La Ue che riapre la procedura sul debito 2017 boccia se stessa. Ora uno scudo anti Spread.

Ed ecco il nuovo parere negativo della Commissione europea sulla “Manovra del Popolo”. Non c’è nessuna ragione per arrendersi a questa incredibile impuntatura degli eurocrati, che non concepiscono la discesa del rapporto debito/Pil fuori dai loro sentieri già battuti ed eternamente sbagliati. Si erano già sbagliati ad esempio con il Portogallo, dove la Commissione fece enormi errori di stima, e pertanto dovranno ora accettare che serve una manovra espansiva anche per noi, specie in un momento in cui anche l’economia globale va piano.

Mi chiedo: la logica più semplice vale anche a Bruxelles? È già da maggio scorso che minacciano di riaprire la procedura di infrazione, a quel tempo giustificata con l’alto livello di debito pubblico del 2017. E come venne accumulato quel debito? La causa fu proprio nelle ricette di austerity utilizzate dai governi precedenti. La bella pensata dei dittatori dello spread consiste nell’applicare le medesime ricette che hanno provocato la procedura di infrazione del maggio scorso. Fantastico. Un circolo vizioso da manuale che vogliono perpetuare. Potrebbe funzionare se esistesse l’«austerità espansiva», ma l’austerità espansiva non esiste. Se pratichi un salasso non devi attenderti un aumento della massa sanguigna, ecco. 

Magari invece il debito aumenta meno del PIL e magari ci riesci se riassorbi il risparmio privato in eccesso nell’economia attraverso l’intervento pubblico e il sostegno alle fasce più deboli della popolazione, che garantiscono una maggiore propensione al consumo. Se fai il contrario metti in ginocchio il popolo. I precedenti lo dimostrano ed è uno scenario che non possiamo accettare. 

Perciò vi riferisco cosa abbiamo fatto come deputati M5S della commissione finanze. Abbiamo presentato degli emendamenti alla legge di bilancio che possono funzionare come “scudi anti spread”. Lo riferiamo in un comunicato:

«L’obiettivo è di garantire alle banche e alle assicurazioni non quotate di valutare i titoli di Stato contenuti nei loro bilanci al prezzo di acquisto invece che a quello di mercato, esonerandole dalle ricapitalizzazioni che si renderebbero necessarie in caso di forti oscillazioni sul valore dei titoli pubblici. È una possibilità già ampiamente sfruttata dalle banche tedesche e francesi e ci sembra assurdo non adottare alcuna protezione a favore della nostra stabilità finanziaria. Meno speculazione fa rima con più democrazia. Il confronto tra il governo italiano e Bruxelles, grazie a questo scudo, potrà svolgersi con più calma, mettendo al centro gli interessi dei cittadini invece che gli indici di Borsa».

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