11/9, l’allarmante comunicato del premier britannico

 
Oggi è il ventiduesimo anniversario dei mega-attentati di New York e Washington. Ancora oggi, in prevalenza, le analisi e le emozioni ostentate sono ferme all’istantanea che il potere fissò oltre vent’anni fa e da lì non si sono staccate. Nel 2008 pubblicai “Strategie per una guerra mondiale”, un saggio su quei tragici eventi che per molti analisti di oggi, gli stessi che a spese di tutti hanno sbagliato tutto sull’Afghanistan, sarebbe pura eresia. Questione di metodo di analisi.
A molti suona ormai chiaro il concetto di “false flag”, ossia le aggressioni ricevute sotto falsa bandiera, attentati terroristici o attacchi militari da addossare a nemici veri o inventati, contro i quali scatenare l’isteria dei propri media, che a sua volta trascina interi popoli. Le false flag aiutano il nucleo più interno del potere a conquistare sufficiente consenso per imporre la disciplina dettata dalla paura. Gli diventa più facile restringere le libertà, neutralizzare e disperdere il dissenso, pur esibendo ancora agli occhi dei popoli i simulacri delle vecchie costituzioni. Ci sono numerosi casi, per chi ha voglia di ritrovarli.
Ma è l’oggi che ormai deve preoccuparci.
Appena quattro giorni fa, è uscito un comunicato stampa del Primo Ministro britannico, Rishi Sunak, dal titolo «Il Primo Ministro annuncia sostegno per alleviare l’impatto globale dell’uso militare del grano ucraino da parte di Putin.» Nel bel mezzo delle considerazioni sul suo impegno per la sicurezza alimentare in chiave anti-russa, l’inquilino del n. 10 di Downing Street dichiara: «Utilizzeremo la nostra intelligence, sorveglianza e ricognizione per monitorare l’attività russa nel Mar Nero, allerteremo la Russia se vediamo segnali di allarme che indicano che stanno preparando attacchi alle navi civili o alle infrastrutture nel Mar Nero e attribuiremo attacchi per prevenire eventuali affermazioni false flag che cercano di deviare la colpa dalla Russia».
Londra sta premendo l’acceleratore sulla guerra. Dopo aver sdoganato le armi a uranio impoverito che stanno già contaminando l’Ucraina e i missili a lungo raggio, fa così un ulteriore passo verso il baratro, prefigurando ulteriori esempi di “casus belli” lungo i confini di una potenza nucleare. Dopo tanti passi verso forme sempre più sporche di guerra, l’ultimo dei successori di Tony Blair vuole dirci che qualunque cosa succeda la colpa sarà altrui.

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