Trieste non è Wuhan. Basta cazzate!

 

di Pino Cabras.

Nell’era tragica dell’uso politico dell’emergenza sanitaria, si può ancora parlare di biotecnologie senza inseguire fantasmi? Ce lo chiediamo alla luce delle polemiche esplose dopo la recente ratifica di un accordo internazionale stipulato fra la Repubblica Italiana e un Centro di ricerca con sede a Trieste che fa parte del sistema delle agenzie ONU. I parlamentari che hanno votato sì alla ratifica – compresi noi – sono stati bombardati di legittime richieste di chiarimento (nel migliore dei casi) e di deliranti accuse di voler coprire i traffici di una “nuova Wuhan” (nel peggiore).

Nessuna delle richieste sarebbe stata fatta se qualcuno si fosse mai letto un qualsiasi precedente trattato internazionale che coinvolga agenzie ONU. Certo, nessuno ha molta voglia di addentrarsi negli arzigogoli della diplomazia “onusiana”, ma nessuno può ignorarli una volta che dallo slogan si deve passare allo studio del caso concreto.

I chiarimenti sono dovuti, ma chi li vuole deve avere pazienza: non si possono riassumere su Twitter o da TikTok prima di passare alla prossima indignazione a comando accompagnata da una lista di proscrizione. I chiarimenti richiedono invece che si leggano le carte (o almeno si navighi dentro un sito).

Intanto, qualcosa la possiamo già anticipare: nessuna delle paure evocate dagli allarmisti ha riscontro in questa vicenda, nessuna mano libera è stata data a nessuna azienda privata, nessuna delle ricerche in parola è implicata in vicende belliche, l’Istituto è un’agenzia intergovernativa di 66 diversi paesi che non appartengono a un’unica cospirazione ma sono diversissimi fra loro.

Allora andiamo con ordine.

Parliamo della Legge 19 maggio 2022, n. 66. Il Parlamento italiano ha ratificato l’«Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Centro internazionale per l’ingegneria genetica e la biotecnologia (ICGEB) relativo alle attività del Centro e alla sua sede situata in Italia, con Allegato, fatto a Roma il 21 giugno 2021».

Apriti cielo. Una sede in Italia. A Trieste! Dev’essere per forza una Wuhan! E se è una Wuhan ci dovranno essere per forza traffici loschi. E se ci dovranno essere traffici loschi, qualcuno li dovrà pur coprire. Ecco le prove! Ai vice-Torquemada del partito 3V non la si fa. E puntano il dito sui dettagli (per loro luridi) dell’accordo (http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.3440.18PDL0171450.pdf).

Si scandalizzano ad esempio perché l’art.7 comma 2 dice: — «Nessun funzionario del Governo o chiunque eserciti una pubblica funzione sul territorio della Repubblica Italiana può entrare nella sede del Centro per esercitarvi le proprie funzioni senza il consenso del Direttore e alle condizioni approvate dal Direttore […]»;

e perfino – orrore orrore!- : i funzionari provenienti da tutto il mondo che lavorano lì non sono soggetti alla tassazione italiana e c’è l’immunità di giurisdizione per i loro atti compiuti in veste ufficiale.

Se gli scandalizzati avessero mai letto uno qualsiasi degli accordi che regolano i rapporti dell’Italia con le agenzie del sistema ONU, popolate da una miriade di funzionari che arrivano talvolta da centinaia di stati diversi, avrebbero visto che semplicemente si sceglie un ordinamento internazionale per lo status giuridico e fiscale di chi lavora in queste agenzie in modo da semplificare al massimo quel che sarebbe altrimenti una Babele di tasse, trattati bilaterali da applicare a genti di ogni dove.

E non è che gli esempi manchino, anche in Italia.

Roma, ad esempio, è la sede delle principali Organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di sicurezza alimentare, agricoltura e sviluppo sostenibile, quali l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), alle quali ci si riferisce anche come il Polo Agro-Alimentare Romano.  A Roma ha sede, inoltre, un altro organismo internazionale che promuove la tutela della biodiversità e delle risorse genetiche come parte integrante della sicurezza alimentare e dello sviluppo sostenibile: Bioversity International. Tutte queste agenzie hanno guarentigie simili a quelle assicurate con le immunità diplomatiche nelle relazioni internazionali fra gli Stati.

