L’atlantismo e i nazisti preferiti

di Pino Cabras.

I politici atlantisti non sentono più l’esigenza di nascondere il cinismo estremo con cui trattano la questione nazista in Europa. L’ex premier britannico Boris Johnson accoglie come eroi i rappresentanti del Battaglione Azov, la formazione militare ucraina ispirata al collaborazionista del nazismo Stepan Bandera. La foto che lo ritrae mentre li ospita dentro il Parlamento britannico è un simbolo evidente di tutta la guerra e di tutta la violenza che le classi dirigenti atlantiste sono disposte a sdoganare nel XXI secolo accogliendone i simboli fin dentro le loro sedi più prestigiose. Con tutta l’ipocrisia del caso. Perché nella loro ottica ci sono nazisti con cui fare buoni affari, come gli “Azoviti”, mentre le personalità con cui non possono fare affari vanno trattate da nazisti.

Ad esempio, Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria, il giorno che hanno sparato al premier slovacco Robert Fico, è stato definito da “Repubblica” come «il tiranno di Budapest». Nello stesso articolo non andava meglio a Fico, ancora sotto i ferri per le conseguenze dell’attentato: lui era «l’autocrate slovacco».

Parliamo dei due governanti di paesi NATO che più di altri, a ogni passo, stanno denunciando l’insana corsa verso la guerra, vista come il vero progetto e il vero destino che i padroni dell’anglosfera vogliono assegnare all’Europa.

L’ultima di Orbán non lascia spazio ai dubbi: «Ciò che sta accadendo oggi a Bruxelles e Washington, o attualmente più a Bruxelles, sta creando l’atmosfera per un eventuale conflitto militare, che potremmo anche descrivere come una preparazione all’entrata in guerra dell’Europa», come riporta il 24 maggio l’agenzia ungherese Mti. Il primo ministro magiaro ha aggiunto qualcosa di più preciso: a Bruxelles – crocevia di NATO e UE – ci sono dei gruppi di lavoro che pianificano già il modo in cui la NATO potrà partecipare direttamente alla guerra con la Russia nella prossima fase bellica ucraina.

Eppure, chiedete a Schlein, a Fratoianni, a Conte, a tanti altri “antifa” di cartone, chi sia il pericolo: se lo sia Orbán o lo sia Boris Johnson. State pur tranquilli che non diranno una parola sulla scandalosa foto di Johnson e sulle sue parole incendiarie. Mentre lodava solennemente questi nazisti, incitava l’Occidente a fornire ogni tipo di arma al regime di Kiev lasciandogli carta bianca per colpire in profondità anche il territorio russo. Westminster era l’anticamera della III guerra mondiale.

D’altronde fu lui, nel 2022, da primo ministro britannico e dunque da “azionista senior” della guerra, a sabotare in radice il negoziato che poteva chiuderla. Il suo sabotaggio ebbe successo ed ebbe tanti complici. Li troverete in massa nei partiti che hanno votato l’invio di armi e favorito l’escalation, mentre oggi fanno marketing elettorale con la parola pace, senza crederci, pronti a obbedire alla NATO e a demonizzare Fico e Orbán. E magari pronti a colpire con sanzioni il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze proprio ora che – dopo anni di illusioni europeiste – ha mangiato la foglia e dichiara: « Dall’inizio del 2022 c’è stato un forte interesse per l’apertura di un “secondo fronte” in Georgia, che indebolirebbe la posizione della Russia, ma distruggerebbe anche il nostro Paese… […] Nel mondo moderno c’è un “Partito della Guerra Globale”, questo partito non è interessato al destino della Georgia, il suo unico interesse è l’indebolimento della Russia».

Ecco, Kobakhidze ha capito la portata distruttiva radicale dell’ipocrisia occidentale: può sacrificare intere nazioni per disegni geopolitici che hanno come posta il dominio mondiale costi quel che costi. Quell’ipocrisia e quel cinismo senza diluizioni sono in grado di sacrificare qualsiasi vestigia di democrazia con ogni forzatura e ogni strumentalizzazione: dal ridurre a Hitler chi non gli garba, fino – per contro – a elevare a dignità e onore chi si rifà al nazismo, purché si arruoli contro Mosca.

La vecchia-nuova destra meloniana e lepeniana, ad esempio, non ha perso un minuto a scaricare Maximilian Krah, il principale candidato di Alternative für Deutschland (AfD), non appena questi ha dichiarato che le SS naziste «non erano tutti criminali». La loro mossa le accredita presso il mondo che le introdurrà nei salotti buoni dell’atlantismo in vista di una nuova maggioranza guerrafondaia al Parlamento Europeo, retta praticamente sul “bispensiero” orwelliano:  lo stesso meccanismo psicologico del romanzo 1984, dove il Partito del Grande Fratello pretendeva che si credesse contemporaneamente a due verità normalmente incompatibili. Cioè sostenere un’idea e il suo contrario, così da non stare mai al di fuori dell’ortodossia, scordando sia di aver cambiato opinione sia l’atto stesso dello scordare. Ovvero, un principio opposto a quello del XXVII canto dell’Inferno di Dante, «la contradizion che nol consente».

In altre parole, vedremo una nuova maggioranza europarlamentare che vorrà fare la guerra totale a una grande potenza nucleare come la Federazione Russa. Meloni e Le Pen potranno farne parte solo esecrando qualsiasi accondiscendenza verso le SS. Ma nel frattempo saranno a fianco di politici baltici che ogni anno sfilano con ex SS che – anche loro – «non erano tutti criminali». Per far guerra a Putin questo e altro.

Alla fine, la frase filonazista del signor Krah non andava bene solo perché non era ancora allineato all’atlantismo. Se dovesse cambiare idea, qualcuno gli stenderà i tappeti rossi perfino a Westminster. Si troverà fra amici disposti a schiacciare l’umanità come un formicaio.

 

 

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