Il ‘Quarto di Secolo Perduto’ del perenne Avanzo Primario. Ma possiamo farcela

di Pino Cabras.

Nei giorni scorsi è circolata una tabella che chiarisce molti fatti sull’economia italiana. Ne hanno parlato già Giuseppe Masala e altri, ma la notizia non è passata fra gli organi d’informazione più grossi, come sempre capita per le cose spiegate bene.

Dunque, un giovane assistente alla cattedra di economia della UCLA University, François Geerolf, ha misurato l’avanzo primario medio dell’Italia (confrontandolo con quello di altri paesi) dal 1995 al 2019 e ha scoperto una verità semplice: l’Italia è il paese più rigorista del pianeta. L’avanzo primario italiano in questo venticinquennio è stato mediamente del 2,599% del PIL. Nessuno come noi ha fatto altrettanto.

Avanzo primario del bilancio pubblico? Chi era costui?

L’avanzo primario significa che se togliamo dalla spesa pubblica la quota degli interessi sul debito pubblico, composta in gran parte al debito del passato, il bilancio italiano ha il segno PIÙ, ovverosia che le entrate sono maggiori delle spese. L’esatto contrario dello sperperatore.

Per ben 24 volte su 25, negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un avanzo primario, registrando una media elevatissima, la più alta al mondo, più alta di quella di tutti gli Stati in cui i governanti prendono voti per indicarci come scialacquatori.

Cioè, per un quarto di secolo la Repubblica italiana con le imposte prende da cittadini e imprese più di quanto metta nelle loro tasche con beni, servizi, contributi, investimenti e retribuzioni. Prende di più per servire e rimborsare un debito pubblico che non smette di crescere in rapporto al PIL. E il rapporto peggiora perché peggiora il denominatore: il PIL è inceppato proprio dall’avanzo primario. Un cane longevo e stordito che si morde la coda da venticinque anni.

Ora lo vediamo in una tabella finalmente fatta bene che rovescia un’immagine durata un quarto di secolo. Vediamo cioè un economista onesto.

Tutto questo fa a pezzi una volta per tutte l’ignobile stereotipo che viene da sempre cucito sulla schiena degli italiani: che questi strani bipedi sudeuropei siano troppo spendaccioni, che facciano troppo deficit, che vivano “al di sopra delle proprie possibilità”, che debbano sempre fare “i compiti a casa” (ma mai bene quanto gli altri europei virtuosi e oculati che sferzano senza sosta la nostra “finanza allegra”).

Lo sapevamo da anni che questo stereotipo era un pilastro dei rapporti più ingiusti subiti dall’Italia nel contesto europeo. Sapevamo che contestare un pregiudizio così radicato ci esponeva anche ai mugugni di una categoria numerosa di italiani affetti da auto-razzismo. E questi ultimi li vedevamo annidarsi nei governi tecnici, nelle casematte dello Stato profondo più opaco e retrogrado, pronti ad annacquare la politica degli innovatori, così come li vedevamo sentenziare dalle pagine economiche di quasi tutti gli organi di informazione. L’austerità, per loro, era una medicina desiderabile per un popolo colpevole.

Ma noi lo sapevamo e lo spiegavamo già, che cosa fosse mai questo misterioso Avanzo Primario del bilancio pubblico.

Lo dicevamo bene già nel 2012, ma altri ci risposero infliggendoci il governo Monti.

Lo dicevamo altrettanto bene nel 2019, quando definivamo questa come «una macchina infernale».

E oggi notiamo l’agitarsi di nuovo insieme diversi politici, sia bolliti che rampanti, che ripetono ancora che dobbiamo buttarci negli ingranaggi del congegno diabolico perché abbiamo il peccato inestinguibile del debitore. PIIGS per sempre, noi dannati maiali-cicala italioti.

Nella tabella leggiamo una classifica sconcertante che descrive il “Quarto di secolo perduto” di generazioni di italiani. Le nostre generazioni.

Altro che “compiti a casa”!

Quanto ci è costato tutto questo? Di fronte a un un PIL annuo di circa 1800 miliardi di euro, il 2,6% di avanzo primario sul PIL genera circa 46 miliardi ogni anno. In 24 anni siamo a circa 1.100 miliardi euro. Cioè unmilionecentomila milioni di euro. Come se fossero bruciati in una fornace. Tanto più che il rapporto debito/PIL peggiora dal 120 al probabile 155% di quest’anno.

Mentre ci dissanguavamo, ci dicevano di voler aumentare la massa sanguigna estraendoci il sangue. Guarda un po’, non funzionava.

Eppure ce lo dicono ancora, nascondendo i siringoni dietro belle parole “senza condizionalità”. Chi ha voluto la concentrazione dei capitali in poche capitali, chi ha voluto un cuore finanziario germanocentrico e la “mezzogiornificazione” delle altre economie, chi ha voluto tutto questo, vuole perpetuare il debito pubblico come grimaldello del proprio potere e della rovina altrui. Il paese più “virtuoso” nel bilancio è il più vilipeso. Cioè l’Italia del perenne avanzo primario.

Qualcuno 25 anni ipotizzava di farci rientrare dal debito usando all’infinito gli avanzi primari (e una politica selvaggia di svendite, privatizzazioni, tagli nella sanità e nella scuola). Una mole di sacrifici spaventosi basati su una premessa sbagliata.

Oggi la Grande Pandemia del 2020 spazza via le chiacchiere dei politici bolliti che vollero tutto questo, e che oggi vorrebbero infilarci in nuove trappole perenni. Vero Prodi e Berlusconi? Perché dopo averci fatto perdere 25 anni volete farcene perdere altri 25 con il MES?

Se in queste poche settimane negli Stati Uniti si registra un aumento del 20 per cento di bancarotte, se sempre in USA in appena un mese si sono perduti 22,8 milioni di posti di lavoro (quanti ne erano stati creati in dieci anni), se per le economie europee si prevedono cali del 10 e del 15 per cento del PIL, siamo di fronte a una crisi con un impatto distruttivo simultaneo paragonabile agli effetti economici di una guerra mondiale.

Basterebbe una banca centrale che facesse la banca centrale, e la spesa pubblica rispecchierebbe finalmente il valore reale dell’Italia, della sua economia, della sua società e delle sue comunità. Il debito pubblico sarebbe sostenuto da un meccanismo semplice che si usa ovunque tranne che nell’eurozona. La Francoforte che conoscevamo non può agire come ha agito negli ultimi vent’anni.

E intanto facciamo come si scrive ormai anche dentro Palazzo Chigi. Il sottosegretario Turco ha sottolineato la necessità di «realizzare un “piano di autofinanziamento interno” per accrescere la capacità di finanziare in maniera diretta ed autonoma le politiche d’investimento pubblico dello Stato e l’economia reale senza dover necessariamente dipendere dall’indebitamento esterno ed internazionale.»

I modi ci sono, come quelli che suggeriamo con una certa urgenza (https://www.facebook.com/pinokabras/posts/3002674229754722). La Repubblica italiana può adoperarli con le carte in regola e la testa alta.

 

 

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