Altro esempio “italiano”: a Torino, già dal 1964, esiste Il Centro Internazionale di Formazione (ITCILO), ossia l’agenzia di formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Anche lì un accordo internazionale ha le medesime caratteristiche di quello di Trieste. Se andiamo in qualsiasi paese che ospiti agenzie ONU, troviamo la stessa identica soluzione. Immaginiamo che alcuni consiglieri comunali ed ex consiglieri provinciali che hanno criticato questo accordo internazionale, dall’alto della loro esperienza amministrativa, conoscano un sistema migliore per reggere istituzioni di complessità planetaria. Noi no.

Insomma: ad agenzia intergovernativa internazionale corrisponde ordinamento internazionale. Ossia un ordinamento omogeneo che risolve in radice i potenziali conflitti per il suo personale e per la sua operatività. Il tutto nell’ambito di materie ben definite e controllate. Se io sono un funzionario dell’agenzia, e vengo da Ankara o da Timbuktu e sono pagato in ambito ONU, non entro nei meccanismi fiscali italiani, evito doppie imposizioni, agisco ordinatamente in un quadro giuridico certo, così come tanti della galassia di enti delle Nazioni Unite. Dove mai sarebbe la novità, la stranezza, il mistero? Dove mai sarebbe lo scandalo? Ribadiamo: il 19 maggio 2022 è avvenuta una cosa normalissima.

Qualcuno è andato a vedere cosa sia il Centro internazionale per l’ingegneria genetica e la biotecnologia (ICGEB)? No, sembrerebbe. Eppure, il sito è lì a disposizione per i dati fondamentali: https://www.icgeb.org/. E dentro il sito si può trovare una spettacolare mappa che descrive quali e come sono distribuiti i 66 paesi che fanno parte dell’ICGEB (https://www.icgeb.org/governance/members-states/). E qui ecco una vera sorpresona, che i Torquemada non avevano scoperto: quasi l’intero Occidente, tranne Italia, Spagna e alcuni paesi balcanici, NON ne fa parte. Mancano tutti i protagonisti degli incubi sanitari di questi anni a guida statunitense. Non ci sono USA e Canada, non c’è il Regno Unito né la Francia né la Germania, né l’Australia. Nemmeno il Giappone. Troviamo invece tutti i paesi BRICS, compresa la Russia. E poi il Nordafrica in blocco, quasi l’intera America Latina, l’Iran, il Pakistan, i paesi arabi del Golfo, tanta Africa. Regimi diversissimi e spesso addirittura in guerra fra loro che – come accade in ambito ONU – lavorano su progetti di cooperazione in ambiti ben definiti. Se poi diamo uno sguardo ancora più approfondito alla mappa dell’ICGEB, questa coincide con i vecchi “Paesi non allineati” più alcuni altri paesi – tra cui l’Italia – che hanno tutto l’interesse ai migliori rapporti possibili con il Mediterraneo allargato.

L’Italia da tempo ha portato a Trieste, città quanto mai strategica, ambiti di ricerca avanzati. L’ha fatto facendosi amici tanti paesi che sono stati per decenni un contrappeso che bilanciava i suoi pesanti vincoli atlantici. L’Italia del dopoguerra, nei suoi momenti migliori, è cresciuta perché si garantiva rapporti sociali ed economici con quel che un tempo si chiamava Terzo Mondo, conquistandosi così ambiti di maggiore indipendenza.

Cioè l’esatto contrario di quel che è stato descritto per attaccarci: non una multinazionale privata americana che fa quel che diavolo le pare in laboratori imperscrutabili e opachi, bensì un’agenzia inter-governamentale interamente pubblica che lavora con paesi diversi e spesso ostili rispetto al “Consensus washingtoniano”. Nessuna meraviglia se alcuni personaggi che ci criticano li scopriremo foraggiati direttamente da chi vuole eliminare qualsiasi indipendenza dell’Italia. Fa comodo a molti che l’Italia non stia dentro la ricerca scientifica e diventi solo un luogo di vacanza.

