Gli spiazzati piazzisti del MES

Non siamo noi a essere ossessionati dal MES, ma sono loro a essere ossessivi sul MES. Mi riferisco ai piazzisti che un giorno sì e l’altro pure ci vogliono compromettere con la trappolona lussemburghese, quei decisori imperturbabili che partono dalle istituzioni UE, passano per le stanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, insistono dalle redazioni importanti e si leccano i baffi davanti ai nostri risparmi, alle case, e a una prateria di redditi e pensioni da tosare.
Per ossessionarci con l’ultima edizione di “Ce lo chiede l’Europa”, in sede di Eurogruppo erano giunti a volerci vendere la storiellina che il MES era da inserire nel pacchetto perché poteva servire a qualcuno degli altri Stati, che già l’aveva prenotato come un vassoio di bignè per una festa di compleanno. Invece scopriamo che Francia, Spagna, Portogallo e Grecia la premiata pasticceria MES non la vogliono vedere manco in cartolina. Öps!
Cade dunque l’ultima delle squisitezze pinocchiesche dei piazzisti.
Ne avevano tentate un sacco.
Ci avevano detto che col MES risparmiavamo sugli interessi e abbiamo scoperto che invece stiamo tranquillamente emettendo dei Bot con tassi zero o sottozero.
Ci avevano detto e ridetto che non c’erano condizionalità, e poi le ritrovavamo nelle righe incancellabili dei trattati, pronte a marchiarci a fuoco la schiena con lo stigma dei cattivi pagatori.
Ci avevano promesso fiumi di denaro, un lungo Nilo, un Rio delle Amazzoni, un MESsissippi di euro, e poi scoprivamo che le sorgenti erano aride come quei sassosi torrenti tirrenici dove prendono il sole le lucertole. Solo che qui erano pazienti coccodrilli.
E fin dall’inizio ci volevano dare a bere che a Madrid, Parigi volevano il MES e non dovevamo certo fargli la scortesia di negarglielo, e poi scoprivamo che nessuno lo voleva. E allora non si comprendeva perché diamine dovevamo negoziarlo sino a notte fonda per intere sessioni dei vertici europei. Tutte quelle occhiaie per una cosa che non voleva e non vuole nessuno? Capite che non quadra.
E meno male che il presidente del parlamento europeo Sassoli pretendeva le nostre scuse perché non credevamo alla fandonia dell’assenza di condizionalità. Ma potete scommetterci che Sassoli insisterà ancora. Chi non si è fermato nemmeno davanti alle prove e riprove del massacro sociale greco avrà sempre un sogno europeo di riserva da vantare. Ma noi ci siamo già risvegliati.
I piazzisti girano ancora lì come trottole e hanno ancora voglia di venderci la loro logora superpolizza salva-stati, un altro giro di giostra dell’eterno “vincolo esterno” che serve a un settore protetto dei ceti dominanti per cavarsela ancora mentre il popolo sprofonda.
No, il MES non ci serve. Serve una banca centrale che faccia la banca centrale. Serve mobilitare il risparmio, serve una leva fiscale e monetaria slegata dagli ingranaggi dell’austerity. E una banca pubblica che aiuti le nostre istituzioni a fare una vera politica economica senza chiedere il permesso a un eurocrate lituano.
Così come servirà immaginare uno scenario post-pandemia in cui ristabilire non solo la piena gerarchia costituzionale delle libertà, ma una gerarchia dei bisogni economici completamente nuova. Quanto prima la piazzata del MES finirà, tanto prima riusciremo a occuparci di cose serie.
 
 
 

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