Il clima dell’informazione e l’informazione del clima

 
I rilanciatori di allarmi hanno letto bene il manuale delle istruzioni dell’allarmista zelante. La loro sequenza è di una prevedibilità quasi efferata: mai una sorpresa.
Funziona così.
Estremizzare e sacralizzare una questione che ha punti controversi: ossia niente dubbi, vietato.
Appellarsi alla scienza (di per sé luogo aperto a radicali dibattiti) come a una religione bigotta e iper-dogmatica.
Essere di manica larga per l’abuso immediato e sistematico dell’etichetta di “negazionista” (che fa Hitler, e non vorrete essere Hitler) e “terrapiattista” (che fa pirla, e non vorrete mica essere pirla).
Semplificare nel modo più puerile ogni nuvola di equazioni sui comportamenti della fisica e della biologia per ridurre la scienza complessa a un interruttore etico in cui se calchi ‘On’ salvi il mondo e se calchi ‘Off’ muori o fai morire.
Occupare tutti i primi ‘slot’ dei notiziari, dove ci dovrebbero essere le più importanti notizie del giorno, per sostituirli con un interminabile bollettino catastrofico pianificato a tavolino che deforma ogni statistica, silenzia ogni controcanto, appiattisce ogni narrazione in funzione dell’allarme.
Scatenare una canea di cronisti totalmente inetti rispetto a qualsiasi vero giornalismo d’inchiesta per compilare liste di proscrizione con cui sfottere e manganellare chi non si adegua all’allarme.
Lo abbiamo visto per Lo Grande Morbo dello Secolo, lo abbiamo visto poi per La Guerra dell’Occidente Innocente, lo vediamo ora per Lo Clima Salvabile Soltanto dallo Tuo Impoverimento.
Niente, dovremo affidarci a gente che fabbrica auto con materiali estratti per dodici ore da schiavi bambini e che vanta la necessità di salvare il mondo conformandolo al proprio sistema, senza mettere in dubbio nulla. Dovremo fidarci delle loro mappe meteo che prevedono solo queste varianti di colore: rosso rabbioso, amaranto, bordò, carminio, cremisi, mattone, porpora, purpureo, rubino, sanguigno, scarlatto, vermiglio, rubicondo e arrosto. Pazienza se ieri 18 luglio la mappa delle temperature europee era composta all’80% da temperature più basse della media stagionale. Non vorrete mica rovinare la tavolozza monocromatica dei profeti della canicola?
Non dovremo insomma più porci il problema ambientale vero, cioè l’immane pressione sull’ecosistema della volontà di potenza del capitalismo, la sua plastica, le deforestazioni, il consumo di suolo a scapito delle comunità e dei loro equilibri. Temi troppo veri e poco cari agli squali di Davos.
Dovremo invece ridurre tutto a un’idea di clima monodimensionale che funziona come un termostato binario interamente dipendente da quanta virtù mettiamo nei consumi spiccioli e che però dovrà arrestarsi alla soglia degli intoccabili yacht e jet di lorsignori.
L’estate per suo mestiere è calda e luminosa, e può perciò illuminare nella sua essenza il sistema dell’informazione: ancora una volta falso e totalmente ingannevole. Il problema non è di per sé il clima, anche se abbiamo molto caldo e l’ambiente lo vediamo sotto scacco, ma chi ci racconta il clima, come lo racconta, cosa nasconde, cosa nega mentre ti dice che siamo noi a negare.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.