Il club dei presstituti contro Assange

Pur non avendo mai preso alcuna tessera dell’Ordine dei giornalisti, ho frequentato giornalisti quanto un giornalista. In molte redazioni sanno abbastanza bene quali loro colleghi sono al soldo di certi servizietti segretucci per soddisfarli come loro puntuali cani da guardia e da riporto, o come specialisti del sopire e troncare. Sottovoce mi avevano fatto i loro nomi, con disprezzo ma con rassegnazione ormai cinica. Alcuni di questi nomi li ho visti oggi su vari canali mentre usavano tutti lo stesso cliché, la medesima batteria di argomenti per sminuire e banalizzare Julian Assange, trattarlo da spia, ridurre ai pochi soliti episodi stereotipati la fluviale portata di Wikileaks. Laddove Assange ha offerto al giornalismo del XXI secolo gli strumenti per riformarsi, oggi gli asset di CIA, Mossad e altre belle istituzioni vi hanno visto un fastidio per il potere e la sicurezza, un portatore di guai e non l’apripista di un Eldorado di informazioni in grado di inchiodare i potenti. Tanti a ripetere che Assange “non è un eroe, anzi”. Loro che inventano ogni giorno qualche improbabile eroe di cartone, si affannavano a togliere ogni aura eroica, ogni “gravitas” che desse peso al fondatore di Wikileaks.
E questi erano quelli che ne parlavano.
Poi c’erano quelli che non ne parlavano affatto, perché come notizia da approfondire nei talk show avevano le gaffes del ministro Sangiuliano.
Perché dovrei mai iscrivermi al club di questi presstituti?

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.