Sul Memorandum Italia Libia

ROMA, 6 novembre 2019 – Sono intervenuto a nome del MoVimento 5 Stelle durante il dibattito in occasione dell’informativa della ministra dell’interno Lamorgese sul Memorandum Italia Libia.

Di seguito il video e il testo dell’intervento.

——- La Libia suscita spesso passioni politiche accese, per loro natura portate a semplificare, polarizzare, a cercare di estrarre il bianco e il nero da un pigmento troppo pieno di aree grigie. La Libia è il cuore della profondità strategica dell’Italia sulla sponda sud del Mediterraneo, un punto delicato verso cui converge il nostro rapporto: con millenni di Storia; con l’attualità di un’Africa che cambia rapidamente; con tutte le nostre vocazioni economiche, industriali ed energetiche; con i rischi delle rotte della disperazione gestite dalle mafie schiavistiche; con le minacce di una guerra insieme interna e internazionalizzata che trasforma la Libia in una scacchiera di opposte strategie, una palestra per uomini in armi di tutte le risme.
Per la Repubblica italiana, la Libia è un test permanente di pazienza diplomatica, di duttilità, di attenzione minuziosa agli scenari locali e globali. Ogni azione in questo campo si misura non con il raggio corto delle polemiche domestiche, ma con le leve lunghe delle relazioni internazionali.
Questo vale tanto più per il Memorandum tra Italia e Libia, ben illustrato dalla ministra. Esso non ha esaurito la sua funzione storica e politica e quindi rimane come una base necessaria a evitare un vuoto politico-militare pericoloso in relazione a quel grande vettore di destabilizzazione rappresentato dal traffico di esseri umani.
Furono a suo tempo sbrigative ed emergenziali le circostanze in cui quel memorandum fu scritto e firmato, sono state difficili e confuse le vicende belliche che negli anni successivi hanno fatto da cornice a ogni tentativo di composizione del mosaico libico già impazzito dopo la guerra del 2011.
Il bilancio del Memorandum risente perciò dei limiti di una vicissitudine internazionale in cui tutti hanno pagato un prezzo elevato: certo in misura intollerabile gli esseri umani intrappolati nella morsa dei traffici schiavistici, certo le prospettive di pace di una vasta regione mediterranea.
Il bilancio del Memorandum ricomprende però in positivo il calo delle traversate in mare della rotta centrale mediterranea dei migranti: rispetto al record del 2016, con 160mila arrivi, nel 2018 si sono registrati 22mila arrivi.
Da una fase in cui le autorità di Tripoli non esercitavano alcuna sorveglianza lungo le coste, siamo passati a una fase in cui la Guardia costiera libica ha pattugliato la zona SAR di competenza. Il numero dei morti in mare è diminuito drasticamente.
Tuttavia permangono i gravi problemi legati alla composizione del personale della Guardia costiera di Tripoli, costituita da esponenti delle milizie coinvolte nelle perduranti dinamiche militari e nei traffici più preoccupanti della guerra civile.
La gestione di centri di detenzione dovrà essere oggetto di una profonda revisione – possibile nelle pieghe degli accordi vigenti – che migliori le tutele umanitarie e aumenti il ruolo delle organizzazioni internazionali in stretta connessione con le Nazioni Unite per il controllo e la gestione delle strutture presenti in Libia, offrendo una crescente opzione alternativa rispetto a quelle esistenti.
Nell’ordine occorre dunque: assicurare che non ci sia un vuoto politico e di sicurezza nella gestione del fenomeno migratorio, ragione per cui occorre un livello di continuità giuridica del Memorandum; nel contempo occorre un livello di miglioramento nell’applicazione e nei contenuti qualificanti dell’accordo incentrato sulle conseguenze delle migrazioni.
Ma oltre alle conseguenze occorre alzare lo sguardo sulle cause delle migrazioni e costruire le condizioni per stabilizzare un’area più vasta su cui insistono gli equilibri della Libia, un’area che si spinge in profondità nell’Africa del Sahel, rendendo più spessa la fascia del cosiddetto “Mediterraneo allargato”.
Alzare lo sguardo significa vedere che la popolazione della regione cresce del 3% l’anno ed è destinata a raggiungere i 330 milioni nel 2050 (dai 135 milioni del 2015). Attualmente circa il 60% della popolazione ha meno di 20 anni e il numero dei giovani sarà il doppio nel 2050: in prospettiva, come ci ricorda l’ONU, la popolazione dell’intero continente africano crescerà in meno di un secolo di quattro volte e il 40 per cento dell’umanità sarà africana.
Questa enorme espansione demografica è accompagnata da fenomeni di povertà estrema fra siccità e carestie. La combinazione di pressione demografica, povertà e insicurezza alimentare e crisi idrica innesca grandi processi di spostamento di popolazioni fuori controllo, con creazione di cosiddetti “rifugiati ambientali” in una regione con limitate capacità di assorbimento di flussi migratori.
I Memorandum ci aiutano a gestire fra dolore e compassione il punto finale delle migrazioni. Ma se alzeremo lo sguardo e investiremo risorse all’origine dei problemi, miglioreremo la vita presso i punti in cui si generano le migrazioni. Nessuno, quando nasce e cresce, sogna di migrare in un altro paese lontano. Come MoVimento Cinque Stelle ci impegniamo a sollevare l’attenzione di tutti in questa direzione.

 

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.