Proteggere Assange. Proteggere la libertà

UNA MOZIONE PER JULIAN ASSANGE

Relazione di Pino Cabras,

Camera dei Deputati, 14 giugno 2021

 

La prigionia e la libertà di Julian Assange costituiscono una questione cruciale del moderno Occidente.

Quando Ernesto Balducci parlò dell’incontro dell’Europa con le popolazioni delle Americhe che c’erano prima di Colombo disse che “l’Uomo incontrò se stesso e non si riconobbe”. Nacque cinque secoli fa una strana alienazione e doppiezza dell’Occidente, vero propulsore di meravigliose Carte dei diritti umani e capace nel contempo di perpetrare orribili genocidi.

Anche oggi con Assange le libertà politiche occidentali incontrano se stesse e non si riconoscono. Il giornalismo occidentale incontra se stesso e non si riconosce. La giustizia democratica incontra se stessa e non si riconosce. Invece, riconoscere libertà politica, di parola, riconoscere la giustizia è ancora possibile.

Julian Assange, da undici anni è al centro di un caso diplomatico e giuridico. Nel 2006 aveva fondato il sito WikiLeaks con l’obiettivo di offrire uno spazio libero ai whistleblower disposti a pubblicare documenti sensibili e compromettenti, in forma anonima e senza la possibilità di essere rintracciati. Il sito ha fatto da palestra per il più efficace giornalismo investigativo degli ultimi anni, rivelando segreti e scandali, relativi, tra gli altri, a guerre, loschi affari commerciali, episodi di corruzione e di evasione fiscale.

L’uomo che oggi langue da troppo tempo in una prigione britannica ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi, ben oltre la narrazione ufficiale.

La sua Wikileaks ha consentito alla democrazia contemporanea di superare e mostrare i limiti del giornalismo tradizionale. Lasciare che Assange sia soggetto alle sue dure condizioni carcerarie è l’attentato definitivo – oltre che alla sua persona – al giornalismo investigativo, in un mondo che vede le leve dell’informazione in sempre meno mani. Avere invece un’informazione coraggiosa aiuta i parlamenti nel correggere i comportamenti opachi di vari governi.

Parliamo di un dissidente che ha segnato a livello planetario un’epoca nuova nella tensione fra lo scrutinio democratico delle decisioni dei poteri di governo e la Ragion di Stato. La sua cattività pone un problema drammatico alla coscienza politica di tutto l’Occidente.

Assange ha dato coraggio alla pratica del whistleblowing e dell’obiezione di coscienza fino a farla riconoscere nelle leggi e nei codici etici a tutti i livelli. Niente retorica vuota sulla democrazia dal basso, Assange ha fatto una cosa pratica: un sistema che valorizzava il controllo dal basso e la democratizzazione dell’informazione nell’ambito di una rivoluzione tecnologica con un grande potenziale di liberazione per individui e popoli. La storia coraggiosissima di Julian Assange esige che sia riconosciuto il valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità, che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto.

Si è fatto molti nemici, certo. Anche fra i giornalisti. Ce ne sono che si proclamano perfino difensori dei diritti umani. Ma, siccome una parte di loro li viola tutte le sere, privando la gente di una informazione decente, ovviamente non ama i disturbatori della quiete del Potere.

C’è quello che condanna Assange dicendo che “gli Stati hanno bisogno delle loro zone d’ombra”. C’è chi lo condanna perché ha rivelato segreti di Stato. C’è chi lo qualifica come agente di potenze nemiche. Chi afferma che è un “personaggio ambiguo”. Assange non piace insomma a quella parte di giornalisti che non fanno tanto i giornalisti quanto gli addetti alle pubbliche relazioni del Potere. Figuriamoci se possono assolverlo.

Insomma, in troppi stanno zitti e lasciano che la minaccia colpisca tutti coloro che vorranno dire la verità. È normale che governi e i potenti abbiano qualcosa da nascondere (che ci vuoi fare?), ma il compito dell’informazione, ineludibile, è quello di andare a scoprire i loro nascondigli e di rivelarli al pubblico, ai popoli. E se non lo fa, l’informazione, cessa di essere tale. Non è il momento di stare allineati e coperti.

In oltre 15 anni, WikiLeaks ha diffuso più di 10 milioni di documenti classificati. Possiamo dire che ci sono 10 rivelazioni di Assange che hanno cambiato il modo di vedere il potere e li voglio elencare per inquadrare l’esatta dimensione di questa opera:

  • gli archivi di Guantánamo,
  • le notizie segrete sulle guerre e le torture dall’Afghanistan e all’Iraq,
  • i dispacci diplomatici dello scandalo Cablegate,
  • i video sui civili bersagliati a Baghdad,
  • i documenti dell’agenzia Stratfor sulla sorveglianza totale,
  • le rivelazioni sui negoziati dei grandi accordi commerciali che diminuivano il peso delle democrazie a favore delle multinazionali,
  • le magagne di tante e fortissime corporation dominanti,
  • l’uso dello spionaggio globale come strumento geopolitico che ha diminuito la forza delle cancellerie europee,
  • la messa a nudo del potere del clan dei Clinton e delle sue connessioni saudite,
  • l’analisi spietata e dati alla mano dello strapotere del Big Tech nel determinare la morte della privacy per miliardi di individui.

La mozione ricorda lo stato attuale delle condizioni di Assange:

è una persecuzione contro la persona e una ritorsione contro il progetto WikiLeaks, ma rappresenta anche un brutto precedente per attivisti, giornalisti e whistleblower ovunque nel mondo;

la sua detenzione – i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal Gruppo di lavoro dell’Onu sulla Detenzione Arbitraria e rivelatasi anche avvenire in condizioni gravosamente severe – nonché le eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli USA, sono uno scandalo denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani;

nel novembre 2019 il relatore Onu sulla tortura ha dichiarato che Assange avrebbe dovuto essere rilasciato e la sua estradizione negata. Il Consiglio d’Europa ha fatto propria la dichiarazione;

nel dicembre 2020 lo stesso relatore Onu sulla tortura, oltre a rinnovare l’appello per l’immediata liberazione di Assange, ha chiesto, senza esito, che questi venisse almeno trasferito dal carcere ad un contesto di arresti domiciliari;

il 5 gennaio 2021 la giustizia britannica ha negato l’estradizione di Assange agli Stati Uniti per motivi di natura medica;

Nonostante tutto, Assange è ancora detenuto in durissime condizioni nella prigione di Belmarsh.

La mozione è semplice e impegna il Governo:

a fare di tutto in aderenza alle Convenzioni per garantire la protezione e l’incolumità di Julian Assange da parte delle autorità britanniche e a scongiurarne l’estradizione;

a riconoscergli lo status di rifugiato politico e la protezione internazionale, in virtù delle riconosciute e accettate disposizioni internazionali sul diritto d’asilo.

Sarà un contributo alla libertà in grado di trovare le giuste vie diplomatiche senza morire di troppa prudenza.

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