Sardegna 2019

In vista delle elezioni sarde del 2019, il centrodestra e il centrosinistra si orientano a proporre due candidati con un compito molto simile: essere dei capaci conservatori in grado di tutelare i rispettivi potentati e classi di notabili di fronte alla crisi della Sardegna.

La nostra terra sopporta una crisi economica e sociale molto grave. È trattata come la periferia di un’Europa che funziona come un regime, in un’epoca in cui gli elettori stanno cambiando come mai in passato il loro voto, ovunque. Gli elettori ridimensionano i vecchi partiti e premiano le nuove formazioni politiche.

I partiti che tutelano gelosamente il vecchio ordine resistono arroccandosi: coltivano le residue clientele, fanno appello contro l’arrivo della barbarie (così la chiamano), accolgono chiunque abbia qualcosa da scambiare con chi si arrocca.

Fuori dalla loro cittadella del potere, nascono nuovi soggetti politici con un consenso di massa. Ma dentro la cittadella risuona la vecchia risposta dei clan che comandano a Cagliari e sull’isola tutta: chi deve contare? «Is de nois», “quelli dei nostri”.

La cosa era riuscita a Berlusconi quando pescò in seno alla “borghesia compradora” cagliaritana un cavallo di razza sorridente come Ugo Cappellacci, per lanciarlo con tutta la potenza di fuoco delle sue tv, salvo liquidarlo cinque anni dopo come “Ugo Merda”, alla fine di una legislatura pessima.

La cosa riuscì anche a Renzi quando pescò dall’università il più renziano dei professori, Francesco Pigliaru, protagonista di un’altra legislatura perduta e ora impresentabile.

Ora vorrebbero che la cosa riesca altrettanto bene a Cristian Solinas e Massimo Zedda. Due politici sperimentati che sono tuttavia destinati ad annacquare qualsiasi novità nelle loro rispettive paludi conservatrici, rimaste ferme alle idee e alle industrie di quarant’anni fa.

Sarebbe la terza legislatura persa, quindici anni buttati al vento proprio nel mentre che intere comunità umane, regioni, nazioni, città corrono via lontano: programmano, scelgono, investono, innovano, si aprono e fanno diventare enormi le proprie distanze dagli altri.

Possiamo permettercelo?

Meglio avere un’altra scelta, un altro programma, un’altra visione della Sardegna, con gente non invischiata con “Is de nois” e il loro arretrato feudalesimo assessoriale. Il Movimento Cinque Stelle è l’alternativa con il maggiore potenziale per cambiare la Sardegna. Stiamo infatti già cambiando molte cose anche a livello di governo della Repubblica italiana, combattendo contro i soliti noti dell’austerity.

Possiamo ora usare tutto il nostro e vostro coraggio per trasformare profondamente la Sardegna.

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