qatar Investment Authority) in tutto il globo.

Cosa unisce la Sardegna al Qatar sul piano degli investimenti energetici? Un articolo della rivista Internazionale, in un approfondito reportage dei giornalisti Francesco Longo e Gabriele Masini, lo chiarisce. Estrapoliamo un passaggio del servizio da Doha. “Dando le spalle alla vetrata, appoggiata alla scrivania, Chatura Poojari – responsabile di Business planning & controls di RasGas – appunta la parola Sardegna sul suo taccuino”.

Un virgolettato della Poojari chiarisce meglio l’interesse per l’Isola. “Entro la fine dell’anno il ministero dello Sviluppo economico dovrebbe mettere a punto un piano strategico per lo sfruttamento del Gnl in Italia e nell’attesa di regole gli operatori si stanno già muovendo – spiega la Poojari -.

In più, la Sardegna, unica regione non metanizzata d’Italia, dopo aver abbandonato il progetto Galsi di costruzione di un gasdotto dall’Algeria, sta cercando di ottenere dal governo centrale il supporto per costruire uno o più terminali di Gnl per alimentare le reti già costruite ma che sono in gran parte inutilizzate”.

Ecco il nuovo progetto di business. Dopo il turismo e la sanità, ora si passa al versante energetico.

 

 

Il futuro dell’Isola: tra i piani del Qatar sul Gnl e lo shale gas con il progetto Endesa

“Metodi all’avanguardia, come l’acquisto di metano compresso. Pensiamo per esempio al gas americano (shale gas), una novità del settore”. Le parole dell’assessore regionale alla Programmazione, Raffaele Paci, svelavano possibili strategie della Sardegna sul fronte energetico. Ma a parte le parole del presidente Pigliaru, di Maria Grazia Piras, assessore all’Industria e dello stesso Paci, c’è la logica a dire che la Regione potrebbe puntare dritta su un rigassificatore. Il Qatar lo sa e sta studiando la situazione.

Sono 29 gli stati al mondo che importano metano liquefatto e 26 di questi comprano dal Qatar. Un terzo di tutto il Gnl scambiato nel mondo viene da qui. Una leadership che dura dal 2006. Il Qatar ha circa 25mila miliardi di metri cubi di riserve di gas, pari a 360 anni di consumi italiani. Il triplo delle riserve degli Stati Uniti, con tutta la loro rivoluzione del gas di scisto (shale gas). Ma il gas naturale liquefatto va stoccato e uno o due impianti in Sardegna sarebbero ideali per le rotte del Gnl del Qatar che raggiungono il Nord Europa, in primo luogo la Norvegia.

Per questo, in attesa del Piano di sfruttamento del Gnl in Italia in fase di predisposizione dal ministero dello Sviluppo economico, il Qatar si prepara a sbarcare nell’Isola anche con il suo business principe: il gas.

 

 

Lo shale gas dal Golfo del Messico

Poi c’è lo shale gas. In ballo ci sono i progetti di due impianti, a Gioia Tauro e a Gela. Il primo segue i destini del gruppo Sorgenia (di proprietà della Cir, holding che controlla anche il gruppo Espresso). Il secondo vede in campo l’Enel, che però segue anche altre strade. In ballo c’è un miliardo di metri cubi di shale gas che, tramite la controllata spagnola Endesa, arriverà in Italia a partire dal 2019, spedito a bordo di navi dalle coste del Golfo del Messico. Da lì gli Stati Uniti inviano “l’oro nero” del futuro.

Una fornitura che servirà ad alimentare le centrali dell’Enel ma non solo: il contratto infatti non prevede alcun limite di destinazione, per cui può essere venduto ad altri soggetti acquirenti in relazione alle condizioni di mercato. Ma per fare questo servono nuove infrastrutture. E la Sardegna, chiaramente, per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, diventerebbe un hub prezioso.

 

 

Shale gas e Gnl, il contratto Endesa e il “take or pay”

Passiamo agli scenari futuri, quelli che hanno portato la Regione a considerare poco conveniente il progetto Galsi. Enel ha recentemente concluso un accordo per la fornitura ventennale (prorogabile per altri dieci anni) di shale gas con la compagnia americana Cheniere Energy. Il contratto è stato firmato dalla controllata Endesa, che aveva già siglato un accordo simile per portare il gas in Spagna. Il metano potrebbe anticipare lo sbarco in Italia al 2018, quando sarà terminata la costruzione del rigassificatore di Corpus Christi sul Golfo del Messico.

Quali sarebbero i vantaggi di questa operazione rispetto al gasdotto Galsi, con l’ipotesi della costruzione di un rigassificatore di “ingresso” in Sardegna? Il prezzo del gas è più basso rispetto al mercato europeo e ha una clausola di “take or pay” che pesa solo sul 50% della fornitura. Ma gli stessi vantaggi arriverebbero dal Gnl, con la possibilità di avere due impianti in Sardegna e tenendo presente che l’unico gas liquido che arriva in Italia è quello qatarino scaricato a Rovigo, il più economico sulla piazza europea.

Il “take or pay” è una clausola inclusa nei contratti di acquisto di gas naturale, in base alla quale l’acquirente è tenuto a corrispondere comunque, interamente o parzialmente, il prezzo di una quantità minima di gas prevista dal contratto, anche nell’eventualità che non ritiri tale gas. Una clausola evidentemente poco conveniente per la Sardegna, che registra consumi elettrici in picchiata, anche e soprattutto in virtù della chiusura di molte imprese energivore. Ora è chiaro che il peso di una simile clausola solo sulla metà della fornitura sarebbe estremamente vantaggioso rispetto ai contratti stabiliti dal progetto Galsi.

 

 

Sardegna unica regione italiana senza metano

Mentre il problema del gap energetico che stritola la competitività dell’Italia a livello europeo e mondiale resta in cima all’agenda del governo Renzi, la Regione quindi studia le alternative al progetto Galsi.

Sempre puntando su un grande impianto di rigassificazione del metano liquefatto (Gnl) trasportato con navi, si intendono sfruttare alcuni elementi progettuali e reti infrastrutturali pensati per il gasdotto italo-algerino, sia nella rete di distribuzione interna che nelle condutture che dovrebbero attraversare l’Isola per creare un bacino di scambio del gas con la Penisola.

D’altronde le alternative scarseggiano e i progetti di potenziamento della produzione elettrica nell’Isola sono fermi al palo. Parliamo dell’idea della conversione a “carbone pulito” delle centrali a olio combustibile di Fiumesanto (E. On) e Ottana (Ottana Energia del gruppo Clivati): quest’ultima avrebbe dovuto sviluppare il progetto di “turbogas” proprio con l’eventuale metanizzazione della Sardegna. Ora sarà un advisor ad indicare alla Regione il percorso da seguire: anche se dal Qatar fino all’America, passando per gli Urali, tutte le strade sembrano portare al rigassificatore.

(12 novembre 2014)


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