Uno dei più solerti colonnelli del renzismo in Sardegna (nonché economista saldamente mainstream), il presidente della Regione Francesco Pigliaru, ha fatto sua una tabella presentata da Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. In quella scarna infografica si vorrebbe dimostrare che la quasi totalità del Contratto di governo sottoscritto da M5S e Lega sia priva di copertura finanziaria.
Con l’aria di chi la sa lunga, ma risparmiando sui congiuntivi, Pigliaru sermoneggia così: «Parlare, fare grandi promesse, far credere che le soluzioni di problemi complessi sono semplici e immediate è facile. Governare no. Ora vedremo».
Eccola, la classe dirigente attuale. Parla come se le sue ricette economiche e la sua austerity siano un rosario di successi. Per dirne una, il governo di Mario Monti, incentrato sull’austerità dei conti, ha portato all’aumento del rapporto debito/PIL dal 120,71% del 2011 al 129% del 2013. Perché? Perché esiste oltre che il numeratore del debito anche il denominatore del PIL. Se abbatti la spesa pubblica al numeratore abbatti più che proporzionalmente il PIL al denominatore, come ha dimostrato l’evidenza empirica dell’azione di Monti (che tanto piace ai suoi austeri imitatori delle province coloniali). È una forma di pensiero magico che pretende di aumentare la nostra massa sanguigna mentre veniamo sottoposti a brutali prelievi di sangue. Naturalmente, per loro, quelli del pensiero magico sono coloro che vorrebbero invertire il loro schema.
Aggiungo che l’osservatorio di Cottarelli, personaggio molto organico alla stagione dei governi PD, viene citato acriticamente, senza spiegare secondo quale metodologia si sia arrivati a valutare i costi delle misure. Come si è giunti a dire che l’introduzione della flat tax (non poi così piatta) costerà 50 miliardi? Eppure un economista del prestigio accademico di Pigliaru dovrebbe sapere che illustrare la metodologia utilizzata per valutare l’impatto di un provvedimento è fondamentale. Se non la spieghi scrivi quello che vuoi. Potevano anche scrivere che le misure verrebbero a costare 100, 200, o 300 miliardi. Parole e numeri al vento, per ora.
Mentre sono numeri ben noti quelli che i governi dei capaci e degli economisti prestigiosi di questi ultimi cinque anni hanno generato, loro che hanno portato il debito pubblico a circa 2300 miliardi di euro in valore assoluto, in continuo aumento, con enormi tassi di interesse pagati a una grande quota del debito in capo alle banche dell’eurozona. Soluzioni possibili? Eccone una: https://albertomicalizzi1.wordpress.com/2017/07/17/la-devitalizzazione-del-debito-pubblico/.
Esistono anche ulteriori soluzioni che potrebbero aggiungersi per attuare pienamente il Contratto di governo. Come un uso mirato del deficit e altri strumenti di creazione di liquidità nel sistema per investimenti ad alto moltiplicatore. Come anche i Certificati di Credito Fiscale, tanto temuti da chi profitta del debito per incatenarci. O una banca pubblica sul modello della KfW tedesca, avente titolo a indebitarsi presso la BCE a tassi zero, con uno stock di debito accumulato che potrebbe restare fuori dal bilancio del Tesoro, proprio come accade al debito della KfW in relazione al debito federale tedesco.
Sono naturalmente soluzioni fuori dai radar di chi conosce solo l’austerity. Anche secondo Pigliaru il bilancio dello Stato è come quello di una famiglia, tanto che ha scritto in passato che «basta far finta che si tratti di una famiglia e il meccanismo appare in tutta la sua semplicità». Dire questo quando si parla di Stati sovrani è assolutamente senza senso, e riempie certi bizzarri manuali che in molte facoltà di Economia sostituiscono lo studio del funzionamento dell’economia reale.
La superstizione secondo cui lo Stato è una famiglia, e secondo cui il debito pubblico va gestito come il debito privato, consente a un gruppetto di tecnocrati di devastare l’intera Europa, imponendo una deflazione artificiale che annienta il mercato interno.
Quel che viene presentato da Pigliaru in tanta buona compagnia come una sorta di “condizione naturale” è invece una condizione forzosa che può essere rotta da una nuova politica. Lui non può nemmeno immaginarla, in quanto del tutto organico a quel mondo che ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione e il Fiscal compact, e che ha sostenuto i governi che hanno fatto i disastri. Voi avete fatto tutto questo.