Nuova Wuhan, allora? Dove Wuhan starebbe a significare un laboratorio di virologia dove si lavora con poca sicurezza, con il segreto militare e con irresponsabilità su chimere da guerra batteriologica? Manco per idea. Si pensi che l’ICGEB è nato nell’ambito dell’UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), il cui mandato è lo “Sviluppo Industriale Inclusivo e Sostenibile” che migliori le condizioni di vita nei Paesi più poveri del mondo. Vasto programma, va bene, ma nondimeno si tratta di un focus del tutto diverso da quello immaginato senza leggere le carte.

I campi di ricerca di questo centro di eccellenza con sede a Trieste vanno dall’eliminazione dei pesticidi chimici alle nuove tecniche diagnostiche, dalla promozione delle donne scienziate nei paesi meno sviluppati al trattamento biologico per l’eliminazione dei rifiuti, dalle energie rinnovabili ai farmaci contro la malaria.

La stragrande maggioranza delle centinaia di progetti è finanziata da enti interamente pubblici. Poi, per gli impazienti Torquemada, arriva l’Apocalisse: ben due dei progetti minori sono finanziati dalla famigerata fondazione di Bill & Melinda Gates (fatevi il segno della croce!): un progetto di diagnostica rapida sul Covid e un finanziamento ai laboratori diagnostici in Africa. Nemmeno in questa cosa che porta ancora una volta il più controverso e invadente dei capitalisti contemporanei a lambire la materia covid c’è la più pallida traccia di metodi Wuhan. Ma ai nuovi Torquemada sappiamo che non basterà mai.

Ora, ci viene in mente una grande battuta dell’umorista Walter Fontana: «Lavorare nel mondo dello spettacolo in Italia negli anni novanta, e non avere rapporti con Berlusconi, è facile come lavorare al controllo delle nascite a Nazareth negli anni zero e non avere rapporti con Erode»; proponiamo un corollario: «o come lavorare nel mondo biotech negli anni duemila e non avere a che fare con Bill Gates». Il quale tuttavia non è il dominus dei laboratori di Trieste. È il solito ingombrante pezzo grosso del capitalismo globale che ti trovi ovunque fra i cabasisi se hai un microscopio, ma non è nemmeno alla lontana il padrone dell’operazione Trieste. 

Il problema, dunque, se si sviluppano queste oziose polemiche, non è il laboratorio di Trieste, che – come abbiamo visto – è una struttura di eccellenza pubblica che migliora le relazioni dell’Italia con mezzo mondo. Il problema è che oggi parlare di biolaboratori non è come parlarne tre anni fa. Il governo ha usato in modo terroristico la scienza e ha praticato la menzogna di Stato, l’estorsione e la discriminazione verso cittadini e lavoratori che non volevano ricevere trattamenti sanitari indesiderati e voluti interamente da poche multinazionali. C’è un trauma diffuso per un’epoca buia che ha seminato sofferenza e ha legittimato la sfiducia nonché la diffidenza assoluta verso la parola ormai più abusata: scienza. È una sorta di Effetto Burioni: gli abusi e l’infinita arroganza dello scientismo ricadono dannosamente anche su chi fa scienza in modo normale.

Non è un caso che noi che facciamo opposizione veniamo inseriti in liste di proscrizione sia da parte dei megafoni dei partiti di governo sia da parte di finti oppositori, personaggi senza scrupoli che usano lo spauracchio di Bill Gates per screditarci e regalare a Draghi un’opposizione allo zerovirgola per cento.

Ecco, ai finti oppositori, a questi personaggi senza scrupoli ribaltiamo la domanda:

Considerato che: voi – apparentemente come noi – predicate (giustamente) che le corporation sono entità nocive che ci ricattano con i vaccini che fanno comodo a loro e che ci fanno strapagare a ogni costo; voi – apparentemente come noi – sottolineate che la ricerca potrebbe essere invece pubblica, e pertanto, tanti farmaci potrebbero essere molto più economici e regolati dalla sola reale utilità; perché mai quando vi trovate di fronte a un ente di ricerca governato dagli Stati (quindi enti pubblici) nella sua forma non militare e più consona al diritto internazionale, allora non vi va bene? Che ostia volete? Abolire la biotecnologia solo perché si chiama biotecnologia?

Quando per voi tutto è Wuhan, allora niente è Wuhan e non riuscirete mai a vedere le vere responsabilità dei disastri di quest’epoca. Nel polverone si perdono le distinzioni. Abbiamo il sospetto su chi ne trarrà giovamento.

 

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